Pax et Justitia

Padre Pio e il suo amico fidato: Angiolino. Insieme hanno sconfitto il demonio ogni notte.

Padre Stefano M. Manelli, figlio spirituale di san Pio da Pietrelcina, illustra il rappor­to del Santo col mondo soprannaturale, che, fin dai primi anni di vita, ne marca profon­damente l’esistenza. Fin dall’infanzia, infatti, Padre Pio fa esperienza del maligno, subendo i numerosi at­tacchi del demonio e dei suoi satelliti che chiama «cosacci», ma anche della protezione, as­sistenza e compagnia del suo Angelo Custode. Il suo «angiolino» è l’amico fedele, il com­pagno inseparabile con il quale instaura un rapporto di straordinaria confidenza, nu­trendo per lui grande affetto e venerazione.

Reverendo padre Stefano, l’esperienza mistica di Padre Pio conferma, per chi ne aves­se bisogno, l’esistenza degli Angeli Custodi. La Chiesa co­sa insegna in proposito?

Padre MANELLI: Il Cate­chismo della Chiesa Cattolica, rifacendosi alla Dottrina degli antichi Padri, insegna che ogni fedele ha al proprio fianco un Angelo come protettore e pasto­re, per condurlo alla vita eterna. Dunque, l’esperienza mistica di Padre Pio non fonda, ma con­ferma la nostra fede nell’esi­stenza degli Angeli Custodi, ba­sata sull’insegnamento infalli­bile della Chiesa.

Quale rapporto aveva Pa­dre Pio nei confronti del suo Angelo Custode?

Padre MANELLI: Di gran­de rispetto, amore e confidenza. Padre Alessio Parente, vissuto per molti anni al fianco di Padre Pio, riferisce nel suo libro «Mandami il tuo Angelo Custo­de», che parlare degli Angeli con Padre Pio era normale, co­me raccontare esperienze vissu­te. Egli stesso ne parlava come si parla di persone care, vive, presenti, amiche e confidenti, partecipi di una comunità dove tutti si conoscono e aiutano re­ciprocamente.

Quando è iniziato il lega­me di Padre Pio con il suo An­gelo Custode?

Padre MANELLI: Comu­nemente si ritiene che ogni per­sona umana riceva il proprio Angelo Custode, almeno al mo­mento del Battesimo. Così sarà avvenuto anche per il piccolo Francesco Forgione. Le espe­rienze mistiche del giovane pu­cinaro, come affermano unani­memente i suoi biografi, comin­ciarono all’età di 4-5 anni. As­sieme a Gesù, alla Madonna e, alle volte, anche al diavolo, non poteva mancare la rassicurante ed amichevole presenza del­l’Angelo Custode, tanto che egli lo definì «il compagno del­la mia infanzia».

In che modo l’Angelo cu­stodiva Padre Pio?

Padre MANELLI: Lo aiu­tava a difendersi dagli assalti del demonio. Il compagno della sua infanzia cercava di smorza­re i dolori provocati da «que­gl’impuri apostati», con molte consolazioni spirituali.

Qualche volta, però, l’An­gelo Custode, per misteriosa permissione di Dio, lasciava so­lo il Santo cappuccino durante gli attacchi diabolici. Il Padre, allora, con una sorprendente confidenza, rimproverava l’An­gelo, quasi che non avesse fatto il suo dovere, salvo poi, ad ac­cettare lui stesso la «predica» da parte dell’Angelo, il quale, anche con la sua assenza, lo vo­leva ammaestrare nella via del­la pazienza e dell’umile sotto­missione alla misteriosa e, alle volte, umanamente incompren­sibile Volontà di Dio. A tal pro­posito, celeberrime nella storia della mistica universale, rimar­ranno le lettere del 5 novembre 1912 e del 18 gennaio 1913 a pa­dre Agostino. Nella prima, l’An­gelo si dimostra comprensivo e, ai rimbrotti di Padre Pio, rispon­de con consolante dolcezza.

Nella seconda lettera, inve­ce, la risposta angelica alla «so­lita scenata» di Padre Pio fu di tenore più forte. Dopo una fu­riosa colluttazione contro gli spiriti maligni Padre Pio si la­menta con l’Angioletto, il quale gli rivela il grande valore di quelle sofferenze purificatrici ed elevanti ad una sempre mag­giore conformità a Cristo.

Oltre ad assistere Padre Pio nel combattimento contro i demoni, l’Angelo Custode svolgeva qualche altro segna­lato servizio al suo protetto?

Padre MANELLI: L’aiuto più eclatante e, sotto un certo aspetto, più insolito, è stato quello di fungere da traduttore simultaneo. Il caso si ripeté molte volte.

Padre Alessio Parente ri­porta nel suo libro, a tal propo­sito, un gustoso aneddoto. Ma­ria Pyle si offrì a far da tradut­trice per la prima Confessione di una ragazza statunitense. Pa­dre Pio, che non conosceva una parola d’inglese, disse che non ce n’era bisogno e la Confessione si svolse regolarmente in lin­gua inglese. Padre Parente com­menta, ancora una volta, che il suo Angelo Custode si era mes­so a lavorare per lui.

