“Mio figlio non diventerà un numero nell’elenco dei morti causati dalle inadempienze italiane” scrive il padre di Giovanni Battiloro. Per lui e i suoi tre amici morti nel crollo del ponte Morandi, funerali a Torre del Greco. Il cardinale di Genova Bagnasco: “Scelta delle famiglie fa pensare”. I morti recuperati crescono a 41
C’è la rabbia, il dolore per la scomparsa e anche una collera malcelata contro “le passerelle dei politici”. Mentre Genova si prepara a celebrare i funerali di Stato per le vittime del crollo del Ponte Morandi, 20 famiglie hanno deciso per le esequie in forma privata, tra risentimento e voglia di riservatezza. Nella prima mattinata di sabato arriva poi la notizia che è stata recuperata l’auto di una famiglia e il bilancio cresce a 41 vittime.
Uno dei primi ad esternare disappunto è stato il padre di Giovanni Battiloro, Roberto, uno dei quattro ragazzi morti di Torre del Greco. “Mio figlio – ha scritto sui social – non diventerà un numero nell’elenco dei morti causati dalle inadempienze italiane”
“Saremo ai funerali solenni delle vittime del ponte Morandi. Abbiamo voluto i funerali solenni, decisi nel Consiglio dei ministri, perché pensiamo che sia il minimo atto di vicinanza alle vittime, ma non posso biasimare le famiglie che hanno scelto di celebrare i funerali nel proprio comune di appartenenza, anche in dissenso con uno Stato che invece di proteggere i loro figli, ha preferito per anni favorire i poteri forti”. Lo scrive il vicepremier Luigi Di Maio in una lettera inviata ai parlamentari M5s.
“E’ una scelta dei familiari ai quali va tutto il rispetto, e che certamente farà pensare chi di dovere”. Da parte sua, il cardinale e arcivescovo di Genova Angelo Bagnasco rispondende così a una domanda sulla scelta di alcune famiglie di non aderire ai funerali di Stato. Bagnasco ne ha parlato a margine della visita alla camera ardente del padiglione della Fiera e dopo aver compiuto un sopralluogo nell’area dove si celebrerà la messa.
“La ricerca della giustizia è assolutamente doverosa, anche se purtroppo non potrà restituire nulla e non potrà cambiare i fatti. Però, potrà sicuramente assicurare per il futuro che episodi di questo tipo non accadano mai più, da nessuna parte”. I familiari di alcune vittime hanno avuto malori durante il rosario recitato dal cardinale. Il padre di Luigi Matti Altadonna, il genovese di 35 anni, si è accasciato accanto alla bara del figlio ed è stato soccorso dal 118. A sentirsi male anche una giovane parente di una vittima albanese, svenuta e curata sul posto.
Sono stati celebrati venerdì in forma privata, a Serra Riccò (Genova) anche i funerali di Francesco Bello, 42 anni, precipitato con la sua auto dal ponte crollato. Alla cerimonia c’erano la compagna, che lavorava con lui in una ditta a Genova, i familiari e tanti amici. Si sono svolti nella chiesa dei santi Jacopo e Filippo, a Pisa, i funerali di Alberto Fanfani e Marta Danisi. Le esequie si svolgono nella parrocchia dove la giovane infermiera cantava nel coro e dove a maggio dell’anno prossimo avrebbe sposato il fidanzato anestesista. “Marta e Alberto, questo è il vostro matrimonio”, ha detto durante l’omelia don Roberto Jankovic.
Si svolgeranno invece sabato a Busalla (Genova) i funerali di Elisa Bozzo, 34 anni. Tra pochi congiunti anche le esequie per Stella a Foiano della Chiana (Arezzo). “La nostra scelta di celebrare i funerali in forma privata non è polemica – ha spiegato il fratello Francesco – ma solo per tenere il nostro dolore privato e perché noi abbiamo un altro culto”, evangelico. Come anche ci sarà anche una benedizione islamica chiesta dai parenti albanesi di una delle vittime, a cura del Centro islamico genovese.
A Genova dunque i funerali di Stato. Saranno 18 feretri. Le bare esposte sono quelle di Roberto e Emanuele Robbiano, 44 e 8 anni, Ersilia Piccinino 41 anni; Marius Djerri 22 anni, Admir Bokrina 32 anni, entrambi albanesi; Bruno Casagrande 57 anni; Leyla Nora Rivera Castillo 48 anni, cilena; Juan Carlos Pastena 64 anni cileno; Nathan Gusman 20 anni, William Pouzadouux 22 anni, Christiane Melissa Bastit, 22 anni, tutti e tre francesi; Alessandro Campora 55 anni; Vincenzo Licata 58 anni; Luigi Matti Altadonna 35 anni; Andrea Cerulli 48 anni; Anatoli Malai 44 anni, moldava; Angela Zerilli 58 anni; Diaz Enzo Henry 30 anni, francese.
