Domani mattina, prima di congedarsi dallo Sri Lanka e volare verso le Filippine, Papa Francesco si recherà in preghiera nella Cappella dedicata a “Nostra Signora di Lanka” a Bolawalana. Per un bilancio del viaggio del Papa in questo Paese, a partire da alcuni avvenimenti non previsti, ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Silvonei Protz per la Radi Vaticana:
Incontro del Papa con l’ex presidente
R. – Sono stati tre avvenimenti semplici, ma significativi, che si sono aggiunti – come spesso avviene – al programma. Il primo è stato la visita di cortesia dell’ex presidente, con suo fratello, che era anche un ministro del governo precedente, e con le rispettive mogli. Siccome questo ex presidente era lui che aveva invitato il Papa a venire in Sri Lanka, era anche giusto e normale che desiderasse salutarlo e dargli un saluto di gratitudine per essere venuto e il suo compiacimento per la buona riuscita della visita. Quindi una visita di cortesia, molto semplice, abbastanza breve, ma che dà un senso anche di armonia, di serenità per il fatto di questo cambiamento che probabilmente non molti prevedevano. Si è svolto in modo così pacifico e così rispettabile, che è un segno certamente di maturità anche per la democrazia e per il Paese dello Sri Lanka e dei suoi responsabili: quindi questo incontro credo che sia un elemento per la popolazione dello Sri Lanka che in gran parte avevano votato anche per questo presidente. Un segno positivo.
Visita in un Tempio buddista
D. – C’è stato un incontro anche in un tempio buddista?
R. – Sì. Il Papa aveva incontrato all’aeroporto un autorevole rappresentate di una delle organizzazioni buddiste, che gli aveva detto che desiderava vederlo e che desiderava incontrarlo. Questo personaggio era anche venuto all’incontro interreligioso di ieri, insieme a tutti gli altri monaci buddisti che erano presenti. Il Papa ha colto la possibilità di questo tempo di questa sera per fare una rapida visita al centro, in cui c’è anche il tempio e anche la sala religiosa di preghiera di questa comunità buddista. E’ stato accolto con grande familiarità. Gli è stata spiegata bene la realtà di questo luogo di preghiera e gli è stato mostrato lo Stupa, che contiene reliquie e che è uno degli oggetti sacri che tengono nel tempio, davanti alla statua di Buddha; e lo hanno anche aperto per il Papa, cosa che avviene – sembra – una sola volta l’anno. Quindi è stata una apertura eccezionale in segno di rispetto, di onore, di amicizia per questa grande autorità religiosa che li ha visitati. Mentre aprivano questo contenitore delle reliquie, alcuni giovani monaci che era lì presenti – hanno recitato un canto, una preghiera con molta naturalezza e semplicità. E’ stato un momento breve, ma significativo della naturalezza vorrei dire, dello stile familiare con cui il Papa porta avanti i rapporti con le persone, anche delle altre religioni. E’ un po’ la sua cultura e pedagogia dell’incontro personale che fa andare avanti poi delle grandi cause come quella del dialogo interreligioso. Anche in questo caso lo abbiamo notato. Devo dire che questo personaggio buddista aveva lì esposta una bella fotografia con Papa Benedetto XVI: quindi si vede che è una persona che coltiva il dialogo con le altre religioni ed era stato in Vaticano in occasione di una udienza. C’era una bella foto sua, del 2007, con Papa Benedetto XVI… Quindi non era una persona nuova al rapporto amichevole con i cattolici.