Padre Agostino da San Marco il Lamis, direttore spiri­tuale di Padre Pio, per metterlo alla prova e valutare an­che la sua santità, si mise a scrivergli in greco, lin­gua sconosciuta a Padre Pio. Erano gli anni in cui il Santo viveva a Pietrel­cina, il cui parroco, don Salvatore Pannullo, ci ha lasciato una testimonian­za di prim’ordine circa il modo prodigioso con cui Padre Pio traduceva quel­le lettere, scritte in una lingua che non aveva mai studiato. Infatti, quando don Salvatore Pannullo chiese a Padre Pio come avesse potuto leggere e spiegare una lettera scritta in greco, non conoscendo di questa lingua neppure l’alfabeto, questi gli ri­spose: «Lo sapete! L’an­gelo custode mi ha spie­gato tutto».



Il 1 ° febbraio 1912, padre Agostino da San Marco in Lamis, in una lettera, si rallegra con il suo figlio spirituale per­ché ha iniziato ad impara­re il francese. Due giorni dopo, in una seconda let­tera gli chiede: «Chi t’ha insegnato il francese?». La stessa domanda la ritroviamo in una terza let­tera, ma la risposta non si trova nell’Epistolario, bensì la si desume dal Diario dello stesso padre Agostino, il quale scrive che Padre Pio non sapeva né greco né francese, ma era l’Angelo Custode che gli spiegava tutto. Dal 20 aprile 1912 in poi, l’Epistolario di Padre Pio ri­porta una serie di lettere in francese, alle quali il Santo cappuccino rispon­deva, a volte, nella stessa lingua.

Padre Pio riconosceva apertamente, con il suo tipi­co stile faceto, la singolare funzione del suo Angelo po­liglotta. Leggiamo nel suo Epistolario: «I celesti perso­naggi non cessano di visi­tarmi e farmi pregustare l’ebbrezza dei beati. E se la missione del nostro angelo custode è grande, quella del mio è di certo più grande dovendomi fare anche da maestro nella spiega di al­tre lingue».

Oltre che del proprio Angelo Custode, il Padre riceveva gli uffici di altri Angeli Custodi?

Padre MANELLI: Cer­tamente. È rimasta famosa la sua frase, rivolta soprat­tutto ai figli spirituali che gli chiedevano aiuto e pre­ghiera: «Mandami il tuo Angelo Custode». E difatti, coloro che vivevano accan­to al Cappuccino Stigma­tizzato, avvertivano spesso il suo estraniarsi dalla real­tà sensibile, ed entrare in misteriosi colloqui con gli spiriti angelici, i quali, a tutte le ore del giorno e del­la notte, presentavano al Padre le necessità dei suoi figli spirituali. A chi si me­ravigliava di questo suo in­consueto modo di fare, di­ceva: «Non hai visto tutti quegli Angeli Custodi an­dare avanti e indietro dai miei figli spirituali a por­tarmi i loro messaggi?».

Qualche volta era Pa­dre Pio che mandava il suo Angelo a consolare i suoi cari, come ebbe a scrivere a padre Benedetto da San Marco in Lamis, il quale lo rimproverava di disinteres­sarsi dello stato della sua anima.

Quali sono altri esempi di «pronto intervento» angelico nella vita di Padre Pio?

Padre MANELLI: Padre Pio ne enumera i seguenti. Il diavolo era invidioso del con­forto spirituale che Padre Pio ri­ceveva dalle lettere del Padre spirituale. Alle volte arrivavano illeggibili, perché macchiate d’inchiostro o perché il foglio appariva assolutamente bianco. Allora l’Angelo Custode gli suggerisce l’antidoto per scon­figgere la maligna macchinazio­ne: cospargere la lettera di ac­qua benedetta prima di aprire la busta.

Il Santo di Pietrelcina rive­la un altro prezioso intervento dell’Angelo Custode, che ci in­dica la sua funzione davvero importante nella ricerca della verità e nello smascheramento di errori ed inganni, la cui origi­ne risale sempre al «padre della menzogna». Il demonio stava ingannando Padre Pio perché, presentatosi sotto le sembianze di un Padre cappuccino a lui no­to, gli trasmise l’ordine severis­simo, da parte del Padre Provin­ciale, di non scrivere più al suo direttore spirituale. Scrive allo­ra il Santo queste commoventi parole: «Confesso la mia debo­lezza, babbo mio, piansi amara­mente, credendo essere ciò sta­to una realtà. E non avrei potu­to mai sospettare, anche debolmente, essere questo invece un tranello di barbablù, se l’angio­lino non mi avesse svelato l’in­ganno».

In un’altra lettera, dopo aver descritto le consuete batta­glie contro gli spiriti malefici, Padre Pio racconta le consola­zioni del sonno ristoratore e la particolare premura dell’Angelo Custode nel destarlo al mattino e prepararlo così alle lodi del Signore.

di Padre Alessandro M. Apollonio, FI
fonte: Il settimanale di Padre Pio

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