Una “comunione” tra il cuore della Chiesa e le comunità locali, non una semplice “comunicazione” di ordine pragmatico, mirata a far funzionare la macchina. E’ questo lo spirito profondo della riforma che dovrà scaturire dal processo di revisione della Curia Romana. L’auspicio è emerso dalle voci del 165 cardinali che ieri hanno terminato – con 28 interventi oltre ai 12 già contati nella mattinata di ieri – di argomentare sul lavoro di riorganizzazione svolto finora dal Consiglio di cardinali.
Semplificazione, competenza, laici
Il rapporto tra Vaticano e Conferenze episcopali, ha affermato padre Lombardi, è uno dei “sensi principali” della riforma e questa aspettativa si congiunge al bisogno, sottolineato da più parti, che le responsabilità finora di pertinenza dei dicasteri vaticani possano essere decentrate nel senso della “sussidiarietà”, conservando ciò che di efficace viene già svolto in seno agli uffici della Santa Sede e cambiando, magari destinandolo ad altri, ciò che invece sia possibile migliorare:
“Tornava il criterio della semplificazione come criterio condiviso e considerazioni sul personale, che sia un personale qualificato dal punto di vista sia della competenza, sia anche dello spirito ecclesiale, della spiritualità, della dedizione e che venga dalle diverse parti della Chiesa in modo tale che la Curia rispecchi anche la ricchezza e la varietà della Chiesa universale. Ci sono stati anche interventi che sono tornati sul tema della responsabilità dei laici e in particolare anche delle donne e della loro presenza in posizioni anche di responsabilità nella Curia romana”.
Attuare per gradi
La riforma in atto è lunga e complessa e non necessariamente – ha invocato qualcuno dei presenti al Concistoro – essa deve rappresentare una rottura rispetto alla “Pastor bonus”, che invece – è stato ribadito – contiene “elementi molto positivi e importanti” che “non vanno perduti”. Inoltre, lo stesso percorso di rinnovamento potrebbe avvenire “per parti”, come ha osservato padre Lombardi riferendo della preferenza espressa da alcuni dei porporati:
“Un certo consenso sul fatto che sia bene la possibilità di un’attuazione, anche graduale, quando ci sono decisioni o misure che sembrano mature, che possano cominciare ad essere attuate senza bisogno di attendere il completamento di tutta l’opera e che come dicevamo richiede anche un tempo prolungato”.
Il punto sull’economia vaticana
La mattinata di oggi è stata invece dominata da una ampia relazione a più voci sui temi dell’economia offerta ai 164 presenti. Il cardinale Pell l’ha introdotta, quindi – con la proiezione di “slide” accompagnata dalle relative spiegazioni – si sono susseguiti al microfono dapprima il vicecoordinatore del Consiglio dell’Economia, Joseph Zahra, che in veste di ex presidente della Cosea ha descritto lo studio condotto l’anno scorso dalla Commissione pontificia sui problemi economico-amministrativi della Santa Sede. Terzo intervento, quello del cardinale Marx sulla composizione e il funzionamento del Consiglio per l’Economia. A chiudere – prima che i quattro relatori si dedicassero a rispondere a una ventina di domande dei presenti – è stato il presidente dello Ior Jean-Baptiste de Franssu che, ha detto padre Lombardi, ha fatto il punto sulla situazione attuale e sulle sue prospettive. Molte delle domande finali, ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana, sono state in realtà degli espliciti apprezzamenti per l’impegno messo in campo nella riorganizzazione dell’amministrazione della Santa Sede nel senso “della trasparenza, della responsabilità, della integrità, della competenza” che conferiscono grande “credibilità” al cammino di cambiamento intrapreso dalla Curia Romana.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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