San Giovanni Bosco era solito dire, con convinzione e per esperienza, che il Rosario ha la prerogativa speciale di arrecare pace e gaudio nel cuore e nella mente, e che dove si recita il Rosario, di solito, ci saranno «giorni di pace e di tranquillità».
Il Santo Rosario, infatti, si apre con i cinque misteri gaudiosi che presentano la gioia per il sublime mistero dell’Incarnazione redentrice del Verbo, che è stata la «Somma opera di Dio», come la chiamava il beato Giovanni Duns Scoto, e che noi siamo chiamati a ricordare ogni giorno al suono della campana dell’Angelus, introdotto da un altro grandissimo Santo francescano, san Bonaventura da Bagnoregio.
«Rallegrati, o piena di grazia!» (Le 1,28), dona l’intonazione giusta a tutto il ciclo dei misteri gaudiosi, che si sviluppa, poi, con l’esultanza della parente Elisabetta e del bimbo che «sussulta di gioia» nel suo grembo (cf. Le 1,44), con l’annuncio ai pastori della nascita di Gesù come «una grande gioia» (Le 2,10) cantata dagli Angeli nei cieli di Betlemme (cf. Le 19,38), con la gioia del vecchio Simeone nella Presentazione di Gesù Bambino al Tempio (cf. Lc 2,29), con il tuffo di gioia al cuore nella Madre che, ritrovando Gesù ragazzo nel Tempio, lo chiama: «Figlio!» (cf. Lc 2,48).
Come ha insegnato il papa Giovanni Paolo II, nella sua Lettera Apostolica sul Santo Rosario, con questi misteri gaudiosi, «Maria ci conduce ad apprendere il segreto della gioia cristiana, ricordandoci che il Cristianesimo è anzitutto euvanghelion, “buona notizia”, che ha il suo centro, anzi il suo stesso contenuto, nella persona di Cristo, il Verbo fatto carne, unico Salvatore del mondo».
È anche vero, però, che, dopo la caduta dei nostri progenitori, l’Incarnazione del Verbo di Dio è diventata Incarnazione redentrice, e già in questi misteri gaudiosi viene preannunciato, difatti, il dramma della Redenzione universale, particolarmente nel quarto e nel quinto mistero gaudioso: sia nella profezia del vecchio Simeone su Gesù «segno di contraddizione», con la spada che «trapassa l’anima» di Maria, (cf. Lc 2,34-35), sia nello smarrimento di Gesù a Gerusalemme, che provocò tre giorni di ricerca e tanta angoscia a Maria e a Giuseppe (cf. Le 2,44-48).
L’Annuncio dell’Incarnazione è stato il grande arcobaleno della pace e della serenità dopo la tempesta del peccato originale e di tutti i peccati del mondo intero. Dall’Incarnazione in poi, infatti, si aprono all’umanità gli orizzonti della salvezza e della vita eterna con tutti i valori della vita umana e cristiana; e il Rosario si fa appunto portatore di questa visione cristiana delle cose più grandi, come delle più piccole, sul quadrante non soltanto della storia di ogni uomo, ma anche della società intera e dell’intero universo. Il papa Giovanni Paolo II, infatti, insegna che, con il Rosario, ogni uomo fissa gli occhi nei quadri evangelici della vita di Gesù, e «contemplando la sua nascita impara la sacralità della vita, guardando alla casa di Nazaret apprende la verità originaria sulla famiglia secondo il disegno di Dio, ascoltando il Maestro nei misteri della vita pubblica attinge la luce per entrare nel Regno di Dio e, seguendolo sulla via del Calvario, impara il senso del valore salvifico. Infine, contemplando Cristo e sua Madre nella gloria, vede il traguardo a cui ciascuno di noi è chiamato, se si lascia sanare e trasfigurare dallo Spirito Santo».
La famiglia che è voluta da Dio, la verità che è luce, il dolore che salva, il traguardo finale, ossia il Regno di Dio: sono questi i valori salvifici dell’Incarnazione redentrice che il Rosario presenta a nostro gaudio e speranza, a nostro sostegno e conforto. Per sostenere questi valori cristiani perenni e fondamentali il papa Giovanni Paolo II andò a tenere anche un solenne discorso all’ONU, nel Palazzo delle Nazioni Unite, e tenne il discorso stringendo appunto fra le mani la corona del Santo Rosario.
Di fronte ai pericoli e alle minacce di rovine spirituali e temporali che incombono su tutto il pianeta terra, fra i venti di guerra e di massacri che angosciano l’umanità, i misteri gaudiosi del Rosario ispirano, al contrario, serenità e letizia, gaudio e pace. Dovremmo tutti seguire e imitare il beato Luigi Orione, che al tempo delle devastanti invasioni da parte delle armate naziste, raccomandò vivamente ai suoi figli e alle sue comunità: «Opponiamo ai cannoni i Rosari e mettiamo le mani giunte al posto di quelle che impugnano le armi».
I misteri gaudiosi del Rosario siano la nostra speranza e fiducia nel cammino verso il Regno dei cieli.
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