Italiae et Ecclesia

Padre Pio e la ferita sulla spalla destra come Gesù. La scoperta di Fra Modestino. Ed un novità sull’amico del Santo frate

Padre Pio e la ferita sulla spalla destra come Gesù

Conoscevi della ferita dolorosa che San Pio portava come Nostro Signore?

Fra Modestino ritrovò, tre anni dopo la morte di padre Pio, una maglia intima del santo confratello con una macchia di sangue in corrispondenza della spalla destra.

Una piaga come quella che Gesù si procurò portando la croce sulla via del Calvario, la cui esistenza, il frate con le stimmate, aveva rivelato al giovane sacerdote Karol Wojtyla in una visita ricevuta nelle vacanze di Pasqua del 1948 come ha rivelato, nel libro ‘Il papa e il fratè, il direttore di Tele radio padre Pio, Stefano Campanella. (lagazzettadelmezzogiorno.it)

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Padre Pio

Il santo gli disse un giorno che uno dei grandi dolori che provava era quando si doveva cambiare la maglia.

Fra Modestino non comprese ciò che c’era dietro quella frase, pensando al dolore che provava quando doveva staccare la maglia dalla ferita al costato. Si rese conto di quel che fosse soltanto riordinando gli effetti vestiari del defunto e futuro santo, dopo tre anni, il 4 febbraio 1971 (http://www.riscossacristiana.it, maggio 2014).

La novità su Fra Modestino, la testimonianza di Enrico Beruschi

Ha appena festeggiato mezzo secolo di carriera, ha condotto per la prima volta Striscia la notizia, e adesso Enrico Beruschi è uno dei testimoni per la causa di beatificazione e canonizzazione di Fra’ Modestino da Pietrelcina, per molti anni al fianco di Padre Pio.

Come mai nella causa di beatificazione di Fra’ Modestino c’entra Enrico Beruschi? A chiederlo al comico è il giornalista del settimanale ‘Oggi’.  «Mi è stato chiesto di dare la mia testimonianza e sto preparando la documentazione».

Che rapporto aveva con lui? «Ci siamo conosciuti alla fine degli anni Novanta. Mia moglie, devota a Padre Pio, voleva andare a San Giovanni Rotondo ma io non avevo mai tempo. Finché se ne è presentata l’occasione, grazie a una serata nei dintorni. Il giorno dopo siamo stati a San Giovanni Rotondo. Alla fine della messa, mi viene detto: “Beruschi, devi conoscere Fra Modestino. Non sta tanto bene oggi, ma vieni domani”. Premetto che non sapevo chi fosse. Il dottore non voleva farci entrare nella cella, finché sento una vocina: “Chi è?”. “Sono Beruschi”. “Fratello, vieni”. Entro e trovo questo fraticello seduto sul letto. “Ti aspettavo”. Fra Modestino mi ha abbracciato e mi ha raccontato una storiella su Padre Pio».

Se la ricorda? «Certo. Come si fa a trasportare l’acqua in uno scolapasta senza perderla tutta? Ci pensa Padre Pio: riempie lo scolapasta con dei cubetti di ghiaccio, riuscendo così a fare il miracolo».

Altri episodi di cui è stato testimone? «Uno dei più straordinari ha avuto come protagonista un luminare, che mi raccontò quello che era successo quando era un giovane medico. Aveva fatto l’ecografia a una donna, che dopo tre figlie era in attesa della quarta, con disappunto del marito che desiderava un maschio. La donna va in coma, il primario dice che per salvarla occorre un aborto terapeutico. Il giovane medico allora telefona a Fra Modestino, che gli dice: “Lascia passare la notte, vedo cosa posso fare”. Alle 6 delmattino il giovane medico si addormenta, quando arriva l’infermiera: “La signora si è svegliata e ha chiesto la colazione”. Corre a vederla e la signora è lì che sorride. Non solo. Il bambino che aspettava adesso era un maschio».

Fra Modestino le parlava di Padre Pio? «Mi raccontava delle sue notti a lottare con il diavolo».

Lei è credente? «Sono cattolico praticante. Non sono un santo, ma penso di essere una persona perbene».

Lei ha cominciato come capufficio alla Galbusera, nel 1967. «La segretaria più carina non mi ha neanche voluto salutare, perché aveva visto la selezione, e avevo vinto io che ero il più vecchio e il più brutto. Quando mi hanno portato a conoscerla e le ho dato la mano, lei si è soffiata il naso per non darmela. Adesso è mia moglie».

Nel 1972 il debutto al Derby, tempio del cabaret milanese. «Ci ho messo cinque minuti per trovare il coraggio di parlare. Poi ho raccontato tre barzellette, e la gente non la smetteva di ridere».

L’intervista di Oggi

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