Medjugorje

Padre Ljubo: ‘Quando mi hanno detto che sarei dovuto venire a Medjugorje ho avuto paura…’

Padre Ljubo ci racconta la sua esperienza a Medjugorje

“Quando mi ha detto che sarei dovuto venire a Medjugorje ho avuto un po’ di paura…”

Fra Ljubo, vorrei riassumere in quest’intervista la tua esperienza qui a Medjugorje in questi anni. Cosa hai provato quando ti hanno detto che saresti dovuto venire?

Ero un giovane sacerdote, ordinato da appena quattro anni. All’epoca il parroco era padre Pervan, e quando mi ha detto che sarei dovuto venire a Medjugorje in veste di aiutante spirituale ho avuto un po’ di paura, mi sembrava una piccola una sfida, perché ero fresco di ordinazione e a Medjugorje ero sempre venuto come pellegrino, finché non ho maturato la decisione di diventare frate. Poi qualche volta venivo ad aiutare per le confessioni. È completamente diverso venire qui ogni tanto, perché quando vivi a Medjugorje ci sei dentro, vivi nel cuore la presenza di Maria.

Ma oltre a questo, sentivi in te anche l’entusiasmo dell’inizio?

Non ero entusiasta, perché io mi entusiasmo molto difficilmente, mi ci è voluto del tempo per abituarmi. All’inizio c’era anche fra Slavko e solo nel momento in cui è venuto a mancare ci siamo resi conto di tutto ciò che faceva. Ci siamo trovati a doverci distribuire le sue responsabilità. A me è toccata la traduzione e l’interpretazione del messaggio del 25 del mese, oltre la guida dei numerosi seminari da lui organizzati. Naturalmente mi sono dovuto “buttare”, dovevo per forza cavarmela… Da noi c’è è un proverbio che dice: “L’asino non sa nuotare, ma quando lo si butta nell’acqua allora impara”. Così anch’io ho imparato a “nuotare”!

Durante questi 7 anni sono cambiate molte cose a Medjugorje, pensi in meglio o in peggio? Guardando i pellegrini, pensi che il livello spirituale sia “in crescendo”?

Tutti dicono che qui i primi due o tre anni era come stare in paradiso, si viveva un tempo di forte entusiasmo, ma restare entusiasti per 26 anni non è reale. Anche queste fasi di entusiasmo vanno filtrate. Ci sono tuttavia molte persone che sono rimaste in cammino con Maria, e si impegnano a vivere ciò che lei ha indicato.

Parlare di qualità è un po’ difficile. Io penso che sia necessario lasciare l’entusiasmo e, con il tempo, permettere che le radici affondino, in modo che chi seriamente ha deciso di seguire il Signore possa perseverare, possa imparare a soffrire e a rimanere fedele ai messaggi di Maria. Siamo tutti in un cammino di ricerca, non è possibilevedere cosa ci riserva il futuro. È sufficiente vedere il prossimo passo da fare e procedere con fiducia: il Signore guida tutto, e tutto volgerà al bene.

Qual è il fine di Maria, dove è che ci vuole guidare con queste apparizioni?

Come Maria stessa ha detto: “Il messaggio più importante che vi ho dato è l’invito alla conversione”; in fondo questo è il messaggio evangelico, che è sempre attuale e la Madonna desidera semplicemente risvegliarci alla verità del Vangelo. Di certo lei non sarebbe apparsa se fosse tutto a posto. Le apparizioni sono proprio un segno che ci siamo addormentati, che non è tutto a posto, né nella Chiesa, né nel mondo. Per questo la Madonna, che è madre, viene, parla, consiglia e ci richiama, questo è il compito di una madre.

Intervista a Padre Ljubo Kurtovic

Ventisei anni (oggi 39 anni) e ancora deve realizzarsi quanto annunciato…

Esiste il tempo umano e il tempo di Dio. Per Dio un giorno solo è come mille anni e mille anni sono come un giorno solo. Ventisei anni sono tanti, ma sono anche pochi. I veggenti dopo tre anni dalla prima apparizione hanno chiesto: “Come mai sei con noi da così tanto tempo?”, e lei ha risposto: “Davvero vi ho già stancato?”. Maria certamente ci può stancare poiché il suo amore ed i suoi messaggi sono esigenti, ma lei fa questo per il nostro bene, perché cerca la nostra felicità, non è venuta per renderci infelici. Dio e la Madonna non ci hanno mai promesso il paradiso sulla terra: qui siamo in cammino.

Dopo la tua esperienza qui, pensi di essere cambiato interiormente? Cosa hai ricevuto, cosa hai imparato?

Stando in contatto con tutti i pellegrini, con le loro esigenze, anche noi sacerdoti ci formiamo, veniamo educati, in qualche modo riceviamo qualcosa da loro. Inevitabilmente influiamo gli uni sugli altri. Ho compreso che devo fare ancora molti passi. Io non ho mai vissuto conversioni improvvise, né sono mai caduto da cavallo come s. Paolo, in me tutto è proceduto gradualmente. Devo solo camminare.

