Testimonium

Oggi, 8 Luglio, è la festa dei Santi Aquila e Priscilla: ecco la ‘potente’ preghiera per le famiglie

Santi Aquila e Priscilla, sposi: vita e preghiera

Santi Aquila e Prisca o Priscilla, sposi, che, collaboratori di san Paolo, accoglievano in casa loro la Chiesa e per salvare l’Apostolo rischiarono la loro stessa vita.

La storia

Aquila e Priscilla erano due coniugi giudeo-cristiani molto cari all’apostolo Paolo per la loro fervente collaborazione nel far conoscere il Vangelo.

Aquila, giudeo originario del Pònto, trasferitosi in tempo imprecisato a Roma dove sposò Priscilla o Prisca, come è due volte chiamata. Troviamo i due santi per la prima volta a Corinto, quando Paolo vi arrivò nel suo secondo viaggio apostolico nell’anno 51. Essi erano venuti da poco nella capitale dell’Acaia provenienti da Roma, in seguito al decreto dell’imperatore Claudio, che ordinava l’espulsione da Roma di tutti i giudei, fossero essi cristiani, o meno.

Aquila e Priscilla erano probabilmente già cristiani, prima di incontrare Paolo a Corinto, come sembra suggerire la familiarità che, subito, nasce tra di loro, benché il Sinassario Costantinopolitano li dica, battezzati da Paolo.

L’Apostolo, intuendo le buone qualità dei due sposi e l’utilità che ne poteva trarre, per la sua difficile missione a Corinto, chiede o accetta di essere loro ospite.

Esercitando essi il medesimo mestiere di Paolo (tessitori di tende), offrono all’Apostolo di poter lavorare e provvedersi del necessario, senza essere di peso a nessuno. Quando poco dopo, si dice che, Paolo, lasciata la sinagoga, “entrò nella casa di Tizio Giusto, proselita”, è impensabile che abbia lasciato la casa di Aquila e Priscilla. L’Apostolo, abbandonata la Sinagoga, per il rifiuto dei giudei a convertirsi, sceglie, come luogo di predicazione e di culto, la casa più vicina alla sinagoga, del proselita Tizio Giusto, pur mantenendo come sua dimora abituale, durante l’anno e mezzo che rimane a Corinto, la casa di Aquila e Priscilla.

Santi Aquila e Priscilla, sposi: vita e preghiera – (raggidiluce.deascuola.it)

Quando Paolo, terminata la sua missione, fa ritorno in Siria, ha compagni di viaggio Aquila e Priscilla fino ad Efeso, dove essi si fermano. L’oggetto della loro sosta potrà essere stato commerciale, ma l’averla fatta coincidere con quella di Paolo, indica, oltre alla loro stima ed amore per lui, che essi non erano estranei alle sue preoccupazioni apostoliche.

Qui dopo la partenza dell’Apostolo, li vediamo premurosi nell’evangelizzazione e nella catechesi cristiana; istruirono Apollo, l’eloquente giudeo-alessandrino, versatissimo nelle Scritture, ma ignaro di qualche verità essenziale della Nuova dottrina, come il Battesimo di Gesù. Aquila e Priscilla, mossi da apostolico zelo, si prendono cura di completare la sua istruzione e quasi certamente di battezzarlo.

Ad Efeso offrono la loro casa al servizio della Comunità per le adunanze cultuali (“Ecclesia domestica”). Paolo sarebbe stato loro ospite anche ad Efeso, come già lo era stato a Corinto. Scrive, infatti, da Efeso (verso il 55) :“Le comunità dell’Asia vi salutano. Vi salutano molto nel Signore Aquila e Prisca con la comunità che si raduna nella loro casa

” (1 Cor 16,19).

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Ma l’elogio più caldo di Aquila e Priscilla l’Apostolo lo fa scrivendo da Corinto ai Romani, nel 58 (i due sposi per ragione del loro commercio, intanto, si erano trasferiti a Roma). Delle 25 persone salutate nel cap. 16 della lettera ai Romani, Aquila e Priscilla sono i primi: “Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa.” (Rm 16,3-5)

In queste parole si sente l’animo grato dell’Apostolo per i suoi insigni benefattori, che, con loro grave pericolo gli hanno salvato la vita, in un’occasione non ben precisata; forse ad Efeso, durante il tumulto degli argentieri capeggiati da Demetrio.

L’ultimo ricordo di Aquila e Priscilla è nell’ultima lettera di Paolo che, prigioniero di Cristo per la seconda volta a Roma, scrive al suo discepolo Timoteo, vescovo di Efeso, incaricandolo di salutare Priscilla e Aquila, che di nuovo si erano recati ad Efeso: “Saluta Prisca e Aquila e la famiglia di Onesìforo” (2 Tm 4,19).

Niente si può asserire con certezza sul tempo, luogo e genere di morte di Aquila e Priscilla, dato che le uniche fonti su di essi sono le poche notizie bibliche citate.

Alcuni, volendo identificare Priscilla, moglie di Aquila, con la vergine e martire romana Santa Prisca venerata nella chiesa omonima sull’Aventino, e con Priscilla, la titolare delle Catacombe della Via Salaria, e credendo altresì ravvisare nel nome di Aquila qualcuno della gens Acilia collegata con le dette Catacombe, li fanno martiri, anzi, prendendo occasione dal “cervices suas supposuerunt” di Rom. 16,4. determinano il genere di martirio: la decapitazione.

Preghiera ai Santi Aquila e Priscilla

Ti ringraziamo Signore per gli amici dell’Apostolo Paolo:
Aquila e Priscilla sono stati una coppia che ha dato tutto a Te
e che si è interamente consacrata alla diffusione del Tuo Vangelo.

Pur mantenendo le loro responsabilità professionali,
hanno aperto la loro casa a tutte le persone desiderose
di conoscere il Signore Gesù.

La nostra generazione è avida di vedere
la testimonianza pratica di uomini e di donne,
di coppie e famiglie che vivono il Vangelo;

Aiutaci Signore nelle nostre giornate;
facci capire che possiamo essere la prova che
vivere le nostre giornate, le nostre azioni secondo la Tua Parola,
trasforma l’esistenza e dà la vera felicità.

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