Il ‘Fiat’ di Maria, sia anche il nostro SI
O Santa Vergine di Lourdes, che ci hai insegnato a pregare per evitare l’inferno, fa’ sgorgare dal nostro cuore, duro come una pietra, le lacrime d’una tenera compunzione affinche’ col lavacro delle macchie di peccato e con l’abbondanza del pianto, possiamo estinguere le fiamme destinate a farcene espiare le pene.
Amen. Ave Maria!
“Beata te che hai creduto!”.
È una beatitudine sulla quale dobbiamo pensare un poco anche noi.
La fede è un dono per la beatitudine, per la visione beatifica, per la gloria eterna.
E allora perché la nostra fede ci condanna a tanta fatica, a tanti problemi, a tanti interrogativi, a tanti perché avvelenati dal dubbio?
Perché anche in noi la fede non trabocca in beatitudine?
Perché anche in noi la fede non diventa la sorgente della glorificazione della vita?
Il dono della fede è parente stretto della visione beatifica, ne è la vigilia, la premessa e nel nostro dinamismo spirituale non dovremmo mai perdere di vista che la fatica del credere ha come premio la beatitudine del vedere. Si capisce allora che chi si impegna a vivere la fede come atteggiamento contemplativo, non deve arrampicarsi per la strada dei dinamismi umani, ma deve abbandonarsi a quel “non capire” che fa dire: “Signore, so di credere in te e capirò quando tu vorrai”.
Ci saranno sprazzi di luce che ci aiuteranno a capire qualche cosa, qualche dettaglio, qualche bagliore dell’eternità attraverso la preghiera, la contemplazione, l’esempio della santità della Chiesa. Ma verrà il giorno in cui vedremo e, vedendo, naufragheremo anche noi nella beatitudine di Dio perché la vita sarà trasformata.
Card. Anastasio Ballestrero, arcivescovo di Torino