O Maria dal Nome carissimo, come non puo’ essere celebre il tuo Nome, che non puo’ essere detto senza che vi sia vantaggio per chi lo pronuncia? O grande, o pia, o lodevolissima Maria!
Non puoi essere nominata senza che Tu infiammi; senza che Tu vivifichi gli affetti di chi ti ama, non puoi essere pensata; Tu entri nei cuori con una dolcezza divina.
Amen. Ave Maria!
(San Bonaventura)
A tutti coloro che si lamentano del Rosario dicendo che è una preghiera monotona, che fa ripetere sempre le stesse parole, che alla fine diventa automatica o si trasforma in una cantilena noiosa e stancante, è bene ricordare un significativo episodio che capitò al celebre Vescovo della televisione americana, monsignor Fulton Sheen. Lo racconta lui stesso così:
«…Una donna venne da me dopo l’istruzione. Mi disse:
“Io non diventerò mai cattolica. Voi dite e ripetete sempre le stesse parole nel Rosario, e colui che ripete le stesse parole non è sincero. Io non crederei mai a una simile persona. Nemmeno Iddio le crederà”.
Le chiesi chi fosse l’uomo che la accompagnava. Mi rispose che era il suo fidanzato. Le chiesi:
“Vi vuole bene?”. “Certamente mi vuole bene”. “Ma come lo sapete?”.
“Me lo ha detto”.
“Che cosa vi ha detto?”. “Ha detto: ti amo”. “Quando ve lo ha detto?”. “Circa un’ora fa”.
“Ve lo aveva detto prima?”. “Sì, l’altra sera”.
“Che cosa disse?”. “Ti amo”.
“Ma non lo disse mai prima?”. “Me lo dice tutte le sere”.
Risposi: “Non credetegli. Egli si ripete, non è sincero!”».
«Non vi è ripetizione – commenta lo stesso monsignor Fulton Sheen – nell`Io ti amo” perché vi è un nuovo momento nel tempo, un altro punto nello spazio. Le parole non hanno lo stesso significato di prima».
Così è il Santo Rosario. È una ripetizione di atti di amore alla Madonna. La parola Rosario deriva dalla parola di un fiore, la rosa, che è il fiore per antonomasia dell’amore; e il termine Rosario vuole appunto significare un fascio di rose da offrire una per una alla Madonna, rinnovandole l’atto di amore filiale dieci, trenta, cinquanta volte…
L’amore vero è instancabile
L’amore vero, infatti, l’amore sincero, l’amore profondo non solo non si rifiuta né si stanca di esprimersi, ma ha bisogno di esprimersi con la ripetizione dell’atto e delle parole di amore anche senza soste. Non capitava forse così a Padre Pio da Pietrelcina quando recitava i suoi trenta e quaranta Rosari di giorno e di notte? Chi avrebbe mai potuto fermare il suo cuore dall’amare?
L’amore che sia soltanto effetto di un sentimento passeggero è l’amore che si stanca, perché svanisce col passare del momento di entusiasmo. L’amore pronto a tutto, invece, l’amore che nasce dall’intimo e vuole donarsi senza limiti è come il cuore che batte senza soste, e si ripete sempre con i suoi battiti senza stancarsi (e guai se si stanca!); o è come il respiro che, finché non si ferma, fa sempre vivere l’uomo. Le Ave Maria del Rosario sono i battiti del nostro amore alla Madonna, sono i respiri di amore verso la dolcissima Mamma Divina.
A proposito del respiro, ricordiamo san Massimiliano Maria Kolbe, il «Folle dell’Immacolata», il quale raccomandava a tutti di amare l’Immacolata e di amarla tanto da arrivare a «respirare l’Immacolata». È bello pensare che quando si recita il Rosario si può fare, per 15-20 minuti, la piccola esperienza di «respirare la Madonna» con le cinquanta Ave Maria che sono cinquanta respiri di amore a Lei…
E a proposito del cuore, ricordiamo anche l’esempio di san Paolo della Croce, il quale, anche da moribondo, non cessava mai di recitare il Rosario. Qualcuno dei confratelli presenti si premurò di dirgli: «Ma, non vede che non ne può più?… Non si affatichi!…». E il Santo rispose: «Fratello, lo voglio dire finché sono vivo; e se non posso con la bocca, lo dico col cuore…».
E’ proprio vero: il Rosario è preghiera del cuore, è preghiera d’amore, e l’amore non si stanca mai!
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