Ogni Giorno Una Lode a Maria, 4 gennaio 2022. Santa Maria della Consolazione prega per noi!
O Santa Maria, purezza e gloria delle vergini, splendido ornamento della Gerarchia, aiuta i miseri, da’ forza ai deboli, consola chi piange, prega per il popolo, santifica il clero, intercedi per noi tutti tuoi figlioli, pellegrini sofferenti in questa valle di pianto.
Sii pronta, o Madre, ad accogliere i nostri voti, sii la speranza, la fiducia, la certezza alle nostre implorazioni.
Prega assiduamente per noi, Tu, Regina del mondo, che tutta viva, in anima e corpo, stai ammantata di gloria presso Dio, Tu che meritasti di essere la Madre di Dio, il quale vive e regna nei secoli eterni.
Amen. Ave Maria!
Il quadro della Madonna della Consolazione tra devozione e ricerca
La devozione del popolo reggino verso la Vergine Maria, Madre della Consolazione, è davvero singolare. Sono tantissime le persone che, nel corso dell’anno, salgono, alla spicciolata o in gruppo, al Santuario dell’Eremo per sostare un po’ con Lei e chiedere una carezza consolatrice per sé o per i propri cari. Preghiere semplici, formulate, quasi sempre, nella più assorta intimità dello sguardo e del cuore, e, qualche volta, anche su un apposito Registro.
In occasione dei tradizionali sette sabati il flusso dei devoti e dei pellegrini, che ricorrono alla Madonna della Consolazione, aumenta progressivamente al punto da non trovare posto nella Basilica.
Impressionante, poi, la folla che accompagna la sacra Effigie, portata a spalla, nella sontuosa cornice della vara, da circa 110 portatori, dal Santuario dell’Eremo alla Cattedrale.
Si rivivono, in questo commovente pellegrinaggio, i momenti più significativi della storia del popolo reggino, specie quelli meno felici (peste, terremoti, carestie, invasioni, tumulti, guerre, malattie…), durante i quali la Vergine Maria ha svolto un ruolo così premuroso e provvidenziale che il popolo reggino l’ha voluta eleggere sua Patrona e Protettrice.
Quel viso dolcissimo e teneramente materno della Vergine seduce ed incanta da sempre chiunque lo incontra, provocando emozioni indimenticabili.
Un incontro che perpetua questo coinvolgente, speciale e fruttuoso legame spirituale e umano, e che, sovente, allarga l’orizzonte dell’approfondimento e della ricerca, anche dal punto di vista storico, figurativo ed artistico, forse per un maggiore bisogno di appartenenza.
Specialisti, studiosi e semplici devoti si sono già cimentati in merito, scoprendo notizie interessanti e controverse e ipotizzandone altre da verificare.
Si è cercato, per esempio, di accertare l’epoca di realizzazione, lo stile, la postura, le dimensioni e l’autore dell’originale piccolo quadro, di cui si sa solo che si trovava nella cappelletta di Giovan Bernardo Mileto, il primo benefattore dei cappuccini, allorquando il vescovo Gerolamo Centelles li aveva invitati, nel 1532-33, a trasferirsi da Sant’Angelo di Valletuccio a Reggio Calabria, allo scopo di contribuire alla rinascita spirituale del clero e della popolazione, come viene evidenziato nelle opere, rispettivamente, di Tommaso Vitriolo (ed. 1840) e di Mons. Antonio Maria De Lorenzo (ed. 1885).
Non si conosce ancora né l’esatta provenienza e né la destinazione finale, dopo che Camillo Diano l’aveva ottenuto in dono per aver fatto realizzare una copia, con l’aggiunta – in segno di gratitudine verso gli umili frati cappuccini che con ammirevole zelo e spirito d’abnegazione servivano il popolo reggino nei loro bisogni spirituali, umani e sociali – di san Francesco d’Assisi e di sant’Antonio di Padova, corrispondente al quadro attuale, le cui misure non s’identificano con quelle riportate nei testi degli specialisti e degli studiosi, e cioè 120 cm per lato, disegnando un quadrato.
In realtà il quadro accusa cm 129,50 di larghezza e cm 135,00 di altezza, esclusa la cornice protettiva in ferro (con la cornice in ferro, infatti, esso misura cm 137,06 di larghezza e cm 143,00 di altezza).