Lungo il fiume Piave iniziò l’offensiva della Battaglia del Solstizio che portò alla fine della Prima Guerra Mondiale. In questa zona adiacente all’“Isola dei Morti” una chiesa onora migliaia di giovanissimi soldati i cui corpi nella notte tra il 26-27 ottobre 1918 vennero portati dalla corrente su quest’isola.
L’Isola dei Morti e’ sicuramente uno dei luoghi più simbolici nella zona del Medio Piave, una piccola superficie in mezzo al fiume compresa tra il versante settentrionale del Montello e il paese di Moriago della Battaglia. Il nome richiama al macabro ritrovamento, nei giorni successivi alla battaglia del Piave del 1918, di migliaia di corpi senza vita di soldati italiani, trascinati qui dalla corrente. Da subito questa isola divenne un luogo in cui si celebrò il grande sacrificio di questi soldati negli ultimi giorni di guerra.
L’area è ordinata in vie intitolate ai reggimenti che qui combatterono nel 1918, queste confluiscono su un piazzale con monumento, cappella e cimeli della guerra.
La storia della chiesa di Moriago della Battaglia inizia con la prima attestazione del 17 maggio 1336 quando viene definita come cappella dipendente dalla Abazia Santa Bona. Nel 1544-1547 quella che è ormai una vera e propria chiesa è in possesso di opere d’arte di valore inestimabile: una tavola del Pordenone (ancora in possesso e attribuita a tale pittore nel 1822 da Antonio Canova che di ritorno dal Castello di Collalto sciolse con indiscussa facilità l’intricato dubbio di chi la voleva del Tiziano e chi del Pordenone. Prima della guerra era possibile leggere l’iscrizione sotto la pala: …. Altre opere erano una tela raffigurante la Madonna della Cintura del Frigimelica, una Addolorata dello Speranza, affreschi del Demin (Assunta).
Moriago ha avuto tragiche conseguenze durante la prima guerra mondiale: il paese, tutto distrutto, si presentava come un cumulo di macerie. La chiesa venne ricostruita sullo stesso posto dopo pochi anni da un progetto di Alberto Alpago Novello.
Nel 1924 venne anche preventivata l’iniziativa di decorare la grande cupola della parrocchiale che fin dalla costruzione era apparsa meritoria di decorazione. Il parroco, don Domenico Pancotto accettò la proposta e i lavori vennero dati in mano a Guido Cadorin, il quale, all’insaputa del parroco, fece posare per la figura dell’Apostolo Mattia niente di meno che il Sindaco di allora, Giovanni Durante, poi anche il giudice conciliatore, il farmacista ecc…
La eco fu grande tanto che la stampa nazionale ne parlò e la popolazione gridò allo scandalo. Dopo non poche peripezie, e dopo che il Vescovo Mons. Beccegato scrisse più volte allo stesso Cadorin, il pittore fu invitato ad apportare le dovute modifiche agli Apostoli, rendendoli non riconducibili ai personaggi di spicco del paese. Ma Cadorin, dopo due ore di lavoro (e non avendo modificato più niente), se ne andò. Così giungono a noi ancora intatti questi affreschi. Piccoli interventi di restauro furono eseguiti dal pittore Clauco Benito Tiozzo nel 1975.
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