Categorie: Sancta Sedes

P. Lombardi: il Papa affronta i problemi della società globalizzata

Sull’intensa giornata di ieri a Santa Cruz e l’importante discorso del Papa ai Movimenti Popolari, il nostro inviato in Bolivia Paolo Ondarza ha intervistato il direttore della nostra emittente e portavoce vaticano, padre Federico Lombardi

R. – Il Papa ha affrontato i problemi della società, del mondo globalizzato di oggi, manifestando la necessità di cambiamento. L’analisi della situazione del mondo di oggi fa vedere quante ingiustizie, quante sofferenze si verificano all’interno della società, nel rapporto con la natura e con l’ambiente. Il Papa si è rivolto ai Movimenti popolari, quindi a realtà di impegno che si trovano nelle situazioni marginali o di povertà, dove si vivono le conseguenze delle cose che non vanno nel sistema politico, sociale, economico in particolare, di oggi, e si è rivolto a questi Movimenti invitandoli a essere essi stessi protagonisti creativi e impegnati di questo cambiamento di cui c’è bisogno. E qui vediamo un po’ la prospettiva caratteristica di Papa Francesco, che dice di andare alle periferie e di essere attenti alle periferie, non solo perché da lì si può valutare meglio quali siano le situazioni del mondo di oggi che non funzionano, perché provocano ineguaglianze, ma perché anche da lì può prendere il cammino un movimento capace di proporre forse creativamente anche soluzioni alternative che invece dal centro di un sistema, molto legato a un’impostazione economica fondata sul potere del denaro, non si vedono e non si riescono a inventare e a immaginare.

D. – Qualcuno ha sollevato la possibilità di una strumentalizzazione politica di questa partecipazione del Papa all’incontro con i movimenti popolari…

R. – Ma, ognuno cerca sempre di tirare l’acqua al proprio mulino, di vedere le cose dal proprio punto di vista e interpretarle in senso favorevole alle proprie posizioni o ai propri interessi. Però, il Papa non se n’è lasciato minimamente spaventare, cioè ha fatto tutto il suo discorso con grande libertà e con grande decisione e questo si è imposto per il suo valore, per la sua forza, per la sua coerenza. Quindi, è abbastanza evidente quali possano essere poi eventualmente delle strumentalizzazioni e quali siano invece letture libere e attente e aperte alla ispirazione che il Papa intende dare.

D. – Nelle mani del Papa, ora, il documento conclusivo di questo incontro mondiale dei Movimenti popolari. Quale uso ne farà?

R. – Questo dipenderà da lui. Però, certamente, questi Movimenti lo hanno preparato, questo documento, glielo hanno consegnato pensando anche ai suoi prossimi grandi appuntamenti, in particolare quello alle Nazioni Unite, perché hanno cercato di riflettere sui problemi dello sviluppo e della situazione di oggi. Ed è evidente che il Papa, rivolgendosi alle Nazioni Unite, tratterà di questo. Non sappiamo come o esattamente in quale prospettiva o con quale taglio, ma avrà ben presenti i problemi del mondo di oggi e le sfide, come del resto è stato chiaramente detto da lui anche nell’Enciclica “Laudato si’”.

D. – Un altro passaggio significativo è quello in cui il Papa ha chiesto perdono per le colpe della Chiesa contro i popoli originari, durante la conquista…

R. – Sì, naturalmente questa è sempre una tematica molto difficile da approfondire nel modo migliore, sia dal punto di vista storico sia dal punto di vista della distinzione delle vere e particolari responsabilità delle persone o delle comunità o degli Stati. Però, senza voler entrare, appunto, in distinzioni troppo raffinate, il Papa ha voluto riconoscere in modo molto chiaro  – sulla linea di quanto hanno fatto anche i suoi predecessori – che ci sono state delle colpe, delle colpe gravi, dei crimini nei confronti delle popolazioni che si trovavano nelle Americhe e che bisogna riconoscerlo, insomma, se si vuole ricostruire adesso una società pienamente rispettosa anche della diversità delle culture, della loro dignità e della dignità dei popoli indigeni. In questo senso, il fatto che un Papa latinoamericano, in America Latina, abbia voluto fare questa richiesta di perdono con tanta chiarezza, certamente ha suscitato una forte attenzione e anche forte soddisfazione da parte di chi ritiene che nella storia la mancanza di rispetto dei diritti, soprattutto per i popoli autoctoni, che sia stato un fatto estremamente grave e che continua ad avere delle sue conseguenze, e va quindi adesso pienamente superato anche con quella che Papa Giovanni Paolo II chiamava “la purificazione della memoria”.

