R. – Quella Lettera è molto, molto bella e lì mi sembra si trovi anche il cuore del pensiero di Paolo sull’unità. In quel primo capitolo lui affronta la questione delle divisioni nella comunità di Corinto, diceva che c’è soltanto un Cristo, nel senso che Cristo non può essere diviso. È un’affermazione forte, ma piena di sentimenti, perché alcuni dicevano: “Io sono di Paolo” e “Io di Cefa”. Ma, può essere veramente diviso Cristo? È una domanda che aspetta una risposta: “No, è impossibile!”. Per Paolo l’unità dell’unico corpo è nel cuore di ciò che lui crede. Dunque, sono contento che quest’anno abbiano scelto proprio un testo di San Paolo.
D. – E’ interessante sottolineare che la conclusione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani cade nel giorno della solennità della Conversione di San Paolo…
R. – E’ molto importante perché, in effetti, Paolo è stato il primo teologo cristiano: lui ha scritto i primi libri del Nuovo Testamento; dunque, è lo strumento scelto dal Signore – come viene detto negli Atti degli Apostoli – per annunciare la fede cristiana. Quindi, la festa della sua conversione è anche la celebrazione non solo del cammino personale di una conversione che è stata molto importante nei primi tempi della Chiesa, ma si può dire che sia anche una solennità della Parola di Dio, cioè dell’inizio del Nuovo Testamento perché è in questo momento di conversione che Paolo ha riconosciuto l’essenzialità di Gesù crocifisso e risorto come fondamento di tutto. Questo è un momento decisivo per la storia della Chiesa.
D. – La Basilica di San Paolo fuori le Mura è stata affidata ai monaci benedettini. E c’è da dire che Papa Francesco ha dimostrato in più occasioni una grande vicinanza ed una grande attenzione alla vita monastica …
R. – Io ho notato una cosa che mi fatto grande piacere: ho avuto il privilegio di avere un’udienza con il Papa poco prima di Natale. Una domanda che gli ho voluto fare è: “Santo Padre, lei cosa chiede alla vita monastica per la Chiesa di oggi?”. Noi siamo benedettini dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura, che probabilmente è il monastero più antico della diocesi di Roma e siamo qui da 1300 anni. La risposta del Papa mi ha fatto molto piacere. Ha detto una cosa apparentemente semplice: “Rimanete fedeli alla vostra regola, ovviamente adattandovi ai tempi di oggi; ma fedeltà alla vostra regola”. E la nostra regola è l’espressione monastica del Vangelo. Questo è un incoraggiamento alla fedeltà, ovviamente, nella preghiera e in tutto ciò che noi cerchiamo di fare. Noi lo facciamo da 1300 anni, qui, nella Basilica di San Paolo che al tempo stesso è la Chiesa abbaziale di una comunità viva, di contemplazione ed anche di azione pastorale.
Radio Vaticana
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