Al termine dell’intensa giornata di ieri a L’Avana, il nostro inviato a Cuba, Sergio Centofanti, ha intervistato il direttore della nostra emittente e della Sala Stampa vaticana al seguito del Papa, padre Federico Lombardi:
D. – Padre Lombardi, vediamo un poco questa giornata molto intensa. Innanzitutto, la Messa: cosa si può dire?
R. – La Messa è sempre il culmine di un viaggio pastorale del Papa, è il grande incontro con la comunità cristiana, è il momento della fede e della comunione. Tra l’altro, in questa Messa c’erano cinque bambini che facevano la prima comunione e hanno ricevuto dal Papa – cosa che non è comune – la prima comunione. Questo può essere considerato anche un piccolo segno di speranza e di indicazione di una vitalità di una Chiesa che cresce: i bimbi, i giovani che si avvicinano al Signore e possono nutrirsi di lui per costruire il loro futuro. Naturalmente, di questa Messa noi ricorderemo certo la devozione, perché è stata una Messa molto partecipata, molto serena, molto raccolta, con una bellissima omelia del Papa sul servizio che era collegata al Vangelo ma che certamente si riferiva anche al modo in cui si deve vivere insieme in una società che ha i suoi problemi, che ha tante forme di fragilità in cui quindi bisogna servire a partire dai più fragili e dai più piccoli. Nell’Angelus abbiamo avuto un forte ricordo, un forte messaggio per le trattative di pace in Colombia, che in questo periodo si svolgono a Cuba, e questo certamente significa che il Papa continua a guardare ai problemi della pace nel mondo con grande attenzione e ha dato un messaggio estremamente forte a coloro che stanno trattando, dicendo: “Non è possibile che si abbia un nuovo fallimento in questo momento di trattative”. Quindi, un incoraggiamento molto grande a camminare verso la pace.
D. – Dopo c’è stato l’incontro con Fidel Castro …
R. – L’incontro con Fidel Castro era prevedibile anche se non era nel programma ufficiale: bisognava vedere, appunto, quando e come si sarebbe potuto realizzare; ma tutti sapevano che c’era un desiderio importante del comandante Fidel di vedere il Papa, come era stato fortissimo il suo desiderio di vedere Papa Benedetto in occasione della sua visita precedente, di parlare con lui, di fargli delle domande, perché il comandante Fidel in questa fase della sua vita – certamente è una fase conclusiva, perché è una persona anziana – vive di riflessione, vive di studio e di riflessione: legge molto e quindi è anche interessato a porre domande, a poter dialogare con persone che hanno una grande esperienza. Così era stato esplicitamente con Papa Benedetto e così è stato anche con Papa Francesco. Fidel aveva chiesto a Papa Benedetto di dargli poi dei libri, di mandargli dei libri che gli potessero essere utili per le sue riflessioni, e il Papa Francesco ha preso l’iniziativa – sapendo questo, ricordando questo – di portargli già lui stesso dei libri come dono. E gli ha portato due libri di Pronzato, che è un autore cattolico, un sacerdote italiano che molti conoscono come autore fecondo di considerazioni spirituali e catechetiche; e poi, un’altra cosa significativa, un libro e due cd di registrazioni del padre Llorente, che è un padre gesuita, morto alcuni anni fa, che era stato molto vicino a Castro come educatore quando Castro, da ragazzo, andava a scuola dai Gesuiti nel Collegio di Belen. Quindi, questa evocazione del suo rapporto con un educatore che aveva toccato profondamente la sua vita in giovinezza è stato anche un pensiero molto significativo da parte del Papa. Che gli ha dato anche, naturalmente, i due grandi documenti scritti da lui recentemente, la “Evangelii gaudium” e la “Laudato si’”: la “Laudato si’” pensando agli argomenti a cui Castro si interessa, anche in questa fase della sua vita, alle grandi domande del mondo di oggi e del suo avvenire. Certamente è un documento che troverà estremamente interessante. Per parte sua, il comandante Castro ha dato al Papa un libro, anche abbastanza noto: “Fidel e la religione”, di Frei Betto, una conversazione con Frei Betto. Quindi è stato un momento di familiarità, di scambio sereno anche alla presenza di diversi membri della famiglia, e certamente un momento positivo.
D. – Nel pomeriggio ci sono stati questi due eventi molto intensi: con i religiosi e i consacrati in cattedrale e con i giovani. Il Papa ha messo da parte il testo preparato e ha parlato a braccio …
R. – Sì: per i giovani eravamo praticamente certi, anche prima, perché fa quasi sempre così. Per i religiosi, fa spesso così e l’ha fatto anche questa volta, anche perché stimolato dagli interventi veramente molto belli, molto efficaci. L’intervento sia del cardinale Ortega, sia di una religiosa che fa attività in una istituzione per handicappati mentali, sia la testimonianza del giovane che ha parlato con molta forza del desiderio di sognare una Cuba migliore, rinnovata, e dell’impegno dei giovani per un dialogo pur con le differenze che ci sono tra di loro … Ecco, sono stati interventi che hanno stimolato il Papa: ha trovato in questi interventi introduttivi una materia più che sufficiente per reagire con suoi pensieri che in parte gli sono abituali, con questi uditori, ma che certamente erano molto pertinenti anche agli interventi che aveva ascoltato. Con i religiosi ha parlato di povertà, ha parlato di misericordia, ha parlato di perdono, ha parlato della umiltà di Cristo che serve gli altri a partire dai piccoli e dai poveri. E per i giovani ha parlato del “sognare”: sognare in senso positivo, di avere grandi ideali, di non avere paura di cercare di fare grandi imprese per il bene comune del proprio Paese. E farlo, però, in dialogo con gli altri: non da soli, ma accompagnandosi con gli altri, sempre nello sfondo di questa cultura dell’incontro che è un po’ una caratteristica di Papa Francesco che vede, appunto, il dialogo e l’incontro con l’altro, con le persone concrete più che con le idee o con le ideologie, ma con le persone concrete, la possibilità di costruire un cammino comune orientato al bene comune, orientato alla crescita della persona, alla sua dignità, al rispetto dell’altro anche se si hanno prospettive, esperienze, ideologie differenti.
D. – Il Papa è contento?
R. – Certamente … c’è qualche momento in cui può sentire la fatica, anche perché un giorno come questo è stato estremamente intenso. Però, lo vediamo reagire sempre con un’energia straordinaria: quando ha fatto questi due discorsi a braccio, abbiamo sentito la forza spirituale e anche fisica e morale che lo trascina in questo suo ministero attraverso il mondo.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana