Orrore senza fine in Nigeria, dove altre due bambine sono saltate in aria in un mercato, uccidendo almeno tre persone. Sui media intanto si accavallano le testimonianze dei sopravissuti dell’eccidio compiuto da Boko Haram a Baga, dove uomini, donne e bambini sono stati sterminati a migliaia “come fossero insetti”, dove i soldati posti a presidio si sono dileguati come nebbia al sole e dove un uomo ha raccontato di aver percorso chilometri su un percorso disseminato di cadaveri.
Strage al mercato
Oggi il bersaglio principale dei terroristi è stato un mercato di telefonia mobile nella cittadina di Potiskum, nello stato nord-orientale di Yobe. I testimoni riferiscono di aver visto due bambine o ragazzine poco sopra i 10 anni esplodere fra la folla, come la kamikaze autrice della strage di ieri nella città di Maiduguri, che ha fatto 19 morti. Un testimone, citato dal sito dell’agenzia Bloomberg, racconta che le due ragazzine sono arrivate al mercato a bordo di un triciclo a motore: “Una di loro ha innescato e fatto detonare la sua bomba mentre l’altra, che era ancora seduta sul veicolo, ha detonato la sua”. Il bilancio è di tre morti e almeno 43 feriti.
L’eccidio di Baga
Si tratta almeno del terzo episodio in cui è stato accertato il ricorso a bambine-kamikaze: il primo risale allo scorso 10 dicembre, quando una tredicenne rifiutò di farsi detonare in un mercato di Kano e raccontò di essere stata “reclutata” dal padre per servire il “califfato” di Boko Haram. “Califfato” che i terroristi islamici intendono imporre, nelle regioni dove imperversano, attraverso una sistematica e indiscriminata “pulizia etnico-religiosa”. Così è stato in un grappolo di villaggi nella regione di Baga, nell’estremo nord-est della Nigeria, sulle rive del Lago Ciad, dove per “punire” la presenza di milizie locali di autodifesa, i cosiddetti “vigilantes”, i Boko Haram per almeno tre-quattro giorni hanno sterminato chiunque entrasse nel loro orizzonte visivo, lasciando in terra un numero di morti ancora imprecisato, ma che molti stimano essere nell’ordine delle migliaia.
La testimonianza di un sopravvissuto
“Abbiamo corso per giorni e visto cadaveri, specialmente sulle isole del lago Ciad: sono stati sterminati come insetti”, ha raccontato ai media nigeriani un sopravvissuto. “Il massacro – ha continuato – è andato avanti per giorni, i miliziani sono in agguato lungo le acque e quando vedono passare una barca di quelli che fuggono aprono il fuoco”.
Il racconto dell’orrore
I vigilantes e gli altri uomini in divisa della Multinational Joint Task Force di Nigeria, Ciad e Niger, che dal 1994 presidia la regione di confine, si sono dileguati subito, ha raccontato un altro sopravvissuto, Yanaye Grema, al quotidiano nigeriano DailyTrust online. I soldati – ha dichiarato – si spogliavano delle loro divise prima di fuggire nella boscaglia. Lui a Baga è rimasto nascosto da solo per tre lunghi giorni fra la sua casa e il muretto esterno, all’ombra di un grande albero. Dal suo fortunoso nascondiglio, Grema ha visto i miliziani islamici che “scatenavano l’inferno”. “Sentivo sono spari senza fine, raffiche, esplosioni e urla e le grida ‘Dio è grande’!” La gente che fuggiva, ha spiegato, veniva inseguita nella boscaglia e massacrata. Altri rimanevano rintanati in casa, mettendosi in trappola da soli. Durante il giorno rimaneva acquattato, la notte entrava furtivamente in casa per mangiare qualche manciata di “cassava” e bere un po’ d’acqua. Poi, lunedì, alcuni uomini armati hanno smobilitato e per i pochi miliziani rimasti è diventato più difficile rastrellare tutta la cittadina. Martedì, con il calare della sera, Grema ha deciso di lasciare il suo nascondiglio, nel timore che prima o poi sarebbe stato scoperto. Poi, ha ricordato, ha fatto un viaggio di cinque chilometri al buio fino a un altro villaggio, continuando “a inciampare su cadaveri”. Fonte: Rai News24
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