La bellissima testimonianza di Elia Stelluto, fotografo del santo frate…
(Di Paolo Ondarza) A Paupisi, 20 km da Pietrelcina, nella chiesa di Santa Maria del Bosco, su iniziativa del parroco don Raffaele Petenuzzo, è allestita una mostra con gli scatti dell’unico “fotografo di Padre Pio”: Elia Stelluto.
Elia Stelluto, fotografo del santo, racconta a Vatican News: “Padre Pio è stato per me come un papà. Il papà che non ho avuto”. L’incontro con il frate cappuccino avvenne all’età di 7 anni, all’epoca della seconda guerra mondiale, precisamente nel 1942: Elia vagabondava per strada in cerca di cibo, fu introdotto nel convento di san Giovanni Rotondo, che da quel momento divenne per lui un punto di riferimento.
“Ero di casa. Avevo le chiavi del convento, entravo ed uscivo quando volevo”. Divenuto uno dei chierichetti di Padre Pio, il ragazzo presto introdusse nel convento la piccola macchinetta fotografica che aveva acquistato per guadagnarsi il pane. Una cosa tassativamente proibita ad altri, ma che il frate di Pietrelcina gli concesse. Le migliaia di scatti di Stelluto rivelano la vita quotidiana, la spiritualità, l’intimità del santo: negli anni hanno fatto il giro del mondo. Esposti in tutta Italia, da nord a sud, fino ad arrivare oltreoceano da Atlanta a Boston. “E’ la mia prima mostra in un piccolo paese: portare a Paupisi oltre 400 fotografie non è cosa da poco ”, commenta.
Elia ricorda la diffidenza di Padre Pio nei confronti della macchina fotografica e soprattutto del flash, che chiamava mastrillu, ovvero “trappola per topi”. “Io scattavo sempre, lui non era mai contento di posare. Le fotografie colte di sorpresa sono le più belle”. “Un giorno – prosegue – “il mio maestro, Federico Abresh, convertito dopo la guarigione miracolosa della moglie e del figlio, mi aveva promesso 5000 lire in cambio di una foto di Padre Pio benedicente. Quei soldi mi facevano tanto comodo e accettai. Mi alzai all’alba. Padre Pio celebrava infatti alle 4 del mattino. In chiesa scattai la foto, ma il flash fece tanto arrabbiare il frate”. L’immagine lo ritrae davanti ad un altare addobbato con garofani rossi. “Da quel giorno mi fu consentito di continuare a fotografare, ma ad una condizione: non dovevo più usare il mastrillu”. Una sfida impossibile: nella penombra del convento, rotta dalla luce fioca di poche candele, come realizzare scatti di buona qualità? In camera oscura la sorpresa era incredibile ogni volta: le foto erano perfettamente illuminate. “Era lui che emanava luce. Il fotografo era lui, non io. Ci sono dei controluce in cui il viso di Padre Pio è incredibilmente illuminato”.
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