Una giovane signora, che diceva a padre Pio di essere continuamente umiliata dalla famiglia del suo sposo, al termine della Confessione si sentì dire dal Santo confessore pieno di dolcezza e comprensione: «Hai il cuore pieno di odio per i parenti di tuo marito. Ne avresti motivo, perché hai ragione tu, ma per amore di Dio devi perdonare» […].
Anche per S. L., insegnante – la quale aveva subìto una grande ingiustizia che aveva segnato tutta la sua vita –, c’è stata comprensione ed accoglienza da parte del Padre, ma in modo del tutto particolare.
Nel 1956 andò a San Giovanni Rotondo, ma era un po’ scettica nei riguardi di padre Pio; vedendo che le donne facevano toccare le corone del Rosario al confessionale, dove il Santo svolgeva il suo apostolato, disse: «È feticismo». Ma subito dopo aggiunse come una preghiera: «Signore, se veramente questo frate è un santo, dammi un segno».
La notte alle 2.30 si svegliò sentendo un intenso profumo di rose. Si domandò donde potesse provenire: con lei non aveva nessuna boccetta di essenza odorosa e sul comodino c’era solo la cicca che aveva spento prima di addormentarsi.
La mattina volle controllare se ci fosse un roseto nell’ambito della pensione che la ospitava. Niente! Recatasi in chiesa, si confessò da padre Pio, accusando per primo il peccato che le pesava di più sulla coscienza: «Io maledico la mamma del mio ex fidanzato, perché è stata causa della rottura del possibile matrimonio».
Padre Pio le gridò: «E chi sei tu, per giudicare? Quando ti sarai pentita tornerai qua». E le sbatté in faccia lo sportello del confessionale.
Ritornata in albergo in preda ad una crisi isterica cominciò ad inveire: «Che santo è questo, che a me danneggiata non dà una parola di sollievo!? Aspettavo conforto ed ho trovato giustizia!». E continuava su quel tono. Ma più passava il tempo e più aumentava la rabbia. All’improvviso avvertì un’ondata di profumo di viole. Tacque. Chiese poi alle altre amiche se lo sentissero; risposero di no. Si rese conto allora che padre Pio le stava vicino, nonostante la durezza dimostrata.
Nel giro di un mese cominciò a calmarsi. Ma con l’andar del tempo constatò con sua meraviglia che nel suo cuore non c’era più traccia di odio. Dopo un mese tornò a San Giovanni Rotondo ed il Padre le diede l’assoluzione.
Il Santo in confessione insegna anche il metodo che ci mette nelle disposizioni giuste per poter perdonare […]. Chiese un giorno ad un penitente: «Tu sai fare l’esame di coscienza?».
L’altro non fu pronto a dare la risposta, ed il Padre continuò: «Vediamo. Se uno ti fa un torto, come ti comporti?».
Rispose: «Mah! Padre, io da prima reagisco, poi mi pento e mi sforzo di perdonare». «Tu sei in errore, figliolo. Se uno ti fa un torto, mentre subisci il torto devi avergli già perdonato, senza reagire: il perdono, dopo aver reagito, è tardivo».
Che il Padre avesse la predisposizione al perdono ce lo mostra una testimonianza. Cleonice Morcaldi ricorda che negli anni ’20 – durante il periodo in cui da parte di certa gente del posto si facevano arrivare a Roma voci calunniose sul conto di Padre Pio – un professionista di San Giovanni Rotondo, di ritorno dalla Capitale, ove era andato per accusare il Santo, si recò in convento. Un frate, che era addentro alle cose, quando lo vide, avrebbe voluto impedirgli di avvicinarsi al confessionale della sacrestia, dove il Padre stava confessando. Ma il Santo disse al suo confratello di lasciar passare il dottore. E, quando questi gli fu vicino, chiamandolo per nome, esclamò: «Eh! Quanto tempo sei stato fuori!… Diamoci un abbraccio!». E lo abbracciò davanti a tutti.
Il Padre metteva nella sfera dell’odio anche l’antipatia, avversione istintiva ed immotivata. In confessione una donna gli disse: «Padre, faccio fatica a salutare gli antipatici». E padre Pio pronto: «Anche i pagani fanno così».
Padre Marcellino IasenzaNiro,
“Il Padre”. San Pio da Pietrelcina.
La missione di salvare le anime,
pp. 190-193