Le esequie di Stato verranno celebrate alle 11.30 al padiglione Jean Nouvel dall’arcivescovo di Genova, cardinale Angelo Bagnasco, alla presenza del presidente della Repubblica Mattarella e dei componenti dell’esecutivo.
C’è attesa per l’omelia del porporato che ha parlato di una necessità di “onestà morale” perché “ognuno di noi deve rispondere delle proprie azioni”. Lo Stato sarà presente in forze a partire dalle sue massime cariche ovvero il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e i presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Maria Elisabetta Casellati. Come in questi giorni tutti i vertici del governo saranno presenti alle esequie nella città così duramente colpita. “Noi ci saremo, non lasciamo sola Genova”, ha assicurato il premier Giuseppe Conte. Non si terrà, comunque, domani a Genova il previsto consiglio dei ministri straordinario. Il premier e i ministri dopo le esequie rientreranno a Roma.
Sabato lutto nazionale e rinuncia agli spot non solo la Rai ma anche Mediaset. Fermo il Porto di Genova ma saranno a lutto anche alcuni monumenti nazionali sui quali, in ricordo della tragedia, la sera si spegneranno le luci, dalla Mole di Torino al Colosseo di Roma.
Intanto, scende il numero dei dispersi nel crollo del ponte Morandi: sono cinque le persone che mancano all’appello. “Una notizia davvero importante”, ha commentato il procuratore capo Francesco Cozzi. La piccola Kristal stava andando in vacanza con la mamma e il papà. Mirko aveva appena finito il turno di lavoro e stava smontando: il furgone dell’Amiu era ancora acceso quando il ponte gli è piombato addosso.Del tedesco Albert, invece, nessuno sa nulla.
Ci vorrà tempo: trovarli, prima, e tirarli fuori, poi, è tutt’altro che semplice. Ma nessuno dei 340 vigili del fuoco che da giorni scavano tra le macerie mollerà mai fin quando non li avrà tirati fuori. “Il nostro lavoro è cercarli. Partiamo dall’idea che purtroppo sono lì, sperando ogni minuto che arrivi qualcuno a dirci che non è vero, e che li troveremo. Setacceremo ogni metro quadro di macerie fino a quando non ci riusciamo” dice il responsabile degli Usar della Lombardia Luciano Pacelli. “Stiamo lavorando con pezzi di cemento estremamente grandi, tutt’altro scenario rispetto a quelli che siamo abituati a vedere in un terremoto. Oggi abbiamo dovuto cambiare due percussori per poter andare avanti. Quanto tempo ci vorrà? Quello che serve. Ma li troveremo, questo è certo”. Due sono i punti su cui ormai si concentrano tutte le ricerche. “Uno – dice Pacelli – è sul tratto della ferrovia dove è crollato un grosso pezzo di ponte, l’altro è nei pressi del pilone che è collassato”.
Che i cinque siano lì sotto, miracoli a parte, non ci sono dubbi. E i familiari e gli amici che da ore si aggirano in lacrime attorno ai due monconi del ponte sono purtroppo la conferma più evidente. C’è Antonio, il fratello di Cristian Cecala, che con la moglie Dawna e la piccola Kristal se ne stava andando in vacanza. Cristian e Dawna si erano sposati nel 2008 e un anno dopo era nata Kristal. Il 14 agosto sono partiti da Oleggio, 15mila abitanti in provincia di Novara, ed erano diretti all’isola d’Elba. Dovevano prendere il traghetto delle 17 da Livorno. L’ultimo contatto Antonio lo ha avuto poco dopo le 11, poi più niente. Telefonate, messaggi, nessuna risposta. “Non sono mai arrivati a destinazione” hanno scritto sui social amici e conoscenti. Antonio li ha cercati negli ospedali, all’obitorio, ha chiesto informazioni a tutti ma nessuno ha saputo dirgli nulla. E ora è qui, protetto dalla Croce Rossa, a guardare quel ponte spezzato.
Come Paola, la mamma di Mirko Vicini che da due giorni non vuol sapere di allontanarsi dal capannone dell’Amiu dove è morto suo figlio. Le hanno messo anche una brandina e i volontari non la lasciano mai sola. Ma non serve a nulla. La donna non smette di piangere, piegata dal dolore e dalla fatica di sapere che suo figlio è morto e non avere neanche un corpo su cui piangere. Eppure Mirko era felice, martedì scorso: dopo mesi senza lavoro aveva avuto un contratto stagionale. Con il collega Bruno Casagrande stavano scaricando all’interno dell’isola ecologica, poi sarebbero andati a casa. Quando il ponte gli è piovuto in testa non hanno avuto neanche il tempo di capire cosa stesse accadendo. Mirko è ancora lì sotto, la bara di Bruno è invece alla Fiera di Genova dove domani si celebreranno i funerali di parte delle vittime. A salutarlo c’erano i suoi colleghi, gente semplice, umile. “Uno è qui, l’altro ancora no. Lui l’abbiamo salutato, ora – dicono – andiamo a cercare Mirko e vediamo di trovarlo”.
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