Categorie: Pax et Justitia

Pace di Cristo in Medio Oriente e nel mondo, l’appello del Papa dalla città di San Francesco

PACEM – Da Assisi il Papa prega San Francesco: “Insegnaci a rivestirci di Cristo, ad essere strumenti di pace e ottienici da Dio l’armonia nel mondo”. Così, durante la Messa nella splendida cornice della piazza inferiore della Basilica di San Francesco, dove il Papa è giunto a bordo della macchina scoperta fermandosi più volte tra la folla festosa e colorata da migliaia di bandiere. Quindi l’ingresso nella Basilica superiore tra i magnifici affreschi di Giotto e Cimabue, e la discesa alla Tomba del Santo a cui il Papa offre un mazzo di rose. Poi la preghiera silenziosa: intorno a lui la famiglia francescana del Sacro Convento col Custode e il Ministro generale dei Frati minori conventuali. Quindi l’uscita sul piazzale per la Messa a cui ha assistito anche il capo del governo italiano Enrico Letta nel giorno della festa del Santo Patrono. Il servizio dell’inviata dlla Radio Vaticana Gabriella Ceraso:

E’ una vista mozzafiato quella che si gode dalla piazza della Basilica inferiore di Assisi sulle pendici del Subasio: da qui, l’orizzonte sembra non avere confini, ed è da qui che si leva verso l’umanità e il creato la preghiera del Papa rivolta al Santo che, incontrato Cristo, scelse di imitarlo in “modo radicale” sposando Madonna Povertà. Ma prima il Papa saluta, come fanno i frati da oltre ottocento anni, migliaia di fedeli che lo hanno atteso cantando e pregando:

“Pace e bene a tutti! Con questo saluto francescano vi ringrazio per essere venuti qui, in questa Piazza, carica di storia e di fede, a pregare insieme”.

Cosa testimonia oggi con la sua vita San Francesco? si interroga il Pontefice:

“La prima cosa che ci dice, la realtà fondamentale che ci testimonia è questa: essere cristiani è un rapporto vitale con la Persona di Gesù, è rivestirsi di Lui, è assimilazione a Lui”.

Francesco lo ha fatto a partire da quando, davanti al Crocifisso di San Damiano, si è “lasciato guardare da Gesù in Croce”. Un Gesù che in quell’icona bizantina, ricreata dalla scenografia proprio alle spalle dell’altare, sul palco ligneo, non “appare morto, ma vivo”, non ci “parla di sconfitta” ma dell’“Amore di Dio incarnato”:

“Chi si lascia guardare da Gesù crocifisso viene ri-creato, diventa una «nuova creatura». Da qui parte tutto: è l’esperienza della Grazia che trasforma, l’essere amati senza merito, pur essendo peccatori. Per questo Francesco può dire, come san Paolo: «Quanto a me non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo»”.


E allora, “ San Francesco”, prega il Papa, “insegnaci a rimanere davanti al Crocifisso, a lasciarci guardare e perdonare da Lui, ricreare dal suo amore”.

Ma Francesco, prosegue il Pontefice, è anche colui che ha accolto e vissuto la pace. Ecco la sua seconda testimonianza all’uomo di oggi. “Ti chiediamo”, invoca nuovamente Bergoglio, “insegnaci ad essere strumenti della pace”, ma quella che “solo Cristo e non il mondo, ci può dare”:

“La pace francescana non è un sentimento sdolcinato. Per favore: questo San Francesco non esiste! E neppure è una specie di armonia panteistica con le energie del cosmo… Anche questo non è francescano! Ma è un’idea che alcuni hanno costruito! La pace di San Francesco è quella di Cristo, e la trova chi ‘prende su di sé’ il suo ‘giogo’, cioè il suo comandamento: Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato. E questo giogo non si può portare con arroganza, con presunzione, con superbia, ma solo si può portare con mitezza e umiltà di cuore”.

E con la pace, “Francesco, tu che sei stato testimone del rispetto per il Creato e per ogni essere umano”, “ottienici da Dio il dono che in questo mondo ci sia armonia”. E’ questa la terza forte invocazione del Papa, che si fa monito:

“Da questa Città della Pace, ripeto con la forza e la mitezza dell’amore: rispettiamo la creazione, non siamo strumenti di distruzione! Rispettiamo ogni essere umano: cessino i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda il posto all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione. Sentiamo il grido di coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della violenza, del terrorismo o della guerra, in Terra Santa, tanto amata da San Francesco, in Siria, nell’intero Medio Oriente, in tutto il mondo”.

Ma il Papa non dimentica l’Italia: e nella festa del Santo patrono chiede che ciascuno lavori al bene comune e all’unità. All’Italia è rivolta anche la cerimonia alla fine della Messa della consegna e della benedizione dell’Olio offerto dall’Umbria per alimentare la lampada votiva sulla Tomba di San Francesco. Nei discorsi delle autorità e del presidente della Conferenza episcopale umbra, il ricordo della tragedia di Lampedusa e l’affidamento al Santo Patrono perché continui a benedire le sorti della nazione e a donarle pace e prosperità.

(Radio Vaticana)

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