Le guarigioni che avvengono tramite Padre Pio colpiscono l’opinione pubblica e trovano ampio riscontro sulla stampa. Gli articoli che i giornali dedicano al Padre e ai suoi miracoli sono sempre più numerosi.
Fanno molta impressione anche le conversioni. Soprattutto se a cambiar vita sono personaggi famosi, che sfidano l’opinione pubblica ripudiando il loro passato per diventare figli spirituali di Padre Pio.
Lo scrittore bolognese Alberto Del Fante, focoso massone e anticlericale, che si è convertito nel 1930, porta a Padre Pio molti altri suoi amici. Del Fante infatti si è trasformato in «apostolo» di Padre Pio. Scrive articoli e libri che fanno breccia in tanti cuori. Avvocati, medici, ingegneri, che si dichiarano atei e appartengono alla massoneria, vanno a San Giovanni Rotondo e si convertono.
«Debbo tutto a Padre Pio»
Uno degli amici di Del Fante che lo segue sulla via di Damasco è il dottor Ferruccio Caponetti, anche lui noto massone bolognese. Dopo l’incontro con Padre Pio, cambia vita e scrive all’amico: «Caro Alberto, il Signore ha vie infinite! Incontrai te sui miei passi, m’indicasti la buona vita, ti ascoltai, salii l’aspro sentiero del monte garganico, trovai il Maestro, mi accolse con gioia, perché vide in me un cieco, ascoltò sorridente i dubbi del mio pensiero, con semplicità di parola, ma con immensa profondità di pensiero, demolì una per una tutte le teorie di cui era piena la mia mente, senza che io avessi argomenti da opporre, pose di nuovo a nudo la mia anima e, mostratimi gli eccelsi insegnamenti del Signore, mi riaprì gli occhi dello spirito, vidi la vera Luce, mi toccò il cuore, conobbi la vera fede. Ora sento in me veramente la pace dello spirito, ora conosco il vero Dio. Di questo ti sono grato, grazie, ti devo tanto. A Padre Pio debbo tutto».
Un vecchio orientalista
Un altro convertito grazie ai libri di Alberto Del Fante è lo scrittore e compositore genovese Felice Checcacci. Autore di numerosi romanzi, di opere teatrali, di composizioni musicali, amico di scrittori, artisti di fama internazionale, era vissuto una quarantina d’anni in Oriente, dove aveva avuto modo di studiare diverse religioni. Rientrato in Italia ormai anziano, legge il libro Dal dubbio alla fede, in cui Del Fante racconta la propria conversione, e ne resta folgorato. «Assillato, martoriato dai miei studi comparativi delle religioni asiatiche – scrisse –, avevo finito per cadere nell’eresia di ritenere il Cristianesimo una derivazione del brahmanesimo e del buddismo».
Il libro di Del Fante lo mette in crisi. Si sente attratto da Padre Pio e chiede di poter leggere altri libri. Del Fante gli manda un altro suo libro su Padre Pio, Per la storia. Checcacci lo divora ed è quel libro a provocare il contatto con Padre Pio e la conversione.
Scriverà più tardi: «Questo secondo libro fece su di me una tale profonda impressione che una notte sognai Padre Pio che mi disse: “Vieni a trovarmi”. Non diedi però alcun peso a tale sogno, ma due o tre mesi dopo, di nuovo, sognai Padre Pio che mi disse: “Ti ho atteso, ma non sei venuto”. Neppure questo sogno ebbe da me speciale attenzione, se non che, qualche tempo dopo, in una notte insonne, vidi Padre Pio entrare nella mia stanza da letto, venirmi incontro e dirmi: “Se non puoi venire, scrivi”. Questa volta l’impressione che ne provai fu grandissima, indescrivibile e mi viene ancora la pelle d’oca, ora che scrivo. Balzai giù dal letto, ma la visione era sparita. Al mattino dopo scrissi chiedendo al Padre non doni materiali, ma la pace dello spirito, e due giorni dopo, nel tardo pomeriggio, provai come un improvviso sussulto e una voce interna mi disse: “Va’ in chiesa e prega”. Confesso che erano più di trent’anni che io non andavo in chiesa per devozione. Ubbidii e, durante la preghiera, ecco che la voce interna mi sussurrava: “La fede non si discute: o l’accetti a occhi chiusi ammettendo la pochezza umana a comprenderne i misteri o la rifiuti. Nessuna via di mezzo. A lei la scelta”. Da quel giorno ho scelto la mia strada e devo a Padre Pio il ritorno alla religione dei miei padri. Compresi allora tutta la bellezza della carità cristiana e l’egoismo e l’indifferenza all’umano dolore delle religioni asiatiche, che hanno per base il fatalismo e la reincarnazione».
Renzo Allegri,
Padre Pio. Il santo dei miracoli,
pp. 289-291