DALL’ARCHIVIO PAPABOYS 3.0 – Francesco dedica l’udienza all’episodio del lebbroso guarito da Gesù e rivela: «La sera prima di andare a letto prego così: “Signore, se vuoi puoi purificarmi” e recito cinque volte il Padre Nostro per ogni piaga di Gesù». E raccomanda: «Fatelo anche voi tutte le sere».
Poi rinnova l’appello ad accogliere i rifugiati
«Tanti li considerano esclusi, per favore, sono i nostri fratelli, il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lasciamoli venire tutti» Toccare il povero, un escluso, purifica dall’ipocrisia. Per questo bisogna accogliere i «nostri fratelli» rifugiati. Papa Francesco dedica la catechesi dell’udienza generale, incentrata sulla parabola evangelica del lebbroso che, rompendo le convenzioni dell’epoca che glielo impedivano, chiede a Gesù di essere purificato. E rivela anche qual è la sua preghiera prima di andare a dormire la sera: «Vi faccio una confidenza personale», ha detto davanti ai circa 15mila fedeli presenti in piazza San Pietro, «la sera prima di andare a letto io prego questa breve preghiera “Signore se vuoi puoi purificarmi (le parole del lebbroso a Gesù, ndr), e dico cinque volte il Padre nostro, uno per ogni piaga di Gesù, perché Gesù ci ha purificato con le piaghe, ma questo lo faccio io, potete farlo anche voi a casa vostra e dire “Signore se vuoi puoi purificarmi” e pensare alle piaghe di Gesù, e dire un Padre nostro per ognuna piaga, e Gesù ci ascolta sempre». Bergoglio ha poi ripreso questo invito dopo aver completato la catechesi, e ha invitato tutti i presenti a ripetere con lui per tre volte «Signore, se vuoi puoi purificarmi». Poi ha aggiunto: «Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia».
Il Papa, sulla scorta del brano evangelico, invita a non escludere i profughi, indicando la decina di ragazzi di colore, probabilmente africani, che hanno seguito l’udienza generale seduti sul sagrato, vicino alla sua sedia. «Oggi mi accompagnano qui questi ragazzi», dice indicando il gruppo di rifugiati. «Tanti pensano di loro che è meglio che se fossero rimasti nella loro terra, ma lì soffrivano tanto. Sono i nostri rifugiati, ma tanti li considerano esclusi, per favore, sono i nostri fratelli, il cristiano non esclude nessuno, dà posto a tutti, lasciamoli venire tutti». Bergoglio ribadisce che non basta fare l’elemosina ma bisogna «toccare» i poveri e gli esclusi. Nel brano evangelico della guarigione del lebbroso Gesù, sottolinea il Papa, viola la legge mosaica, che vietava al lebbroso di accedere alla città e al tempio e ai “normali” di accostarsi ai lebbrosi.
Gesù, sottolinea il Pontefice, «è profondamente colpito da quest’uomo, il Vangelo sottolinea che ne ebbe compassione, tese la mano e lo toccò e fu purificato».
Contro la prescrizione di Mosè, ha rimarcato papa Bergoglio, che ha anche criticato “l’ipocrisia delle buone maniere”, «Gesù stende la mano e persino tocca il lebbroso; quante volte – ha aggiunto – incontriamo un povero, quante volte possiamo esser generosi, avere compassione, però di solito non lo tocchiamo, offriamo la moneta ma evitiamo di toccare la mano, la buttiamo lì, e dimentichiamo che quello è il corpo di Cristo, Gesù ci insegna a non avere timore di toccare il povero e l’escluso perché Gesù è in essi, toccare il povero può purificarci dalla ipocrisia e renderci inquieti per la sua condizione». L’azione di Gesù», spiega ancora il Papa, «non cerca il sensazionalismo, ma cura con amore le nostre ferite, modellando pazientemente il nostro cuore a modello del suo, e il gesto messianico di Gesù culmina con l’inclusione del lebbroso nella comunità dei credenti e nella vita sociale: così si giunge alla piena guarigione, che trasforma il risanato in testimone e annunciatore della misericordia di Dio».
Un altro aspetto che il Papa mette in evidenza è che la supplica del lebbroso «mostra che quando ci presentiamo a Gesù non è necessario fare lunghi discorsi». Il Papa aggiunge: «Bastano poche parole, purché accompagnate dalla piena fiducia nella sua onnipotenza e nella sua bontà. Affidarci alla volontà di Dio significa infatti rimetterci alla sua infinita misericordia». E conclude: «Pensiamo a noi, alle nostre miserie… Ognuno ha la propria. Pensiamo con sincerità. Quante volte le copriamo con la ipocrisia delle “buone maniere”. E proprio allora è necessario stare da soli, mettersi in ginocchio davanti a Dio e pregare: “Signore, se vuoi, puoi purificarmi!”. E fatelo, fatelo prima di andare a letto, tutte le sere»
Redazione Papaboys