Due santi lontani nei secoli ma vicini e molto simili nella loro spiritualità…
(Fonte sanfrancescopatronoditalia.it) In certi aspetti san Francesco e san Giuseppe sembrano “gemelli”. Ci sono in particolare quattro sfaccettature che li accomunano.
La prima, tutti e due sono stati a stretto contatto con Gesù. Giuseppe l’ha accudito, gli è stato accanto, gli ha insegnato un mestiere. San Francesco l’ha preso tra le braccia. Pensate solo all’invenzione del presepe: san Francesco che tiene il bambinello tra le mani.
La seconda, entrambi riparatori. San Giuseppe, falegname, ha riparato sedie, porte, finestre…un riparatore di cose. A san Francesco cosa viene detto? “Va’ e ripara”. E ne fa il mandato della sua vita: riparare le cose, riparare la chiesa e l’umanità, col proprio stile di vita. Essere riparatori, nel mondo di oggi in cui non si ripara più, mentre la cosa più importante è l’amore. Usiamo e gettiamo via, i sacrifici per l’amore non li facciamo più, preferiamo subito cambiare partner; non ripariamo più le cose, tanto ne compriamo un’altra.
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La terza, entrambi avevano uno sguardo profondissimo. Hanno visto dove gli altri faticano a vedere. Giuseppe ha guardato in quel bambino il figlio di Dio, Gesù. Francesco ha guardato in ogni uomo il volto di Cristo. Noi abbiamo difficoltà in questo: invece è una grazia bellissima, cioè guardare cose che gli altri non vedono. Francesco è quasi “impazzito” per questo. E’ diventato il motivo dominante della sua vita andare e guardare dove gli altri non vedevano o non volevano vedere. Si è buttato sul lebbroso, mentre tutti lo allontavano. Perché? Perché vedeva il volto di Cristo in quel lebbroso. Abbiamo un solo padre, tutti sono fratelli, perché sono figli di Dio: c’è il volto di Cristo in ognuno. Si è inventato una parola nuova: la fraternità, perché aveva capito questo segreto.
Infine, la quarta: tutti e due dei sognatori. Il sogno è stato qualcosa di importante nelle loro vite. Giuseppe – ce lo ricorda il Vangelo di oggi – sogna un angelo del Signore che gli dice di non temere e prendere con sé Maria; più avanti gli dirà di portare il bambino e Maria e andare in Egitto. Il sogno è decisivo anche nell’esperienza di Francesco, nel famoso episodio del sogno di Spoleto: “Chi vuoi servire, il servo o il padrone?”. Il sogno gli ha cambiato la vita.
C’è un’espressione di un premio Nobel, Elias Canetti, che credo possa riguardare tutti e ci dica come il sogno sia una potente medicina e in parte spiega il rapporto di Giuseppe e Francesco con i propri sogni: “L’uomo soffre a causa dei sogni. L’uomo guarisce grazie ai sogni”. Continuiamo a sognare insieme, cari amici. Buon cammino.
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