“La grazia di suscitare la contrizione dei peccati e un vero ed intenso dolore per essi era e rimane una delle caratteristiche peculiari dell’Immagine della Madonna della Fiducia. Già in possesso di Suor Chiara Isabella Fornari, religiosa romana dotata di particolari carismi, come visioni, estasi e stimmate, questa immagine veniva portata a casa dei moribondi e salvò per tre volte i seminaristi che a lei si erano votati.”
Il culto dell’immagine, oggi chiamata “Madonna della Fiducia”, viene ordinariamente attribuito alla venerabile Suor Chiara Isabella Fornari. Ella nacque a Roma il 25 giugno 1697 ed emise i voti solenni presso il monastero delle clarisse di S. Francesco di Todi il 16 luglio 1713; fu principalmente un’anima mistica. Eebbe numerosissime visioni ed estasi, la partecipazione alla passione del Signore ed anche le stimmate, che però non furono visibili. Nutriva una devozione particolare verso le immagini sacre. Amava tenerle presso di sè, pregare innanzi ad esse e qualche volta si compiaceva di plasmarle lei stessa con le sue mani.
L’Immagine della Madonna che si venera ormai da quasi due secoli nel Seminario Romano è senz’altro la copia di un analogo originale che fu in possesso della mistica. Tale Immagine, ancora molto tempo dopo la morte di Suor Chiara, era venerata da una larga cerchia di persone, specialmente dagli infermi. Le monache, infatti, solitamente mandavano l’Immagine nella casa degli infermi che ne facevano richiesta per chiederne la guarigione.
Molte testimonianze dell’epoca, infine, assicuravano che essa era in grado di suscitare un vero dolore dei peccati, tanto da guadagnarle il titolo di Refugium peccatorum. Titolo utilizzato già da Suor Chiara (secondo quanto si è sempre tramandato nel monastero di Todi) e che verrà mantenuto per lungo tempo, fino al 1916. Per essere poi mutato a seguito di eventi e circostanze che riguardano più da vicino la storia del Seminario e che trattiamo più avanti.
Di questa grazia particolare era certamente consapevole la Venerabile Chiara di cui una pergamena presente negli Archivi del Seminario Romano (ASR) riporta la seguente testimonianza. L’espressione delle seguenti parole sono state scritte di propria mano dalla celebre Serva di Dio Suor Chiara Isabella Fornari.
La divina Signora si è degnata di concedermi che ogni anima, che con fiducia si presenterà a questa Immagine, proverà una vera contrizione dei suoi peccati con un vero dolore e pentimento ed otterrà dal suo divinissimo Figliolo un general perdono di tutti i peccati. Di più questa mia Divina Signora, con amore di vera madre, si è compiaciuta di assicurarmi che ogni anima, che rimirerà questa sua Immagine gli concederà una particolar tenerezza e divozione verso di Lei.
La pergamena è senza data ma siamo sicuri – grazie a riferimenti che vi fanno altri documenti d’Archivio – che essa fosse presente in Seminario almeno dal 1860.
Grazie ad una scoperta fatta da Mons. Bernardo Topi nel 1919 a Lama, nelle vicinanze di Città di Castello (Perugia), gli storici del Seminario Romano sono stati in grado di ricostruire le vicende relative all’arrivo di una copia dell’Immagine di Todi e alla nascita del titolo della “Fiducia”. Nei locali della chiesa di Lama, Mons. Topi trovò un’incisione che confermava che l’Immagine che si trovava al Collegio Romano era venerata con il titolo di B.V.M. della Fiducia già nel periodo di fine Settecento o inizio Ottocento.
Diverse fonti concordano nel sostenere che il dipinto in forma ovata fosse stato donato dal celebre pittore Carlo Maratta a Suor Chiara, in una qualche occasione sconosciuta, e che Suor Chiara abbia preso a venerarlo con grande devozione. Ma fu il gesuita Crivelli, suo direttore spirituale, che, miracolosamente guarito da grave malattia nella preghiera innanzi a tale immagine mariana, ne volle una copia che portò con sé al Collegio Romano, dove risiedeva. Era la fine del Settecento e l’icona non godeva di alcuna particolare venerazione.
Alla soppressione dell’ordine della Compagnia di Gesù (1773), per ordine di Clemente XIV, il Collegio Romano passa in mano al clero diocesano di Roma. La Madonna della Fiducia venne ritrovata nel Seminario Romano il primo novembre 1774. Da quel momento in poi, rimarrà sempre custodita nel Seminario Romano, seguendone le sorti dei secoli successivi.
