Maria Luigia del Santissimo Sacramento diventa beata
In rappresentanza del Papa, l’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe…
Oggi, a Napoli, Maria Luigia Pascale del Santissimo Sacramento, al secolo Maria Velotti, diventa beata.
Umile e nascosta in vita così come nella morte. Una figura che ancora oggi pochi conoscono, ma che sempre da pochi viene superata per grandezza e splendore, e infatti finalmente può essere venerata nella sua Napoli e dalla Chiesa tutta. Una donna del suo tempo che alle sfide del medesimo seppe rispondere sempre nella maniera corretta: rimboccandosi le maniche, per lo più, anche se forse la sua indole l’avrebbe portata a una vita più contemplativa, fatta di preghiera e adorazione di Gesù Eucaristia.
L’obbedienza: un valore scoperto troppo presto
Maria Velotti, questo il nome della Beata all’anagrafe, ha l’infanzia segnata dalla morte prematura di entrambi i genitori. La piccola, così, dal suo paesino di origine, Soccavo, va a vivere presso una zia che però, presto cambia atteggiamento nei suoi confronti: sobillata da altri parenti che le presentano la bambina come una minaccia all’eredità, la zia inizia a trattarla male, infliggendole dispetti e cattiverie come il nasconderle, alla domenica, le scarpe buone per andare in chiesa e costringendola, così, a recarvisi a piedi scalzi.
Un trattamento, però, che ha fatto sviluppare nella futura religiosa un grande senso dell’obbedienza e del rispetto e una particolare percezione dell’altrui dolore.
Una sofferenza che evidentemente le ha insegnato a percepire il valore della sofferenza, ma non per accettarla passivamente, ma per offrirla a Dio.
Un “monaca di casa” dallo stile francescano
Accolta, poi, da una coppia di vicini senza figli, una specie di famiglia adottiva, Maria può dedicarsi finalmente al Signore senza distrazioni.
Diventa, così, una “monaca di casa”, una religiosità molto diffusa nell’Italia meridionale del diciannovesimo secolo, per cui le giovani che non entravano in alcun ordine religioso, vivevano ritirate dentro casa pregando e digiunando. È in questi anni che Maria si avvicina al francescanesimo e veste l’abito della Terziaria francescana nel 1853.
Sa appena leggere e scrivere, eppure viene subito notata dai suoi confessori e dai sacerdoti che la guidano spiritualmente e con i quali intrattiene conversazioni di alta teologia, esprimendo con semplicità concetti che non poteva assolutamente conoscere. Tutti si accorgono, insomma, che Maria è molto speciale, ma lei si quasi si vergogna di tutte le attenzioni ricevute e reagisce seppellendosi in casa ancora di più.
L’unione con la Croce di Gesù
Arriva per tutti, nella vita, il momento dei bilanci, anche per i Santi. A un certo punto a Maria non basta più quella vita contemplativa che pure le è congeniale, non può ignorare che il Signore la chiama ad altro. Inizia ad aprirsi alle persone, a visitare i malati e ad ascoltare quanti hanno bisogno del suo consiglio, soprattutto le giovani. Capisce che consolare è parte di quello che il Signore vuole da lei.
Inizia, cioè, a diventare una guida per gli altri, quella guida che sarà per le sue consorelle quando, nel 1878, fonda le Suore Adoratrici della Santa Croce che si stabiliranno definitivamente a Casoria, dove Maria chiuderà per sempre gli occhi nel 1886, provata nel fisico ma non nello spirito..
Il mistero dei “doni” della santità
Nelle biografie di Maria si rivelano diversi doni straordinari che il Signore le aveva concesso e che spesso risultano difficili da capire all’uomo di oggi: si parla di estasi, vessazioni maligne, guarigioni miracolose, introspezione dei cuori e addirittura il dono dei corpi lucidi, cioè di passare attraverso vetri e specchi. Sono fenomeni straordinari che spesso attirano curiosi poco interessati alla santità vera. che, invece, è quella che si conquista giorno dopo giorno, nella testimonianza quotidiana.