L’abbraccio con i vescovi del Paese
D. – Il terzo evento di questo pomeriggio…
R. – Il Papa ha voluto andare, perché non c’era andato ieri, all’arcivescovado. Era in programma ieri mattina, poco dopo l’arrivo, una visita all’arcivescovado per un incontro con tutti i vescovi del Paese e il pranzo con loro: in realtà, poiché il viaggio era stato lungo e sotto il sole, il Papa era stanco e il tempo era ridotto, aveva preferito riposare per essere poi invece in forma per gli incontri del pomeriggio. Cosa che, infatti, è avvenuta… Ma questa sera, che il Papa stava molto bene al termine della giornata e allora ha voluto recuperare anche con un atto di amicizia, di simpatia questa visita ai vescovi. In realtà i vescovi stavano tornando da Madhu, dal nord del Paese, e avevano avuto dei problemi perché erano partiti tardi e c’era già l’oscurità e quindi sono arrivati con ritardo: sono loro, questa volta, che hanno fatto aspettare il Papa… E’ stato un incontro breve, ma cordiale e simpatico.
D. – Una chiacchierata?
R. – Sì, il Papa ha detto due parole e ha anche spiegato il senso di questa canonizzazione, che per lui aveva molto il significato dell’evangelizzazione, perché Vaz è una bellissima figura di evangelizzatore.
Canonizzazione di Giuseppe Vaz
D. – Tornando con queste parole all’inizio della giornata del Santo Padre, il grande momento della celebrazione eucaristica e la canonizzazione di Giuseppe Vaz…
R. – Sì, questo era evidentemente l’evento centrale dal punto di vista pastorale di questa visita. E non ha deluso. Tra l’altro è stato preparato pastoralmente veramente molto bene qui dalla Chiesa locale, con una lunga veglia la sera precedente; e con le confessioni, perché hanno fatto tutta una serie di confessionali tutti attorno all’area della preghiera, che sono stati frequentatissimi sia ieri sera durante la veglia, sia questa mattina prima della celebrazione… Il che vuol dire che la gente si è preparata pregando e – diciamo – con un atteggiamento spirituale di attenzione, di accoglienza, di riflessione.
La colletta dei fedeli e il dono del Papa
D. – Alla fine della celebrazione, i doni: il dono dello Sri Lanka, dei fedeli al Santo Padre…
R. – Il cardinale ha detto una cosa bella. Ha detto: “Noi siamo un Paese povero, però anche noi vogliamo aiutare la carità del Papa”. E quindi ha dato al Papa un assegno di 70 mila dollari, raccolti dai fedeli. Raccolti dai fedeli proprio come segno di attenzione a questo impegno del Papa per i poveri. La solidarietà fra i poveri, tramite la figura del Papa. E il Papa ha dato al cardinale un antico documento, molto interessante, che riguarda la storia della Chiesa dello Sri Lanka: un decreto del re di Kandy, che era il re buddista al centro dell’isola, che autorizzava il superiore della Congregazione dell’Oratorio del tempo, quella di San Giuseppe Vaz, ad annunciare il Vangelo, a costruire chiese e autorizzava i buddisti del suo regno a convertirsi anche al cristianesimo. E questo alla fine del Seicento. Questo documento è scritto, è inciso su una piccola lastra di rame ed era stato portato da un arcivescovo del Ceylon al Papa Leone XIII. I vescovi dello Sri Lanka si ricordavano che esistesse questo documento e desideravano averlo anche qui, perché è così importante per la loro storia. Quindi hanno chiesto di poterlo riavere: è stata fatta una copia perfetta, che è stata donata a loro questa mattina. E’ un dono che si inseriva molto bene nel contesto della storia dell’evangelizzazione di Vaz ai suoi tempi nel Regno di Candy.
