La quarta opera di misericordia è di consolare gli afflitti e i tribolati. Si hanno due sorta di afflizione d’anima e di corpo: tutte e due hanno bisogno di consolazione e di conforto. Le afflizioni dell’anima, che d’ordinario sono le più acerbe e le più penose, sono: le tentazioni che vengono o per impulso di istinti o per arte del demonio; e le angustie, le aridità, le tristezze, i tedii, le desolazioni di spirito, che, talvolta e così gravemente, opprimono le anime specialmente più timorate e pie, per cui si sentono stimolate a far atti di diffidenza e di lamento contro Dio.
Queste sono le persone più afflitte, che si devono consolare per obbligo di carità fraterna, animandole a sopportare, sempre, tutto con umiltà e paziente rassegnazione, ad esempio di Nostro Signor Gesù Cristo, il quale in vicinanza della sua passione, stando nell’orto degli ulivi, fu anch’Egli oppresso da timore, da tedio, da tristezze così forti, che cadde in agonia e sudò vivo sangue. Sulla croce poi, per meritare a noi la sua grazia, fu abbandonato, con suo immenso dolore, da tutti i soccorsi della divinità; ma tanto nell’uno come nell’altro caso, sopportò tutto con grandissima pazienza e umile rassegnazione alla volontà del divin Padre, che così lo voleva tormentato per nostro amore.
Si devono poi, per carità cristiana, consolare quelli che sono oppressi da afflizioni temporali che riguardano il corpo. Un fallimento, per esempio, ha rovinato la posizione economica di quel vostro conoscente, oppure un furto od una grandine priva quell’altro delle sue sostanze. Noi dobbiamo consolarli, mostrando che le cose terrene non sono da mettere a confronto con le celesti e, perché si stacchino col cuore da quelle, forse Dio ha permesso questa disgrazia. Un altro piange, perché la morte gli ha rapito uno dei suoi cari. Noi dobbiamo consolarlo, dicendogli ch’egli ha raggiunto quello che noi un giorno dovremo raggiungere.
E’ lecito piangere, ma si deve pensare che l’anima è andata a godere il premio che Dio le aveva preparato: ora gode del suo Dio e noi siamo ricordati da lei. Un altro si trova aggravato da penosa e lunga infermità. Consoliamolo col dirgli che questa, essendo mandata da Dio, non può che essere per il suo bene: giova alla purificazione delle colpe e a farci dei meriti per il cielo. Così andate discorrendo di ogni altra sorte di tribolati, a cui si deve dare conforto.ena.it)
Redazione Papaboys (Fonte www.novena.it)