Al di là della tua esperienza con i pellegrini, che cosa ha avuto influenza su di te?

Vivendo qui sono ancora più convinto e sicuro della presenza della Madonna!

Umanamente sarebbe più facile non vivere a Medjugorje, perché questa è una parrocchia davvero particolare. Porta con sé oltre alle grazie anche molte croci, molte sofferenze, e attraverso tutto questo una persona può diventare ancora più forte e convinta nella fede, perché nelle sofferenze si impara a pregare e se si decide a soffrire con Dio anche la sua fede diventa più pura!

Quali sono le difficoltà che voi frati incontrate a Medjugorje?

Qui viene tanta gente con problemi diversi, con sofferenze, con “spiriti” diversi… Serve davvero un buon discernimento; serve sapienza, amore, pazienza, e anche forza per rispondere, come sacerdoti, e tutte queste necessità.

Tu guidi l’adorazione davanti a migliaia di persone… Com’è stato le prime volte e tutt’ora come lo vivi? È esigente?

È difficile ed esigente ma anche molto bello, perché la forza viene dalla grazia. Nella preghiera d’adorazione io parlo innanzitutto a me stesso, in modo da introdurre le persone nel rapporto con Dio. Soltanto se io saprò essere in rapporto con Gesù potrò guidare anche gli altri verso di Lui. Prima di venire qui a Medjugorje avevo già fatto questa esperienza, ma la sente non era così tanta! Appena arrivato, ascoltavo come pregava fra Slavko. Impariamo sempre qualcosa dagli altri; posso dire di aver ricevuto molto da persone diverse.

Come carattere non sei particolarmente espansivo, spesso cerchi il silenzio schivando molte persone. Eppure sembrava che proprio per questo i pellegrini ricercassero la tua compagnia. Che cosa senti di dover dare loro?

Bisogna distinguere una cosa fondamentale: cercano me oppure cercano Gesù? Se è me che cercano allora sono ben contento di fuggire, perché dando me stesso non darei loro nulla. Qui c’è una continua battaglia, qui c’è il vero cammino verso Cristo. Però posso dire che sono in molti a cercare Gesù.

Pensi che il Festival dei giovani sia un avvenimento importante per Medjugorje?

Sì, sicuramente. Tutto è stato messo in moto da fra Slavko, che aveva molto coraggio, molta fede, ed è cresciuto alla scuola di Maria. Ha avuto il coraggio di cominciare tutto con un piccolo gruppetto di trenta o anche meno e da questo seme è cresciuto un grande albero: attualmente vi partecipano più di trentamila giovani. Non guardo questo come ad un mio merito, io mi sento davvero un servo inutile.

Cosa vorresti dire oggi di particolare a tutti i giovani che leggeranno quest’intervista?

Quello che dice Maria: “Cari figli, aprite il vostro cuore, abbandonatevi e godete di Gesù, consacratevi al mio Cuore e non abbiate paura, io sono con voi”. Anche voi giovani siate con lei e siate perseveranti in questo cammino, anche quando è difficile.

Pensi che il tuo trasferimento in un altro Convento lontano da Medjugorje sarà un passo in avanti nel tuo cammino?

Nel cuore non lascerò mai Medjugorje. Posso andarmene con il corpo ma qui sono le radici. I rami posso stare altrove… Qui a Medjugorje ho gustato la bellezza di essere sacerdote e ho visto quanto gli uomini abbiano bisogno del sacerdote, o meglio, di Gesù attraverso il sacerdote.

Leggi dunque la volontà di Dio in questo trasferimento, credi che sarà benefico per l’anima tua?

Non so come sarà, ma credo di sì. È necessario stare ad una sana distanza per vedere Dio, se ci avviciniamo troppo non riusciamo più a vederLo.

Di tutti questi anni quale avvenimento è rimasto impresso più fortemente in te?

Non ho proprio un avvenimento concreto da ricordare; posso dire che ogni incontro è stato prezioso. Ma il vedere come Dio opera nelle anime, che poi ripartono felici e piene di speranza, è la cosa che maggiormente ti riempie e ti dona l’entusiasmo di perseverare con forza ancora maggiore ed essere davvero ciò che Gesù vuole da te. Sì, quest’immagine delle persone che cercando Dio ripartono felici e rinnovate interior-mente mi accompagnerà nei giorni che mi aspettano. Penso che questa sia la cosa più bella, questo è in realtà Medjugorje.

Dovrai lasciare questa realtà per andare avanti, però la Madonna opera ovunque!

Io non lascerò qui la Madonna, la porterò con me. Lo dico sempre ai pellegrini di non lasciare qui la Madonna, la possiamo portare nel cuore, facendo concretamente proprio quello che ci sta dicendo da 26 anni. Questo è il modo migliore per essere sempre con lei e attraverso di lei con Gesù.

(Fonte ecodimaria.net – intervistato da Francesco Cavagna)

Redazione Papaboys

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