O Vergine Maria, tutto questo popolo e’ sempre vicino a Te, e non ha nulla piu’ caro di Te. Tu sei la Madre del suo Dio, ognuno di questi fedeli si sente tuo figlio.
Sii Tu dunque lo specchio di vita e di virtu’ di ogni donna della nostra stirpe. Sii Tu gemma della fede e della fedelta’ cristiana di questi forti e generosi uomini.
Sii Tu, o Maria, per tutto questo popolo il presidio delle sue speranze, l’alba immacolata del suo primo giorno divino dell’eternita’.
Questo popolo e’ tuo; tuo e’ sempre stato, tuo vuol sempre essere.
Benedicilo, o Madre, a cominciare dal suo Vescovo fino al piu’ piccolo dei suoi bambini; benedici anche i figli prodighi che oggi devono sentire piu’ forte che mai il distacco da Te, dalla santa Chiesa, dal Vicario di Gesu’ Cristo: benedicili e richiamali all’unita’ della famiglia cristiana. A ogni cuore concedi la gioia di amare Dio e di esserne amato. La gioia di anticipare quaggiu’ nell’amore e nella pace cristiana, la gloria eterna del cielo.
Amen. Ave Maria!
Lungo lo strada statale e la ferrovia che da Tortona conduce a Genova, di fronte alla grossa borgata di Serravalle Scrivia, paese con più di 6300 abitanti, domina dall’alto con il suo campanile svettante nel cielo il Santuario di Montespineto.
È l’ultimo contrafforte dell’Appennino Ligure posto tra la valle Scrivia e la val Borbera.
Oltrepassato il ponte sul torrente Scrivia, che unisce Serravalle a Stazzano, paese di più di 2400 abitanti, in provincia di Alessandria, appare evidente l’indicazione e la segnaletica per raggiungere la sommità del monte che domina la sponda sud del torrente. Si innalza una altura la cui sommità viene chiamata dai valleggiani: “Monte”.
Sì, sembra proprio un monte infatti in poco più di due chilometri di salita, sia partendo dal paese di Stazzano che da quello di Serravalle, si passa da 225 metri, altezza delle vallate, a 459 metri, sommità del monte! Gli ultimi 800 metri poi sono alquanto ripidi, con 4 tornanti, a gomito, proprio da vera montagna!
Interamente compreso nel comune di Stazzano a breve distanza dal comune di Serravalle Scrivia e di Vignole Borbera si erige il Santuario della Madonna di Montespineto.
E’ commovente e allo stesso tempo interessante sapere che il Santuario, come tanti altri Santuari della zona e non, riporta le sue origini ad un’epoca molto lontana.
Quando si ha a che fare con i luoghi santi, accade quasi sempre che la storia s’intreccia con la leggenda.
La prima importante testimonianza l’abbiamo fin dal 1155, quando, in occasione della campagna dell’imperatore germanico Federico Barbarossa contro Tortona, una delle schiere assoldate dall’imperatore, si spinse fino a Stazzano, saccheggiandolo, incendiandolo e mettendo a ferro e fuoco e radendo al suolo il borgo ed il non lontano castello di Serravalle.
Gli abitanti del paese lasciarono allora le proprie case e, per sottrarsi alla furia della soldataglia, si ripararono sulle alture del monte, conosciuto allora col nome di Monte Arimanno,raccomandando la loro salvezza alla Beata Vergine Maria Madre di Dio.
Le loro invocazioni furono ascoltate e la protezione che ne ebbero fu altrettanto palese.
Quando le truppe nemiche si ritirarono, gli stazzanesi vollero innalzare sul colle una piccola cappella, in onore della Madonna del Monte che li aveva protetti in quel drammatico frangente.
In seguito, col trascorrere degli anni, data anche la difficoltà di salire fino alla cima per sentieri insicuri e scoscesi, ricoperti di una fitta vegetazione di bosco e di sottobosco, con la presenza di non pochi animali selvatici, fu dimenticata e cadde ed andò in rovina.
