Sin dalla sua nascita, Padre Pio gli è stato sempre vicino.
Oggi Pio Corvino, si dedica interamente a Cristo, portando la sua testimonianza ovunque lo chiamino.
Ha fatto una scelta coraggiosa che rende onore alla sua giovane età: essere un laico consacrato.
A seguire l’intervista di Rita Sberna.
Pio, sei nato l’11 luglio 1991; quel giorno tua madre ebbe delle complicanze durante il parto. Che successe?
Tutto iniziò proprio il giorno della mia nascita, l’11 luglio del 1991, durante il travaglio, mia madre ebbe delle complicanze; improvvisamente ebbe un emorragia interna ed il cordone ombelicale mi si attorcigliò al collo, rischiando di soffocarmi.
I medici che assistettero mia madre, durante il parto, le dissero che se non ero già morto nel grembo, sarei morto da lì a poco.
Mia madre, immersa nel dolore invocò Gesù e l’intercessione di Padre Pio, affinchè nascessi sano e vivo, in quel momento mia madre promise a Padre Pio che se sarei nato vivo, mi avrebbe chiamato Pio.
Dopo questa preghiera che ella fece, l’emorragia improvvisamente cessò, e il cordone ombelicale si spostò alla gamba, provocandomi soltanto qualche cicatrice.
Così sono nato vivo e i medici che assistettero mia madre al parto le dissero che si trattava di un miracolo.
All’età di 9 anni cominciasti ad avere dei forti mal di testa. Che avevi esattamente?
Raccontaci di quest’incontro straordinario…
Mia madre stava preparando le valigie per andare in ospedale ed io la stavo aiutando, nel momento in cui uscii dalla camera da letto, vidi Padre Pio venirmi incontro.
All’inizio mi spaventai e cominciai a gridare “Mamma c’è Padre Pio”, così mia madre per calmarmi volle portarmi in cucina per bere un po’ d’acqua. Mentre stavo recandomi in cucina, caddi con le ginocchia a terra e rimasi con gli occhi spalancati, e tutto questo sotto lo sguardo stupefatto di mia madre.
Ero in estati, ed in quel momento mi ritrovai in un luogo meraviglioso, c’era un prato immenso e tantissima luce. Ricordo che c’erano dei ruscelli, era tutta una melodia…
Sentivo delle voci angeliche e ad un certo punto vidi Padre Pio venirmi incontro sorridendo, e si mise dietro alle mie spalle.
Davanti ai miei occhi vidi una grande luce dorata, e attraverso di essa, vidi una figura bellissima. Inizialmente non capii chi era, anche se sapevo e vedevo che si trattava di un angelo.
Quest’angelo si mise a parlare e mi disse “Non temere io sono l’Arcangelo San Michele” nel frattempo Padre Pio mise la sua mano sul mio capo e sentii un forte calore alla testa.
San Michele riprese a dire “Sei stato guarito per mezzo di Nostro Salvatore Gesù Cristo, non avere paura perché non andrai più in ospedale”.
In quel momento la luce di San Michele mi abbagliò (in un secondo momento) mia madre mi raccontò che era come se avessi ripreso a respirare.
Stavo per dire a mia madre di essere stato miracolato, quando invece lei stessa vide la sagoma di Padre Pio volare verso il cielo.
Ci descrivi San Michele Arcangelo?
Posso dirvi che è alto 2.30, il suo corpo era in trasparenza, era luminosissimo, ed i suoi capelli erano ricci di color dorato, i suoi occhi sembravano un cristallo. La sua voce era stupenda, sembrava melodiosa.
Sei stato miracolato due volte, ti sei mai chiesto il perché? Cosa vuole Dio da un giovane ragazzo come te?
Da bambino non riuscivo a darmi una spiegazione per tutto ciò che mi era successo, ma grazie a quest’esperienze e queste grazie che il Signore mi ha concesso, sono cresciuto spiritualmente.
Ringrazio anche Dio per avermi dato una madre che sin da bambino mi ha nutrito con l’amore del Signore, mi ha sempre parlato di Gesù e di Padre Pio.
Sin da piccolino ho nutrito sempre questo particolare affetto per Padre Pio, ricordo che alle scuole elementari dicevo ai miei compagni “da grande voglio diventare come Padre Pio”.
Oggi sono un laico consacrato, ho scelto di vivere rispettando i voti di povertà, castità ed obbedienza ma vivendo nel mondo non in un ordine religioso.
Quest’esperienza mi ha insegnato soprattutto ad annunciare la gioia e l’amore di Dio.
Che messaggio vuoi dare ai giovani?
Vorrei dire a tutti i giovani che soffrono, di non perdere la speranza perchè anche quando i medici danno sentenze di morte e la medicina non arriva a risolvere certi mali, Dio può tutto e quando meno ce l’aspettiamo il Signore viene a donarci grazie e benedizioni.
Servizio di Rita Sberna
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