Caritas et Veritas

Oggi lunedì 25 febbraio 2019 è l’ 8° giorno della Novena a San Gabriele dell’Addolorata

Oggi lunedì 25 febbraio 2019 puoi continuare a recitare la Novena a San Gabriele dell’Addolorata, per il bene di tutti i giovani ed in particolare per i nostri figli – 8° giorno

Caro san Gabriele, tu passasti tra le vicende di questo mondo senza perdere di vista i beni eterni e anche in mezzo alle innumerevoli difficoltà mai ti allontanasti da Dio; ottienici dal Signore la grazia di vivere con umiltà e generosità tutti gli impegni della nostra vita cristiana.

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il Tuo nome, venga il Tuo regno, sia fatta la Tua volontà come in Cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male.

Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell’ora della nostra morte.

Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo come era in principio ora e sempre nei secoli dei secoli. 

San Gabriele, prega per noi. 

 

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PROPOSITI DI SAN GABRIELE DELL’ADDOLORATA

Non dir parole che possano risultare in lode o reputazione mia.
Non compiacersi nell’essere lodato, anzi umiliarsi non vedendosi tale.

Rallegrarsi del bene altrui; e quando di ciò si ha dispiacere o invidia, notarlo per difetto; e così quando si avrà qualche gusto o compiacenza vana.

Non scusarsi, e molto meno buttar la colpa addosso ad altri né esteriormente né internamente con il cuore.

Tener tutti per superiori a me non solo in speculativa ma in pratica, portandosi verso tutti con umiltà e rispetto come a superiori di me.

Non mormorare né dire alcun difetto altrui ancorché palese; non dar segno alcuno di far
poca stima di lui né in presenza né in assenza; procurare che di bocca mia tutti siano onorati, stimati ecc.

Non dir parole né aspre, né impazienti, né paro
 le dalle quali possa alcuno restar mortificato.

Non far cosa per rispetto umano né per essere veduto, né per mia comodità, interesse o gusto, ma per Iddio solo.

Tagliare e circoncidere subito i pensieri inutili, vani, alteri e superbi verso l’onore e reputazione ecc.

Tollerare 1. con pazienza, 2. con prontezza, 3. con gusto le occasioni che si porgeranno in materia di umiltà.

Non contrastare, non contraddire, non riprendere alcuno.

Trattare amorevolmente e con carità, e questa dimostrarla con gli effetti, cioè col servire, aiutare, dar gusto in ciò che si può, nell’ufficio imposto ai confratelli, con buone maniere, parole, risposte, e nel medesimo tempo non avere familiarità particolari onde così non offendere con ciò alcuno.

Fare qualche atto di umiltà sia la mattina come la sera nelle orazioni, e in ciò andando sempre più crescendo in numero.

Mortificarmi nelle cose ed occasioni che si presentano da sé senza che le cerchi, procurando di tollerarle bene ed approfittarmi di esse.

Mortificarsi negli occhi, nella lingua, nel non uscire dalla cella, in non domandare, in non far sapere cose che non t’importano, in non dire qualche cosa che avrei prurito di dire; e in ciò andar sempre crescendo ogni giorno in numero.

Non parlerò senza bisogno.

Mi mortificherò nelle cose consuete ed ordinarie nel mangiare, leggere, studiare, passeggiare, ricrearmi, od altro in cui si possa trovar gusto, mortificando prima l’appetito e la volontà, dicendo con il cuore: Signore, io non voglio far questo per mio gusto, ma perché tu lo vuoi.

Non mangiare con ansia, avidità, ma con mode
 razione e decenza, non lasciandosi trasportare dall’appetito.

Non giudicare alcuno, anzi procurare di scusare i suoi mancamenti e difetti, tra me stesso e con altri, nutrendo e manifestando buona opinione di tutti.

Mi mortificherò in quello che mi impedirà di fare esattamente l’osservanza, e di far bene le cose ordinarie.

Non mangiare fuori orario, contentarsi di ciò che si ha, non lamentarsi né con la bocca né con il cuore, ricordandosi aver fatto voto di povertà, e che il Signore permette quella cosa per provarmi. Non eccedere nella quantità.

Non parlare di cose appartenenti al nutrimento,
 molto meno mormorare, lamentartene; tagliare e troncar subito i pensieri di gola

Non permettere che entri nel tuo cuore alcuna perturbazione, dispiacere, sdegno, tristezza, o molto meno pensieri di vendetta benché leggerissima.

Ricevere tutte le cose ed occasioni che si presenteranno come mandate da Dio per bene e duttilità mia, siano esse grandi o piccole, per qualsivoglia via o modo vengano, e conformarmi in esse come se avessi lo stesso Gesù che mi dices
se: voglio che tu faccia così; dicendo: “Sia fatta la tua volontà”.

Mi esaminerò sulla devozione a Maria santissima, e se mi troverò raffreddato, cercherò di rinfervorarmi più di prima.

Puntualità nella santa obbedienza, lasciando la lettera incompiuta. Ricevere la voce del superio- re e della campanella come voce di Dio. Obbedienza cieca senza investigare il perché, il come o altro. Obbedire di cuore, con l’intelletto, con giudizio, avendo uno stesso parere con chi comanda, figurandosi che il comando sia di Dio, e dire: io lo fo perché così vuoi, o Signore.

Le cose necessarie siano povere, semplici, di
 manco valuta; cosicché nella stanza, vestire,
 mangiare o altro risplenda la virtù della povertà,
 desiderando, gustando delle cose peggiori della
 casa, e che manchi qualche cosa che è necessaria.

Non mostrare alcun segno d’impazienza, ma mostrare e nutrire molta pace di cuore nelle parole, nelle azioni, nel viso, e reprimere prontamente tutti i movimenti benché subitanei, e tutti gli affetti benché minimi ad essa pace contrari.

Stare alla presenza di Dio con dire di tanto in tanto qualche giaculatoria.

Far tutte le opere, azioni, assuefacendomi a farle tutte per Iddio e riferirle tutte a Lui la mattina, nel principio dell’opera, terzo nell’opera stessa, alzando il cuore a Dio, dicendo: per te, Signore, fo questa cosa, per tua gloria, perché così vuoi mattina che la sera.

Non dare e ricevere niente senza licenza, non imprestare e non prendere senza la licenza medesima. Non tener cosa per tua, privandomi di ciò che non mi sarà necessario come libri, suppellettili ecc. Se hai qualche ufficio attendi che niente vada a male.

Essere circospetto nella vista, non toccare alcuno in faccia, nelle mani, né lasciarsi toccare.

Non tenere amicizie, non dare né ricevere presentucci.

Con chi si sente qualche affetto o inclinazione procedere con circospezione, fuggendone anche in bel modo la pratica e conversazione.

Non lasciar giorno alcuno di fare le pratiche e gli esercizi spirituali compitamente, dando ad essi il tempo assegnato; e se vi fosse qualche impedimento supplire in altro tempo. Far bene questi esercizi: messa, orazione, lettura spirituale, ufficio, mortificazioni pubbliche e private ecc.

Procurare di resistere a tutte le mie inclinazioni.

Offrire quanto farò a Dio unito ai meriti di Gesù Cristo, offrendogli insieme me stesso, acciocché faccia di me e delle cose mie ciò che gli piace, protestandomi a Lui di non voler altro che il suo amore e il suo gusto. Osserverò ogni regola benché minima.

Mi asterrò da qualunque difetto volontario; se per disgrazia ne commettessi alcuno non mi perderò d’animo, ma pentitomene ripiglierò animosamente!

a cura della Redazione Papaboys

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