«Non è un’opera biografica su Wojtyla – spiega l’autore Avallone –, ma un modo per raccontare i valori da lui propugnati attraverso una storia fatta di tradimenti, desideri, paure, ma soprattutto sentimenti». Il musical (tutto cantato a ritmo di rock in più lingue) lega il passato raccontato nel Nuovo Testamento agli anni del pontificato di Giovanni Paolo II. Un po’ come in West Side Story
si trovano a scontrarsi due gruppi contrapposti, ma in fondo, due facce della stessa realtà: da una parte i ragazzi del Papa (tante lingue, nazionalità diverse e un cammino di fede comune) dall’altra parte i Farisei che, spiega il regista «hanno fatto di bullismo, intolleranza, droga, violenza e voglia di apparire il loro stile di vita». I papaboys sono 12, 6 ragazzi e 6 ragazze, e portano i nomi degli Apostoli. Fra di loro sarà Giuditta (Giuda) a venire tentata dalla vita apparentemente più scintillante dei Farisei e a tradire i suoi valori e ideali per fuggire con Paolo, il capo della gang di bulli. Dopo drammatiche vicende, e sullo sfondo di una piazza San Pietro in preghiera per il Papa in agonia, sarà proprio lui a convertirsi. È in quella piazza che Avallone, «sorpreso dalla folla di giovani presenti» ebbe la prima idea del musical. «Idea condivisa e supportata fortemente all’epoca da monsignor Domenico Sigalini assistente ecclesiastico generale dell’Azione Cattolica e da don Carlo Nanni rettore dell’Università salesiana». Da lì il debutto alla Gmg di Madrid. «Il bene e il male non sono contrapposti – spiega Avallone –. I ragazzi del Papa non sono santi e i Farisei non sono demoni, ma ragazzi che hanno perso la speranza. Ed è proprio ai giovani che noi vogliamo portare un messaggio di gioia e fiducia».La produzione di Wojtyla Generation che ora debutta in Italia è di gran pregio: molti tecnici arrivano da musical comeNotre Dame de Paris, mentre gli attori cantanti sono seri professionisti, come Stefania Fratepietro (Giuditta) che ha lavorato in Grease, Cats, La Divina Commedia di monsignor Frisina e con Morricone. «Questo musical per me è una sfida nuova – spiega –. Tutti noi siamo soggetti alle tentazioni, specie in una società che ti spinge verso i falsi valori. Mentre invece la maggioranza silenziosa, quella che sembra debole, grazie alla forza interiore, alla solidarietà e all’amore alla fine vince». A Brunella Platania (nel curriculum Tosca di Lucio Dalla, Jesus Christ Superstar di Fabrizio Angelini, I promessi sposi di Guardì ed attualmente in scena in Aggiungi un posto a tavola) il ruolo della «cattiva» impenitente Malfiore. «Io ero sul palco alla Gmg di Madrid. Un’emozione fortissima cantare per ragazzi che vivono profondamente i valori. E, soprattutto, cantare per Wojtyla. Avevo sette anni, ed ero in piazza San Pietro in braccio a mio padre quando venne eletto. Io mi porto ancora dentro l’amore incondizionato di quel momento».
Angela Cavini per Avvenire
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