Il Papa nel Santuario di Madhu
D. – Il pomeriggio il Santo Padre si sposta a Madhu, al Santuario di Madhu. Giovanni Paolo II non è potuto andare, Paolo VI non è andato… Il primo Pontefice che arriva in questo simbolo di riconciliazione – possiamo dire – del popolo dello Sri Lanka…
R. – Più che un simbolo di riconciliazione è un santuario mariano, un santuario mariano amatissimo. Ora c’è questa cosa straordinaria di chi conosce la profondità della spiritualità mariana nella religiosità cristiana, il santuario è agente di riconciliazione, perché è il luogo dove tutti vanno: anche se sono diversi fra di loro sono attratti dall’amore della Madre comune e vanno da Lei per esserne protetti, per confidarsi, per essere consolati, per essere illuminati. E la Madre porta ad incontrare suo Figlio ed è fonte di consolazione e di pace. Ecco, quindi, è la figura di Maria che unisce. Si tratta di capire questo: non è che uno dice “allora, andiamo a fare un atto di riconciliazione in quel luogo”. Ma “andiamo in quel luogo perché vogliamo tutti bene alla Madonna e naturalmente così ci sentiremo più vicini e capaci di riconciliarci”. Questo è poi il luogo dove il Papa può fare un discorso come quello che ha fatto, che – a mio avviso – era il più impegnativo di questi giorni, sul tema della riconciliazione, perché è quello in cui ha parlato esplicitamente anche del perdono, del chiedere e del dare perdono. Qui siamo un po’ al cuore del messaggio cristiano, del messaggio evangelico e qui si arriva a sanare le radici poi del male, del conflitto, del peccato e della divisione. Quindi non c’era altro luogo migliore di questo per poterlo fare, perché è il luogo dove spontaneamente vanno tutti, i cristiani, i cattolici, i tamil e i singalesi, buddisti, induisti; vanno da una Madre comune, da una figura che sentono protettrice, consolatrice e capace quindi di fare il bene dell’intero popolo.
Francesco abbraccia la statua della Madonna
D. – Due momenti interessanti anche di Madhu: il Santo Padre che dona la corona, dona il Rosario e anche a lui è stata regalata una immagine della Madonna; il Santo Padre ha abbracciato, come ha fatto anche con la Madonna in Brasile, come a dire: “Vieni con me”, con una espressione molto bella.
R. – Sì, il Papa vive in prima persona la religiosità popolare cristiana e mariana in particolare. E la esprime con dei gesti molto semplici, come sono naturalmente il baciare l’immagine; fare un atto di venerazione; un dono, come ha fatto oggi, mettendo al collo della Madonna la corona, il Rosario… E poi quando gli danno un’immagine, lui se la tiene in braccio, con un atteggiamento così, diciamo molto confidente, affettuoso, che esprime di per sé proprio un suo atteggiamento del cuore, per cui l’immagine sacra dice la realtà che l’immagine manifesta, cioè la Madonna, la Madonna con il Bambino sono così vicini e presenti al suo cuore e alla sua mente.
Straordinario contributo del Papa, superiore alle aspettative
D. – Padre Lombardi, per concludere: questi due giorni intensi in Sri Lanka…
R. – Il Papa ha dato veramente un contributo assolutamente straordinario, direi molto superiore a quello che uno potesse immaginarsi. Aiutato anche da una circostanza in qualche modo inaspettata, che è il fatto che queste elezioni, che erano così temute, si sono svolte poi nella pace e in qualche modo con il cambiamento hanno aperto delle speranze, che fanno pensare che anche nella vita concreta di questa società, questi messaggi, queste parole del Papa di riconciliazione, di costruzione comune di una nuova società riconciliata, possano diventare realtà. E questa è una cosa molto bella e noi speriamo che avvenga. La Chiesa si è dimostrata molto attiva, presente, capace di una preparazione pastorale profonda di questi eventi. Quindi credo che la Chiesa sarà anche capace di portare avanti l’eredità di questo viaggio e dei messaggi che il Papa le ha affidato per il bene della società nel suo insieme.
Papa molto contento del viaggio
D. – Il Papa è contento del viaggio?
R. – Certo che è contento! Molto contento! Lui la vive come una grazia di Dio e sente molto l’aiuto della Provvidenza che gli dà le forze per fare delle cose che normalmente una persona della sua età non riuscirebbe a fare e anche gli dà le occasioni di incontrare persone, popoli in una forma così positiva che apre il cuore alla speranza.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana