Categorie: Finis Mundi

Alle origini di Papa Francesco. Oggi la chiesa festeggia anche Nuestra Señora de Luján, la madre dei poveri!

LE RADICI ‘SPIRITUALI’ DEL CARDINALE BERGOGLIO… Proponiamo la storia del Santuario Mariano più importante dell’Argentina a pochi chilometri da Buenos Aires. Nuestra Señora de Luján, è la Madonna a cui Papa Francesco da Arcivescovo ha rivolto tante preghiere e suppliche. Durante il suo episcopato, si è recato tante volte insieme ai pellegrini a piedi al Santuario Mariano. Trascorreva il tempo del pellegrinaggio a confessare e recitare il Santo Rosario. Mischiandosi tra la gente, come un semplice ed umile sacerdote. Durante il tragitto, ha dispensato tanta misericordia! Presento due storie per raccontare la meravigliosa storia della Vergine di Lujan: 1) Nelle sconfinate distese della Pampa, cuore dell’Argentina, la Madonna scelse di fermarsi a Luján, divenendo così per sempre la Celeste Patrona del popolo sudamericano.Verso il 1630 giunse nel porto di Buenos Aires una caravella. La guidava un marinaio che portava con sé dal Brasile due statuette di terracotta: una, raffigurante “Nostra Signora della Consolazione”, l’altra che rappresentava l’”Immacolata Concezione”. Le statuette erano destinate a un portoghese che abitava a Sumampa.

Dopo tre giorni di viaggio, la carovana diretta verso il Tucumán giunge al rio Luján, dove passò la notte. All’alba i carrettieri si dispongono per riprendere il cammino, ma i buoi, per quanti sforzi facciano, non riescono a muovere i carri neppure di un centimetro. Allora, tirano giù le casse, e i carri si muovono senza fatica. Ripetono più volte questa operazione e si accorgono che soltanto alla presenza di una cassa il carro non ne vuole sapere di ripartire. Aprono la cassa per vederne il contenuto: vi appare la piccola statua di 58 cm raffigurante l’Immacolata Concezione. Maria è rivestita di una tunica rossa e di un manto azzurro seminato di stelle, le mani sono giunte dinanzi al petto e i piedi poggiano sopra delle nuvole, tra le quali spuntano la luna e quattro testoline di Angeli. Il disegno di Dio ormai è chiaro! La statua perciò rimane in quel luogo, nell’immensità silenziosa della Pampa sudamericana, dove viene costruito il primo Santuario dedicato alla Madonna di Luján, al quale accorrono ogni anno milioni di pellegrini da ogni parte dell’Argentina e dell’America Latina.

L’Argentina, come tutta l’America del Sud, è una terra affascinante e ricca di contraddizioni, di laceranti diversità che compongono il crogiuolo di razze, culture, abitudini e sentimenti di cui è impastata. A cominciare dal suo stesso assetto geografico: dai deserti del Nord alla Cordigliera Andina, dalle cascate di Iguaçù alla magnifica Patagonia, la geografia dell’Argentina, con le sue meraviglie naturali e i suoi paesaggi mozzafiato, è varia e sorprendente. Da un lato, c’è il fascino raffinato e malinconico di Buenos Aires, la Capitale, che per il suo poeta ufficiale, Jorge Luis Borges, è eterna come l’aria e come l’acqua; dall’altro, la presenza altrettanto fascinosa della Pampa, vastissimo e pianeggiante territorio agricolo – mitica patria del gaucho – dove l’occhio si perde e dove la Santa Vergine, che privilegia sempre gli umili e i poveri della storia, scelse di porre una delle sue molte dimore nel mondo. Non c’è luogo in Argentina, nelle case, nelle stazioni, negli uffici pubblici, in cui non sia presente la caratteristica immagine della Madonna di Luján; segno evidente della diffusione del culto e della profonda devozione del popolo argentino per la Madre di Gesù. Luján è il luogo che registra la più alta concentrazione di fedeli di tutto il Paese. Vi si recano ogni anno circa quattro milioni di Pellegrini. L’8 Dicembre, in particolare, che è appunto festa dell’Immacolata Concezione, giungono moltissimi fedeli per unirsi alla celebrazione della solennità della Madonna, e durante tale celebrazione la statua della Vergine esce dalla Basilica e viene trasportata a braccio per le vie principali di Luján.

I lavori dell’erigenda Basilica di “Nuestra Señora de Luján” cominciarono nel 1890. Si tratta di una costruzione in stile gotico, con all’interno quindici altari, e bellissime torri frontali nelle cui nicchie sono collocate le statue di sedici Apostoli. Le torri raggiungono l’altezza di 106 metri; la guglia centrale e le facciate del tetto sono in placche di rame. Ma il luogo preferito dai numerosissimi Pellegrini che giungono a Luján è naturalmente la teca della Madonna, la cui parte superiore è comune con l’Altare Maggiore. L’immagine che ospita è del 1630 ed è la stessa che, secondo la tradizione, scelse come destinazione questo luogo fermando la marcia del carro diretto a Sumampa. Davanti a questa Immagine benedetta di Maria (alla quale manifestarono già la loro devozione i Pontefici Urbano VIII, Clemente XI, Leone XIII, Pio XI e Pio XII), venne a inginocchiarsi anche il venerato Santo Padre Giovanni Paolo II, nel corso della sua prima Visita pastorale in Argentina, celebrando una Santa Messa al Santuario di Luján, l’11 giugno 1982.

Papa Francesco prega dinanzi all’immagine della Madonna di Lujan



2) Nel 1630 il portoghese, Don Antonio Ferías de Sáa, proprietario di una fattoria nella località di Sumampa, della giurisdizione di Cordoba del Tucumán, chiese all’amico marinaio Juan che le portasse dal Brasile un’immagine dell’Immacolata Concezione per erigere una cappella. Dal Brasile inviarono due statuette in terracotta, imballate in due casse di legno: una raffigurava l’Immacolata Concezione ed è la Vergine che attualmente si venera nel Santuario di Luján; l’altra rappresentava la Madre di Dio, traslata poi a Cordoba. Al porto, le due scatole vengono caricate su una delle carovane dirette a Viejo e a Cordoba. È il mese di maggio. La carovana, dopo due giorni di cammino, si ferma presso il rio Luján per trascorrere la notte. Allo spuntare del sole, il cocchiere della carovana rilegò i buoi al carro, spingendoli a camminare. Ma non muovevano un passo, neppure se percossi. Pensarono di alleggerire il carico. Levarono le due casse. E i buoi ripresero a camminare. Rimisero le casse e i buoi si fermarono. È evidente che l’ostacolo erano le casse. Non mancò un’ulteriore prova: ne tolsero una e il carro stava fermo, la sostituirono con l’altra e i buoi ripresero a camminare senza difficoltà. A questo punto chiesero a Juan il contenuto delle scatole. Così la statua dell’Immacolata Concezione fu trasportata alla fattoria di Rosende, mentre l’altra proseguiva per Cordoba.  Il padrone della fattoria s’impegnò a costruire una modesta cappella, affidandone la guardia ad un suo servitore.

Nel giro di poche ore la notizia si diffuse tra il popolo e la cappella divenne meta di devozione. La statua vi rimase per oltre 40 anni. Gli affari economici, però, subirono delle perdite sia per la negligenza degli operai che per la chiusura della strada per Cordoba. In quanto, sovente, su questa strada si verificavano delle rappresaglie a causa della Cappella perché le autorità ecclesiastiche non si esprimevano sui prodigi che la Vergine compiva. Nel 1671 Doña Ana de Matos, padrona di un’altra fattoria, sempre nei pressi del rio Luján chiese a Juan Oramas di venderle la statua. Perché la sua fattoria si presentava come luogo più sicuro e più transitato. Così avvenne. Ma il giorno seguente, Doña Ana non trovò la statua al suo posto. Era ritornata nella vecchia cappella. Raccontò l’accaduto alle autorità ecclesiastiche. Si recarono sul luogo e in processione la riportarono alla fattoria de Matos. Si è giunti alla costruzione di questa Basilica dopo aver eretto una seconda cappella, terminata nel 1685, nella terra di Doña Ana. Poiché non era abbastanza capiente nel 1754 si gettarono le fondamenta del Tempio. Nel dicembre del 1871 si ebbe il primo pellegrinaggio ufficiale. L’8 maggio del 1887 l’incoronazione di Nuestra Señora de Luján, concessa da Leone VIII. E il 15 maggio si mise la prima pietra per la costruzione della basilica. Nel 1890 cominciarono i lavori. Nel frattempo, nel 1893, Luján viene dichiarata città.
Nel 1930 l’Immacolata Concezione di Luján è dichiarata Patrona dell’Argentina, Uruguay e Paraguay.




a cura di Ornella Felici

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