Oggi, dalle 9 del mattino, un milione di bambini di tutto il mondo sarà unito nella preghiera del Rosario per la pace e l’unità della Siria. È questa l’iniziativa che da anni mette in campo la Fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che Soffre, impegnata nella diffusione del Rosario tra i più piccoli, e che quest’anno è dedicata ai bimbi siriani. Sono decine le piccole vittime degli ultimi raid sulla città di Aleppo, mentre continuano a fallire i tentativi diplomatici.
Sull’iniziativa di Acs e sulla situazione nel Paese martoriato dalla guerra, Roberta Barbi della Radio Vaticana ha sentito Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia:
R. – Sono 11 anni che “Aiuto alla Chiesa che Soffre” coinvolge in un’enorme, grande iniziativa i bambini di tutto il mondo: la recita del Rosario. I veri protagonisti di quest’iniziativa sono i bambini. L’ambizione, anche quest’anno, è di arrivare a un milione di bambini che pregano – appunto – il Rosario.
D. – L’ispirazione di quest’iniziativa è venuta dalle parole di San Pio da Pietrelcina che diceva: “Se un milione di bambini pregherà il Rosario, il mondo cambierà”…
R. – È un’iniziativa che nasce prendendo spunto proprio dalle parole di San Pio. Noi su questo siamo impegnati da 11 anni. Abbiamo fatto anche qualcosa di più: abbiamo creato un piccolo testo intitolato “Noi bambini preghiamo il Rosario”, un testo del 2009, distribuito in otto lingue differenti, in 600mila copie. È stato un modo per provare a comporre una comunità orante: quella che abbiamo voluto definire un “social network mariano”. Anche perché, è vero che i protagonisti sono i bimbi, ma è altrettanto vero che chiunque di noi – noi adulti, ovviamente – potrà e dovrà aggregarsi, sempre nella consapevolezza che il cemento, il collante, di questa comunità è, appunto, il Rosario.
D. – Acs è impegnata sul fronte della diffusione del Rosario tra i più piccoli: perché è così importante la preghiera del Rosario?
R. – La risposta al perché è così importante la preghiera, non solo quella del Rosario, è nella fede. Per coglierne l’importanza, forse, bisognerebbe avere, oltre che una personale fede interiore, anche la possibilità e la fortuna di incontrare chi più di altri in questo momento necessita della preghiera. Parlo delle popolazioni povere, delle popolazioni in sofferenza, delle popolazioni vittime di conflitti: visitando quel tipo di realtà, una persona comprende, e soprattutto coglie quanto è importante, ancor prima che per noi o per la nostra fede, quanto è importante per loro – per i destinatari delle nostre preghiere – la stessa recita del Rosario e della preghiera più in generale.
D. – Qual è la situazione dei bambini in Siria? Oggi, nell’ultimo raid su Aleppo, ne sono stati uccisi altri… Come aiutarli?
R. – La situazione è drammatica: sono i numeri a dire di un quadro, non solo in Siria, ma anche in Iraq per la verità, drammatico. Degli 11 milioni e 400mila siriani costretti a fuggire dalle case, circa la metà sono bambini. Qualcosa più di due milioni di bambini in Siria, in questi cinque anni di conflitto, ha lasciato la scuola: due milioni! L’Unicef racconta e riporta che una scuola su quattro è stata distrutta. Secondo, addirittura, i dati dell’Oxford Research Group in Inghilterra, nei primi due anni di guerra in Siria sono stati uccisi 11.500 bambini. Vogliamo andare nel confinante Paese? Vogliamo andare in Iraq? Sono due milioni in Iraq i bambini che non vanno a scuola: sono state 5.300, negli ultimi anni, le scuole distrutte. Questo è l’orrore. Come facciamo ad aiutarli? Con la speranza. A proposito dell’Iraq, di quello che ho avuto modo di vedere, e a proposito di quello che fa Acs, noi diamo la possibilità a settemila bambini, ad Erbil e Duhok, di continuare gli studi, pur essendo loro sfollati e pur essendo stati costretti, dallo Stato Islamico ovviamente, a lasciare la Piana di Ninive e Mosul. E in delle scuole splendide, con un corpo insegnanti altrettanto splendido.
D. – Quale sarà il futuro di questa generazione?
R. – Non dipende da loro, dipende da noi, dipende dalla comunità internazionale e dall’impegno di chi potrebbe, e forse ancora non ha fatto quanto era doveroso fare.
Pur tenendo in conto che il destino di un bambino è comunque, sempre, il nostro punto di riferimento, per quanto ci riguarda l’impegno di Acs è far sì che i bambini cristiani possano continuare a vivere felicemente nella loro terra, in Medio Oriente. Lo chiedono loro: loro vogliono continuare a vivere da cristiani, a crescere e a essere ispiratori di una nuova convivenza pacifica nelle loro terre, in Medio Oriente: in Iraq e in Siria.
Possiamo unirci a questa preghiera dalle nostre case, dai luoghi di lavoro, attraverso internet ed i social media. Non ti dimenticare, è proprio la tua preghiera che manca per raggiungere la pace.
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