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Padre Pio ci ricorda : ‘Il nemico non dorme mai!’. Vinciamo con la preghiera la battaglia contro le tenebre.

Ha scritto Padre Pio: «Figlio mio, il nemico non dorme. Bisogna stare all’erta con la vigilanza e con la preghiera. Con la prima lo avvistiamo, con la seconda abbiamo l’arma per difenderci.»
Il Concilio evidenziò chiaramente la drammaticità della presenza di Satana tra gli uomini. Dai documenti presi nel loro insieme, si ricava esplicitamente che nessuna realtà tocca l’esistenza dell’uomo in maniera così profonda come quella del Male.

Il Concilio diede per «scontata» l’esistenza di Satana. E in questo modo confermò la dottrina tradizionale e affermò che l’opera salvifica di Gesù è diretta sostanzialmente contro il demonio e che quindi il Maligno è un protagonista di primissimo ordine della storia.
Sono sei gli insegnamenti che si possono dedurre dai diciotto passi dei documenti del Concilio Vaticano Il nei quali si parla di Satana:

1. La storia del mondo è caratterizzata da una drammatica lotta contro le potenze delle tenebre.

2. Quando l’uomo ignora Dio e, peggio, quando dopo averlo conosciuto lo rifiuta, vive tristemente in questo mondo. E l’uomo è spinto dal Maligno a dimenticare Dio o a toglierlo dalla propria vita.

3. Solo una persona ha realizzato la vittoria su Satana ed è Maria, la madre di Gesù. Maria ha sempre collaborato attivamente all’opera della Redenzione e, in previsione di questa sua disponibilità, è stata sottratta alla colpa originale e, in seguito, preservata dalla corruzione della carne.

4. Con la sua incarnazione, passione e morte, Cristo ha operato la salvezza degli uomini, liberandoli da tenebre, peccato, morte e da Satana.

5. La Chiesa continua l’opera di Cristo tra i popoli combattendo spiritualmente e moralmente «le forze avverse a Dio», trasformando il male in bene, e in questo modo glorifica Dio e confonde il demonio.

6. Il cristiano che crede nella vita futura, nella gloria eterna, deve impegnarsi in opere di bene: vigilare contro «gli agguati del diavolo», lottare contro i «dominatori di questo mondo tenebroso» e contro gli «spiriti maligni».

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Le dichiarazioni del Concilio non intimorirono però i teologi d’avanguardia che continuarono a sostenere le loro tesi. Nel 1966 il Nuovo catechismo olandese, voluto e approvato dall’episcopato di quella nazione, lasciava piena libertà ai credenti: «Credere o no a Satana non intacca la fede». Altri sostenevano: «La questione della realtà di angeli e demoni è irrilevante per la salvezza». «La demonologia tradizionale è nata da dati biblici mai compresi».
Nel 1972 Paolo VI dovette intervenire personalmente. Fece due importanti richiami su Satana. Il primo, il 29 giugno, il secondo il 15 novembre.
La sera del 29 giugno, festa dei santi Apostoli Pietro e Paolo, dopo il Vangelo, durante la celebrazione della messa nella basilica di San Pietro, il Papa rivolse un discorso ai presenti, in cui parlò esplicitamente e senza remore di Satana. Lo chiamò «nemico degli uomini», «essere preternaturale» e lo accusò di voler distruggere i frutti portati dal Concilio: «Crediamo» disse «in qualcosa di preternaturale venuto nel mondo proprio per turbare, per soffocare i frutti del Concilio ecumenico, e per impedire che la Chiesa prorompa nell’inno della gioia di aver ricevuto in pienezza la coscienza di sé».






Le reazioni del mondo furono violente. La stampa dileggiò il Papa. Gli intellettuali, che fino a quel momento avevano dimostrato simpatia per Montini, considerandolo uomo di grande cultura, aperto ai problemi del mondo, si ricredettero. Ma il Papa, per dimostrare che quell’argomento era di fondamentale importanza per i cristiani, tornò a trattarlo con un nuovo discorso, durante l’udienza del mercoledì, il 15 novembre. Disse che i fedeli dovevano decisamente credere nel Diavolo come un essere creato da Dio e non interpretabile solamente come simbolo del male. «Esce dal quadro dell’insegnamento biblico ed ecclesiastico,» affermò «chi si rifiuta di riconoscere la realtà del Demonio.»
Le reazioni a questa nuova presa di posizione papale furono ancora più critiche, ma Paolo VI continuò a intervenire sostenendo le sue tesi, che sono quelle del catechismo, cioè della teologia cristiana.
Giovanni Paolo Il, l’attuale pontefice, ha seguito l’esempio di Paolo VI, e i suoi interventi per «chiarire» l’insegnamento della Chiesa sulla realtà satanica non si contano.
Molti lo hanno accusato di essere un restauratore di dottrine tradizionali sorpassate, ma nessuna critica lo ha convinto a desistere dal parlare di Satana.
Nell’estate del 1986, in sette lezioni, nell’arco di sette settimane, svolse un vero corso di catechismo su esseri «visibili e invisibili», su angeli e demoni. «Studiare questo capitolo di dottrina,» ammonì «vuol dire prepararsi alla condizione di lotta che è propria della vita della Chiesa in questo tempo ultimo.»






Nel 1987, in occasione della sua visita a San Giovanni Rotondo per pregare sulla tomba di Padre Pio, andò anche al Santuario dell’Arcangelo san Michele sul Gargano, di cui Padre Pio era molto devoto. E da quel Santuario, il Papa invocò l’aiuto del «grande lottatore contro il dragone, il capo dei demoni», che è «tuttora vivo e operante nel mondo» con la sua «azione infestatrice e oscura», da «astuto incantatore».

Durante un’udienza spiegò a turisti e pellegrini che anche nell’epilessia ci può essere l’azione diabolica: «Siamo al margine di un mondo oscuro,» disse «ove è ben possibile che si infiltri e operi il Maligno». Un giorno ha definito «terribile» la battaglia che si combatte nel mondo contemporaneo «tra le forze del Bene e le forze del Male». E lui stesso, in alcune occasioni, ha voluto personalmente impartire l’esorcismo a persone infestate da Satana.

Fonte:  Medjugorje.altervista.org

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