Superiori e alunni del Seminario fecero alla Madonna della Fiducia un voto per ottenere protezione per sé e i loro più stretti congiunti dal colera che imperversò in Italia e in particolar modo nello Stato Pontificio nell’anno 1837. Tutti coloro in favore dei quali era stato emesso il voto (superiori, alunno e familiare) furono risparmiati dal morbo. Lo scioglimento del voto comportò l’offerta della preziosa lampada votiva che arde ininterrottamente ancora oggi davanti all’Immagine della Madonna della Fiducia e, l’anno successivo, l’offerta delle due corone d’oro.
Nel 1863, il Beato Pio IX, visitando a sorpresa il Seminario nella residenza estiva della Pariola il 20 Ottobre, concede in perpetuo a superiori, alunni ed addetti del Seminario la possibilità di lucrare l’indulgenza di 300 giorni mediante la recita delle Litanie Lauretane davanti alla Madonna della Fiducia.
Nel 1867 una nuova epidemia di colera fu l’occasione per emettere un secondo voto alla Madonna. Anche in tale occasione superiori, alunni e congiunti furono preservati dal morbo. Per ringraziare la Vergine della protezione reiterata, fu offerto un crocifisso con servizio di candelieri da altare che andarono ad arricchire notevolmente gli arredi della cappella.
Con il trasferimento del Seminario Romano nella sede del Laterano (1913), si apre l’ultima fase della storia della Madonna della Fiducia. Il Santo Padre Benedetto XV partecipò ai festeggiamenti indulgenziando la giaculatoria composta da Mons. Francesco Borgongini-Duca, futuro Cardinale, allora professore di teologia al Seminario Romano: Mater mea Fiducia mea.
Da allora questa giaculatoria, presente ancora nell’attuale Enchiridion Indulgentiarum, non ha mai smesso di essere pregata in Seminario. Si è diffusa in tutto il mondo cattolico, sia nella versione latina che in lingua vernacola. Lo stesso Benedetto XV – che pur non essendo ex-alunno era legato al Seminario Romano da forti vincoli d’affetto –spirerà invocando la Vergine con questa giaculatoria.
Con i festeggiamenti del 1917, il Seminario Romano “ricambia” al monastero di Todi il favore avuto secoli prima e il titolo della Fiducia torna nel luogo da cui aveva avuto origine. In quella occasione, infatti, il volume celebrativo per l’inaugurazione della nuova cappella venne inviato a diverse case religiose d’Italia e così anche al monastero delle Clarisse di Todi. La madre badessa dell’epoca, leggendo il resoconto dei festeggiamenti, decise allora di mutare il titolo con cui si venerava l’Immagine originale di Suor Chiara. Di conseguenze, le clarisse cominciarono a chiamare la Madonna col Bambino appartenuta alla loro santa consorella. Quindi non più con il titolo di Refugium peccatorum. Peraltro era già presente da lungo tempo nella devozione mariana – ma con quello singolarissimo di Beata Maria Virgo a Fiducia.
Mentre l’Immagine della Fiducia trovava una sede definitiva l’Italia aveva fatto nel frattempo il suo ingresso nel I conflitto mondiale. Poco dopo l’inaugurazione della cappella erano riprese le visite militari che avevano portato al fronte molti alunni. Il numero di seminaristi soldati salirà velocemente fino a 111 unità. In questo contesto si cominiciò a parlare di un nuovo voto alla Madonna per chiedere la protezione degli alunni al fronte. Anche questa volta le preghiere furono esaudite. Un solo alunno – Giuseppe Nuzzolese – non si salvò.
Tuttavia, data la sensibile ed efficace protezione sperimentata dai seminaristi durante la guerra, di cui non cessavano di arrivare in Seminario testimonianze continue, il voto è considerato esaudito. Lo scioglimento del voto fu fissato per il 12 maggio 1920, era presente don Angelo Roncalli. È proprio con l’elevazione di Roncalli al soglio pontificio che la devozione alla Madonna della Fiducia acquista dimensioni – per così dire – universali. Il Beato pontefice, essendo stato alunno del Seminario Romano, era rimasto legatissimo all’immagine della Madonna della Fiducia. Durante il suo breve pontificato, Giovanni XXIII visitò cinque volte il Seminario. Celebrando la Santa Messa all’altare della Vergine della Fiducia.
Ne teneva una copia sulla scrivania nel palazzo apostolico, cui rivolgeva continuamente il pensiero durante le ore di lavoro. Ebbe a dire: «Basta guardare a Lei per trovare la permanenza della pace nel cuore, la serenità dello spirito, la chiarezza delle cose e il pronto arrestare quanto, nel cuore di ogni uomo, può esservi di temperamento o d’impulso, che se talvolta aiuta alla prontezza e alla perfezione, tal altra può sospingere, inconsapevolmente, al di là della pratica delle quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza» (cit. in De Luca, p. 258). Chiunque abbia sostato davanti all’Immagine della Fiducia, anche per poco tempo, non faticherà a riconoscere la verità di queste parole del Beato Pontefice.
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