D. – Calorosa l’accoglienza al Coliseo Don Bosco nell’incontro con i sacerdoti, i religiosi e i seminaristi…

R. – Sì, certamente. E’ sempre un momento molto intenso quello dell’incontro del Papa con i sacerdoti, con i seminaristi, con le religiose – c’erano anche tutte le religiose, che sono una forza e una presenza fondamentale nella vita della Chiesa. Il Papa ha fatto un discorso molto ricco, molto articolato, sentito molto profondamente e certamente sono occasioni di grande conforto per tutte le persone che vi partecipano.

D. – La giornata si è conclusa con la visita del Papa al cardinale Terrazas, un suo amico di vecchia data…

R. – Il Papa è sempre molto attento alle persone che soffrono e alle amicizie che coltiva, quindi ci si domandava in questi giorni, appunto, se il cardinale avrebbe potuto lasciare la clinica per andare alla casa sua, nella quale è ospitato il Papa – è ospitato proprio nella casa del cardinale Terrazas – oppure, se questo non fosse stato possibile, se il Papa sarebbe andato a visitarlo. Certo, sarebbe stato molto bello che il cardinale potesse con le sue forze recarsi dal Papa, ma questo momento di comunità e di incontro fraterno ha potuto avvenire.

D. – Padre Lombardi, anche un primo bilancio dall’arrivo di Papa Francesco qui in Bolivia con la Messa in Plaza Santa Cruz…

R. – Siamo già a un buon punto della visita del Papa in Bolivia, perché i due discorsi di ieri (mercoledì – ndr) sono quelli che si riferivano più ampiamente alla situazione della nazione, alla situazione del Paese. Il Papa ha manifestato anche il suo apprezzamento per il momento in cui si trova la Bolivia: di crescita e di costruzione di una società inclusiva, multietnica e multiculturale, e ha dato il suo incoraggiamento. E questa mattina (ieri – ndr) è stato il grande momento ecclesiale, il momento principale dal punto di vista ecclesiale: questa inaugurazione del Congresso eucaristico e quindi il senso della comunità della Chiesa che si costruisce e che diventa capace anche di esprimere per l’intera società e per il mondo il suo servizio di unità, di incoraggiamento e di speranza. Perché c’è bisogno di speranza di fronte a tante situazioni veramente difficili.

D. – Che dire della reazione così festosa, così accogliente della gente, dei fedeli?

R. – E’ un’accoglienza molto bella, molto grande: in un certo modo, abbiamo visto già in Ecuador un’accoglienza più grande di quello che ci aspettassimo e anche qui in Bolivia le cose stanno continuando nello stesso senso. E’ evidentemente la sensibilità del popolo latinoamericano che accoglie con molta gioia, con molta gratitudine il Papa che viene da questa terra e che è capace di parlare con questa Terra in modo estremamente concreto ed espressivo. Abbiamo visto anche l’omelia di questa mattina: il tipo di linguaggio, il tipo di esempi che il Papa sa fare, toccano molto profondamente il cuore e quindi suscitano poi una grande reazione positiva.

D. – Il tema della multiformità nell’unità, della pluralità nell’unità. Anche l’appello al dialogo è risuonato più volte, soprattutto ieri (mercoledì – ndr). E chiaramente ha destato molta attenzione anche l’appello che il Papa ha fatto sulla questione del mare, e quindi l’appello al dialogo per quanto riguarda questa questione…

R. – Il dialogo come metodo per affrontare le questioni aperte e che possono generare, invece, tensioni o su cui ci si può irrigidire: ecco, non ci sono questioni che non possano essere risolte se ci sono gli atteggiamenti giusti per affrontarle. Il Papa ha voluto insistere su questo, toccando anche uno degli argomenti che qui è molto caldo, come si sa, che è quello dell’accesso al mare della Bolivia. Il Papa non entra in discussioni di tipo politico, non da lui soluzioni che devono essere cercate dai responsabili dei popoli, ma incoraggia a dialogare.

A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana

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