Testimonium

Padre Paris: io e la Sla, ecco perché ho amato la vita fino all’ultimo respiro

«Ora che posso solo sognare ad occhi aperti e col cuore che batte capisco che la vita non è con i piedi per terra che ti obbligano a pensare solo a quello che vedi perché in questo modo ti perdi il bello della vita con la “V” maiuscola, pertanto ringrazio il Signore che mi ha regalato questa SLA…vina» sono le ultime parole scritte da padre Modesto Paris – morto nella notte tra il 30 e il 31 maggio nell’ospedale “Villa Scassi” a Genova – ai suoi ragazzi, ai giovani del movimento Rangers da lui fondato nel 1984 al Santuario della Madonnetta a Genova, agli amici di una vita intera fatta di gioia ma anche di sofferenza.

Due anni fa a padre Modesto Paris avevano diagnosticato la Sla, sclerosi laterale amiotrofica, a cui lui si è sempre riferito in modo scherzoso chiamandola Slavina, una slavina che secondo le intime parole che gli ha rivolto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova porterà tante vocazioni alla Chiesa. Anche il presidente della Cei, il cardinale Gualtiero Bassetti ha ringraziato a nome di tutta la Chiesa padre Modesto per il suo «impareggiabile servizio al valore della vita».

Padre Modesto sino alla fine aveva scelto di vivere, anzi di celebrare il valore della vita arrivando a rifiutare la sedazione: «Non mi voglio arrendere – aveva sempre ripetuto padre Modesto, prima di morire -. Se potessi ancora parlare ripeterei a gran voce le parole di papa Francesco: “Il dolore è dolore, ma vissuto con gioia e speranza ti apre la porta alla gioia di un frutto nuovo”. Non potendo urlare lo scrivo sul tablet che mio fratello Andrea sorregge. Uso tre dita della mano destro. L’unica parte di me che ancora riesco a muovere. Oltre agli occhi».

Padre Modesto: ecco perché ho sempre detto sì alla vita
«I medici sono stati chiari: mi hanno detto che solo il 15 per cento delle persone nelle mie condizioni decide di continuare a lottare. Il mio sì alla vita, nonostante le statistiche, è stato però immediato – aveva spiegato padre Modesto Paris in un’intervista rilasciata a Panorama -, senza esitazioni. E non solo perché sono un uomo di fede, frate agostiniano scalzo, ordinato sacerdote 33 anni fa da Papa Giovanni Paolo II. L’ho fatto perché amo la vita in ogni sua sfaccettatura. Ho puntato tutto il mio sacerdozio sull’esempio».

Per dare l’esempio e offrire una testimonianza gioiosa del Vangelo padre Modesto si era impegnato, già nel 1984, – seguito da un gruppo di cinque giovani, tra cui anche il giornalista Guido Castellano a cui ha rilasciato la sua ultima intervista per Panorama – fondando il movimento Rangers. In trent’anni vi si sono avvicinati migliaia di ragazzi, indossando al collo il fazzoletto promessa simbolo di appartenenza al gruppo e partecipando a riunioni, gite, bivacchi, campeggi estivi e invernali. Ma anche a recite, spettacoli e musical, vivendo a pieno lo spirito del Vangelo e trasformando il gruppo in una «famiglia allargata» unita da una fede viva aperta e gioiosa.




E una seconda volta, nel dare l’esempio di una fede gioiosa e al servizio degli altri il sacerdote aveva scelto di fondare anche un altro movimento nazionale, Millemani per gli altri: associazioni di adulti di ogni età che si riuniscono e organizzano attività con un obiettivo comune: aiutare il prossimo. In 30 anni, accanto al religioso e ai fondatori, si sono alternate decine di persone che, a turno, hanno «tirato» il gruppo senza guardare le lancette dell’orologio. Facendo un lavoro ottimo. E seguendo un motto, «Chiamati a trasformare il mondo», che potrebbe riassumere tutto l’agire non solo dell’associazione Millemani per gli altri, ma anche di padre Modesto Paris che ha trasformato tutta la sua esistenza, compreso l’ultimo tratto finale, in un inno alla vita.

Il funerale di padre Modesto Paris viene celebrato giovedì 1° giugno, alle 11.30 a Genova, al Santuario della Madonnetta, e sabato 3 giugno alle 14 a Rumo (Tn), suo paese natale. Venerdì 2 alle 18 nella chiesa di Santa Rita a Spoleto viene celebrata una Messa di suffragio.




Fonte www.avvenire.it/Ilaria Solaini

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