Tre date sono quelle che padre Benedetto cita fin dall’inizio: il 24 agosto, il 26 ottobre e 30 ottobre. Date che dallo scorso anno abbiamo impresse nella memoria tutti, in Italia. Sono quelle del terremoto che ha spezzato il centro Italia e Norcia, dove padre Benedetto viveva con altri 15 monaci.
Il terremoto ha distrutto la basilica e il monastero. Il 30 ottobre era a San Benedetto sul Monte, e ha visto salire il fumo dalla città. “Eravamo già andati via da Norcia dalle scosse di agosto – ricorda Padre Benedetto Nivakoff, Priore dell’Ordine dei monaci benedettini di Norcia -. Vivevamo in alcune casette di legno. Abbiamo visto una gran nuvola di fumo che si alzava su Norcia. Siamo corsi in città per aiutare la gente in casa, i feriti. C’erano due persone dentro al monastero, erano lì per continuare a celebrare le funzioni. Grazie a Dio sono riusciti a scappare in tempo: appena hanno sentito la prima scossa sono corsi fuori. E un attimo dopo è crollato tutto”. La basilica di San Benedetto non c’è più. I monaci benedettini sono andati nei boschi sopra Norcia, in un luogo che non hanno scelto a caso.
Perché è stato scelto questo luogo?
Da tempo avevamo pensato di costruire un monastero in Monte. È un progetto che avevamo da anni, perché c’era prima un vecchio convento da restaurare. Avevamo pensato di costruire la nostra abbazia lì. Poi tutto è crollato. Abbiamo dormito prima nelle tende, poi in casette di legno molto rustiche e povere. Da quattro mesi ormai stiamo lavorando per costruire la prima parte del nuovo monastero. Il primo chiostro con la cappella in legno antisismico. È un’abbazia che speriamo duri nei secoli, questa sarebbe la nostra prima pietra.
Quale significato ha per gli abitanti di Norcia, la nuova cappella?
Abbiamo celebrato ad inizio giugno la prima messa aperta al pubblico, la gente ce lo chiedeva. Anche se la struttura non era ancora pronta: mancavano i vetri, le coperture, alcuni altari. Ma eravamo contenti di essere tutti insieme. Le persone che abitano a Norcia sono affezionati a noi. Ci chiedono le funzioni, la messa perché per loro è come una finestra al soprannaturale, al mondo trascendentale che purtroppo oggi è molto difficile trovare. Per ora, ogni domenica celebriamo la messa alle dieci. Quando la struttura sarà finita, torneremo con tutte e funzioni.
Cosa rimane della vostra vecchia sede?
Il nostro cuore rimane alla casa natale di San Benedetto, alla Basilica di Norcia. Per il resto però, la nostra resta una vita di preghiera, di conversione. Non conta il posto in cui ci si trova. Per il momento siamo ancora nelle casette.
Qual è il vostro obiettivo?
Intanto ringraziamo chi ci sta aiutando a mantenere la nostra presenza sul territorio. Speriamo di finire la cappella. E se Dio vuole, per l’inizio del prossimo anno, contiamo di iniziare i lavori della nuova abbazia. Lasciamo tutto nelle mani di Dio.
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Fonte www.huffingtonpost.it
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