Altre volte nel corso della sua lunga storia la popolazione delle vallate fu costretta a rifugiarsi sul monte, sempre in seguito ad invasioni ed a devastazioni di cui fu oggetto il territorio e tutte le volte il piccolo edificio passava dallo stato di abbandono e decadenza ad una ristrutturazione o addirittura ad una ricostruzione ed altalenante devozione più o meno lunga nel tempo.
Agli inizi del secolo XVII si ripeté per Stazzano e dintorni il grosso pericolo di secoli prima, con una nuova violenta aggressione militare questa volta da parte delle truppe francesi. Gli stazzanesi fuggirono nuovamente sul monte, chiamato ora con il nome di monte Spigno per la presenza di una gran quantità e varietà di cespugli spinosi che ricoprivano e tutt’ora ricoprono le pendici del monte, fra i quali spiccavano i biancospini.
Qui si raccolsero di nuovo in fiduciosa preghiera e, non essendoci più la primitiva piccola cappella innalzarono sulla cima una croce. Proprio in quei giorni, era l’anno 1620, durante l’invasione dei francesi, si verificò il prodigio della candida colomba, di cui parlano la tradizione e le cronache del tempo, prodigio che si riscontra nel Santuario nel dipinto che corona il soffitto dell’Abside dietro l’altare e nella vetrata sopra il portone d’ingresso.
Per parecchi giorni attorno ai fedeli in preghiera si vide svolazzare, senza alcun timore, una candida colomba che ad un certo momento andò a posarsi sopra un cespuglio di biancospino, prodigiosamente fiorito fuori stagione, poco distante dalla croce.
La gente ebbe chiara la sensazione che fosse la Madonna stessa che veniva ad ascoltare le preghiere a lei rivolte con fiduciosa devozione.
Nello stesso momento in cui la colomba si posava e l’albero fioriva, una giovinetta, salita anch’essa con i compaesani, ritenuta fino a quel giorno sordomuta dalla nascita, mentre pregava accanto al biancospino, all’appollaiarsi della bianca colombella, riacquistò l’uso della favella e parlò, anzi gridò la notizia per annunciare l’evento. Per otto giorni la colomba rimase sospesa ed accovacciata sul cespuglio.
Nonostante le difficoltà del tempo ed il pericolo dei soldati la notizia si divulgò rapidamente e molti furono i fedeli delle vallate che vollero vedere dal vivo l’evento e si recarono in pellegrinaggio presso la Croce. Anche il vescovo di Tortona, vide di persona il miracolo.
Tutti ritennero e videro l’episodio come il simbolo di speranza in un momento di grande costernazione della popolazione.
Come espressione di gratitudine, di devozione e d’ amore di tutto il paese versola Vergine Santissima, fu desiderio unanime di ricostruire l’antica cappella, più grande e più bella. Il Vescovo allora decise di costruire un Santuario vero e proprio.
Il piissimo Vescovo, Mons. Paolo Arese, detto il Santo, che governò la Diocesi di Tortona dal 1620 al 1644, salì sul monte per la posa della prima pietra nel 1629 e dispose che l’altare maggiore si elevasse sul punto stesso del biancospino fiorito su cui si era posata la colomba.
Nell’anno 1633 e sulla sommità la costruzione del Santuario era quasi ultimata.
Il Santuario non poté che assumere il nome dal biancospino scelto dal candido volatile, il tipo cespuglio di biancospino, dei tanti che peraltro ricoprono ancor oggi le pendici del monte.
Il Vescovo volle che il Santuario venisse dedicata alla Nostra Signora di Monte Spineto .
Sorse così l’attuale Santuario, nella sua primitiva struttura.
Tra il 1839 e il 1840 il Santuario subì lavori nel presbiterio.
Nel 1853 fu costruito il campanile in pietra a vista.
Nel 1866 venne aggiunta nella parte anteriore un’arcata alla navata centrale ed alle navate laterali e venne decorata la facciata, inquadrata da lesene e sormontata dal monogramma mariano.
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