Dio ci ha creato per conoscerlo, amarlo e goderlo per sempre in paradiso, e cioè per vivere sempre in comunione con lui. Ognuno di noi lo prega dall’intimo del cuore, perché sa che Dio, suo creatore, è un padre buono e fedele ai suoi progetti e alle sue promesse.
La settima opera di misericordia spirituale c’invita a rivolgere a Dio una preghiera tutta particolare che ci sta molto a cuore, cioè la supplica e l’intercessione in favore dei vivi e dei defunti.
Quando la nostra domanda viene fatta nella viva fede di essere esauditi, e nel nome del Signore Gesù, nostro salvatore, e secondo la volontà del Padre celeste, che vuole solo il nostro bene, allora siamo sicuri che la nostra preghiera sarà ascoltata. Come e quando non lo sappiamo, però siamo certi che Dio non delude mai, se no non sarebbe Dio. Pertanto dobbiamo ringraziare sempre anche prima di avere ricevuto la grazia richiesta. Il cristiano possiede le primizie dello Spirito Santo, dono del Padre e del Figlio Gesù, tanto che il suo corpo è tempio vivo dello stesso Spirito. Per questo egli è figlio di Dio e pertanto vive nella sicura speranza della risurrezione per la vita eterna. Già ora crediamo e amiamo così, anche se dobbiamo dibatterci, ogni giorno, nella condizione dolorosa della nostra fragilità umana. Un giorno sarà piena e felice libertà per noi e per i nostri cari.
Quando preghiamo parliamo con Dio, ci accostiamo a lui, e poiché lo facciamo con Cristo, noi stessi diventiamo “preghiera”, e siamo il “gemito ineffabile” dello Spirito Santo che in noi grida: “Abbà, Padre” (Rm 8,15). Quando preghiamo mettiamoci in sintonia con lo Spirito Santo per portare a compimento il progetto del Padre che vuole la salvezza di tutti gli uomini (1 Tm 2,4). E poiché, a volte, non sappiamo domandare quello che ci conviene, allora lasciamo che lo Spirito Santo stesso “interceda con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili” (Rm 8,26).
Redazione Papaboys (Fonte www.novena.it)