Di santi, beati e servi di Dio che, nel corso della loro breve o lunga vita, hanno combatutto con tenacia il demonio abbiamo numerose testimonianze: San Pio, San Leopoldo Mandic, San Paolo della Croce, Padre Candido Amantini, San Vicinio, Santa Faustina Kowalska, Madre Speranza e via discorrendo.
Essi, in virtù delle vittorie conseguite in vita contro il nemico infernale, sorretti dalla Grazia santificatrice, vengono soventemente invocati durante esorcismi o preghiere di liberazione affinchè, tramite permissione divina, possano intervenire per alleviare la pena del posseduto.
Proprio a tal riguardo, da qualche anno Padre Cipriano De Meo, cappuccino e decano degli esorcisti italiani, ha posto in risalto nel suo libro “Il divino e l’umano nel mio apostolato di esorcista” (2006) la figura di Padre Matteo d’Agnone, frate del XVI secolo oggigiorno dimenticato dai più, ma grandemente odiato dal demonio che ne parla così:
È vestito di Dio, è un’ammasso di penitenze e di virtù, mi sento soffocare alla sua presenza!
Egli nacque 30 novembre 1563 ad Agnone nell’Alto Molise, nell’attuale provincia di Isernia, in una famiglia grandemente religiosa. Crebbe in un ambiente sereno, passando un’infanzia tra chiesa e famiglia: sin da piccolo dimostrava interesse per la vita religiosa giocando a fare il predicatore.
Risale tuttavia alla sua adolescenza un episodio drammatico che segnò profondamente tutta la sua vita futura; mentre un suo amico gli mostrava un giorno una pistola che egli aveva nascostamente sottratto a suo padre, partì accidentalmente un colpo, che lo uccise. Sebbene innocente, il futuro padre Matteo fu costretto a lungo a nascondersi e a fuggire a Napoli.
Fu proprio nella città partenopea che il giovane iniziò gli studi di filosofia e medicina, frequentando la casa dei padri gesuiti tra i quali aveva trovato il suo direttore spirituale.
Tramite consiglio d’un suo amico del cuore, che poi divenne frate col nome di Tommaso da Trivento, scelse la vita rigida e austera dei cappuccini: verso il 1579 inizò dunque il noviziato a Sessa Aurunca.
Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1587 a Bologna, e proprio a Bologna nel periodo di preparazione alla sua ordinazione, si verificò l’episodio “rivelatore” dello straordinario carisma di liberazione dal demonio ricevuto da Dio e che avrebbe fatto di lui uno degli esorcisti più rinomati.
Mentre un giorno, infatti, egli se ne stava come al solito raccolto a studiare e a meditare nella sua povera celletta francescana, nella chiesa attigua, e a sua insaputa, alcuni padri stavano compiendo un esorcismo su un’ossessa; l’ennesimo di una lunga serie per quella poveretta, poiché il maligno opponeva una strenua e feroce resistenza alla preghiera della Chiesa. A quel punto, però, il demonio costretto dalla Potenza di Dio, ammise: ”Se volete che me ne vada, deve venire qui a pregare fra’ Matteo d’Agnone, la cui umiltà io non posso sopportare!”.
Quando vennero a chiamarlo rifiutò di seguirli, pensando a un inganno diabolico. Ma per ordine del superiore fu costretto a recarsi in presenza dell’ossessa e subito il demonio esclamò: ”Eccolo… che vuole questo Fra Matteo da me? Io non posso più soffrire di vederlo ”. E lo spirito immondo fuggì via in quell’istante, lasciando libera la donna.
Fu questo l’inizio di una lunga carriera di esorcista, per cui si calcola che, in tutta la sua vita, il santo cappuccino abbia liberato non meno di 650 indemoniati.
Ma i carismi di Padre Matteo non riguardavano solamente la potenza sui demoni: egli possedeva il dono della profezia e di discernimento spirituale, nonchè una grazia di una profonda preghiera che spesso lo rapiva in estasi e una carità delicatissima con i poveri e ammalati. Intorno a lui, proprio grazie ai suoi carismi, fiorì ben presto una spiritualità e devozione popolare.
Egli fu inoltre un dotto letterato – anche grazie al suo maestro, il famosto teologo Pietro Trigoso da Calatayudl – le cui opere si concentravano particolarmente sulla passione del Signore e sulla Vergine Immacolata.
Padre Matteo, ben quattro secoli prima dell’ufficiale pronunciamento di Dogma, sosteneva l’Assuzione in Cielo della Madonna come verità di fede, aggiungendo a riguardo: “colui che nega l’assunzione della Madonna è della stirpe del serpente; chi vi crede è figlio di tanta Madre“.
Tuttavia, accanto alle grandi grazie che il Signore gli donava, ebbe anche da sopportare grandi sofferenze fisiche ed attacchi diretti del diavolo, il quale per il resto di tutta la sua vita lo disturbò.
Tre mesi prima di morire fu assegnato al convento di Serracapriola, nella provincia di Foggia, ed i frati di quel convento lo accolsero con il canto del “Te Deum“.
Morì santamente il 31 ottobre 1616, la sua tomba è tutt’oggi conservata presso l’altare della Chiesa “Madonna della Grazie“, nel convento dei Cappuccini della stessa città.
La lotta con Satana
Molte sono le testimonianze di guarigioni o intercessioni da parte d’indemoniati o semplici fedeli, alcuni dei quali si recano direttamente nei pressi della tomba del frate in questione per ricevere sollievo spirituale e fisico.
Altri, stando alle testimonianze dirette, sperimentano giovamenti al solo contatto con l’immagine di Padre Matteo.
Padre Cipriano, grandemente devoto al cappuccino d’Agnone ed avendo registrato le rivelazioni del demonio durante gli esorcismi, sottolinea più volte il feroce odio del diavolo nei suoi confronti, odio che infervora Satana ancor di più riguardo la causa di beatificazione:
Matteo mi è antipatico perché puzza di Cristo!… è puzza di beatitudine, di santità, ed io non lo sopporto…non voglio sentire parlare di colui che mi potrebbe provocare grossi danni se gli dai man forte. Tu non lo devi far conoscere a nessuno.
(…) Quel morto è molto pericoloso, più pericoloso di quando era vivo; e lo sarà ancora di più se quella causa andrà avanti e se quel maledetto verrà glorificato per colpa tua!
Particolare interesse desta la “contesa” concernente la data della morte di Padre Matteo: trattasi difatti del 31 ottobre, in tempi moderni considerata festa di Halloween, e trasformata proprio dall’umile frate nel simbolo della sua lotta contro il male sino all’ultimo respiro:
Questa festa è stata profanata dalla morte di quello lì! un rompiscatole che ha rotto la festa ai miei seguaci, ma loro continuano a farla anche oggi… Non è morto ma è vivo e mi da fastidio e me ne darà ancora se lo invocheranno. Non voglio che imitino il suo maledetto apostolato, la sua maniera schifosa di mandare avanti i piani di Dio… è venuto a rovinarmi la festa [di Halloween], doveva morire proprio in quella notte?!
Tu [Padre Cipriano] potresti morire in anticipo se porti avanti la causa di beatificazione di Padre Matteo da Agnone… padre Matteo è un vangelo vivente, mandalo via, non voglio più sentirlo… perchè è venuto a rompere proprio durante la festa dei miei seguaci?!
Redazione Papaboys (Fonte veniteadme.org)
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