Italiae et Ecclesia

Padre Pio: ‘Vedo tutti i figliuoli miei all’altare, come in uno specchio!’

Il Crocifisso del Golgota, per questo suo singolarissimo ministro, può riattualizzare anche visibilmente nonché fisicamente, secondo la capacità di cui è in grado una creatura fatta segno efficace di Cristo, l’immane tragedia del Calvario.

Nella storia del segno sacramentale, lo stigmatizzato del Gargano è l’unico ministro, a tuttora, nella plurimillenaria vita sacramentale della Chiesa, che, nel mistero dell’altare, esprime, anche nella sua carne, efficacemente, per quanto gli è possibile, il Crocifisso del Golgota.

– La vostra Messa, Padre, è un sacrificio cruento?
– Eretica!
– No. Io voglio dire che quello di Gesù è incruento; ma la vostra partecipazione a tutta la passione è cruenta. Mi sbaglio?
– Beh!… questa volta non ti sbagli. Personalmente preso forse hai ragione.
– Chi terge il vostro sangue nella Messa?
– Nessuno.
L’offertorio era un secondo momento che immobilizzava a lungo Padre Pio. Era un tratto saliente della sua Messa.
Inchiodato da una forza misteriosa, con gli occhi in lacrime sempre amorevolmente fissi al Crocifisso dell’altare, il Padre restava fermo, immobile, come impietrito per vari minuti con il pane e il vino tra le mani.
– Perché piangete all’offertorio?
– Vorresti strapparmi il segreto? E sia pure. Allora è il momento che l’anima viene separata dal profano.
Il Signore separava talmente il suo servo da renderlo insensibile a tutto quello che di profano gli accadeva dintorno.
– Durante la vostra Messa, Padre, la folla fa un po’ di chiasso!…
– E se vi foste trovate sul Calvario dove si sentivano urli, bestemmie, rumori, minacce!? Lì era tutto un fracasso!
– I rumori che fanno in chiesa vi distraggono?
– Niente affatto.
La separazione, però, non era per Padre Pio un rigido distacco da quanti erano attorno a lui per partecipare alla celebrazione della sua Messa. L’intima e totale unione con Dio, che succedeva alla separazione dell’anima da ogni elemento profano, procurava al Padre una sovrumana possibilità di avvertire, una per una, ogni anima che faceva corona al suo altare.
– Padre, tutte le anime che assistono alla vostra santa Messa sono presenti al vostro spirito?
– Li vedo tutti i figliuoli miei all’altare, come in uno specchio.
Con tutti i figli nel cuore, il Padre si distende con Gesù sulla croce per il divin sacrificio. L’amore con cui si dispone a vittima traspare integro dal volto tremante di Padre Pio.
La divina tragedia del Calvario, lo stigmatizzato del Gargano, tra singhiozzi e lacrime, in uno spasimo indescrivibile, la riattualizzava così al vivo, anche in se stesso, durante la consacrazione, da far trasparire nella sua carne trafitta l’immane martirio di Gesù crocifisso.
– Perché soffrite tanto, Padre, nella consacrazione?
– Sei troppo cattiva!
In tre parole Padre Pio, in un primo tempo, elude la risposta. Era prevedibile un ritorno all’attacco.
– Ditemelo perché soffrite tanto nella consacrazione.
– Perché è proprio lì che avviene una nuova e ammirabile distruzione e creazione.
In una frase corta e concisa, Padre Pio, questa volta, dice qualcosa in più. Il singolarissimo miracolo della conversione eucaristica è affermato con assoluta chiarezza. Nulla però viene detto di quanto egli soffre all’altare nel momento della transustanziazione: il Padre nella nuova e ammirabile distruzione e creazione fa disperdere, occultandola, la sua intima e segreta partecipazione.


La risposta, se lasciava capire più di una cosa, non tacitava. Era soltanto una breccia. Si spiava una occasione propizia per avanzare una ulteriore domanda allo scopo di carpire una risposta più circostanziata.
– Perché soffrite tanto nella consacrazione?
– I segreti del sommo Re non si svelano senza profanarli. Mi domandi perché soffro? Non lacrimucce, ma torrenti di lacrime vorrei versare! Non rifletti al tremendo mistero? Un Dio vittima dei nostri peccati!… Noi poi siamo i suoi macellai.
Il tremendo mistero della consacrazione detiene le ultime ore passate da Cristo in croce: il crocifisso del Gargano rivive, ora, all’altare, uno dopo l’altro, gli ultimi momenti del Crocifisso del Golgota. Si tratta solamente, adesso, di avere sott’occhio quanto registra il Vangelo di Gesù.
Innanzitutto, il prologo della crocifissione.




– L’amarezza del fiele, Padre, la soffrite?
– Sì e spesso spesso.
Dopo aver gustato il fiele, il pazientissimo figlio di Francesco confida come sta crocifisso all’altare.
– Padre, come vi reggete in piedi sull’altare?
– Come si reggeva Gesù sulla croce.
– Sull’altare siete sospeso sulla croce come Gesù al Calvario?
– E lo domandi pure?
– Come fate a reggervi?
– Come si reggeva Gesù sul Calvario.
In ordine alla crocifissione viene chiesto:
– I carnefici capovolsero la croce di Gesù per ribattere i chiodi?
– Si capisce!
– Anche a voi ribattono i chiodi?
– E come!
– Pure a voi la capovolgono?
– Sì, ma non aver paura.
Il divin Maestro, sovranamente assiso sulla cattedra divina della croce, aveva proferito le sue ultime parole per testamentare solennemente dinanzi al cielo e alla terra il suo amore misericordioso per noi.
– Padre, recitate pure voi durante la santa Messa le sette parole che Gesù proferì in croce?
– Sì, indegnamente, le recito pure io.
– E a chi dite: «Donna, ecco tuo figlio»?
– Dico a Lei: Ecco i figli del tuo Figlio.
– Soffrite la sete e l’abbandono di Gesù?
– Sì.
– In quale momento soffrite la sete e l’abbandono?
– Dopo la consacrazione.
– Fino a quale momento soffrite l’abbandono e la sete?
– Ordinariamente sino alla comunione.
– Gesù crocifisso aveva le viscere consumate?
– Di’ piuttosto: bruciate!
– Di che cosa aveva sete Gesù crocifisso?
– Del regno di Dio.
La stessa sete incendiava l’anima del Padre. Erano ore, queste, estremamente aride. Neppure una stilla di conforto cadeva nel cuore bruciato di Padre Pio.
– Mi avete detto che vi vergognate di dire: «Cercai invano chi mi consolasse». Perché?
– Perché di fronte a quello che soffrì Gesù, il nostro, come veri colpevoli, impallidisce.
– Di fronte a chi vi vergognate?
– Di fronte a Dio e alla mia coscienza.
– Gli angeli del Signore non vi confortano sull’altare ove vi immolate?
– Ma… io non li sento.
– Se il conforto non scende nel vostro spirito durante il divin sacrificio, e voi come Gesù soffrite il totale abbandono, è inutile la nostra presenza.



– L’utilità è dalla parte vostra. Dovremmo allora dire inutile la presenza dell’Addolorata, di Giovanni, e delle pie donne ai piedi di Gesù morente!
Il cuore amante, straziato dallo spettacolo di sì crudo abbandono, non avrebbe voluto restare inerte, anelava compartecipare validamente all’aspro dolore.


– Padre, perché non cedete anche a noi un po’ di questa vostra passione?
– I monili dello Sposo non si regalano a nessuno.
– Ditemi cosa potrei fare per alleggerire il vostro calvario.
– Alleggerirlo?!… Di’ piuttosto per appesantirlo. Bisogna soffrire!
– È doloroso assistere al vostro martirio senza potervi aiutare!
– Anche l’Addolorata dovette assistere. Per Gesù, certo, era più confortante avere una Madre dolorante, che una indifferente.
– Che faceva la Vergine ai piedi di Gesù crocifisso?
– Soffriva nel vedere soffrire suo Figlio. Offriva le sue pene e i dolori di Gesù al Padre celeste per la nostra salvezza.
Non fa meraviglia se la sofferenza, in siffatto martirio, pur impossessandosi interamente della sua vittima, staziona volentieri in due centri altamente significativi della persona del Padre per deliziarsi di più.
– Non per curiosità, vi chiedo: Qual è la piaga che vi fa soffrire di più?
– La testa e il cuore.
La comunione era la parte culminante della Messa del Padre: il momento supremo della passione di Gesù.
Curvo sulla mensa e con le mani strette al calice, con il Signore nel cuore, il serafino di Pietrelcina, dai sensi internamente ed esteriormente legati, senza risparmio di tempo, restava a lungo con Gesù.

È stato chiesto al Padre:
– Che cosa è la santa comunione?
– È tutta una misericordia interna ed esterna. Tutto un amplesso. Pregate pure Gesù che si faccia sentire sensibilmente.
– Dove vi bacia Gesù?
– Tutto.
– Quando viene Gesù solo l’anima visita?
– Tutto intero l’essere.
– Che fa Gesù nella comunione?
– Si delizia nella sua creatura.
– La comunione è una incorporazione?
– È una fusione. Come due ceri si fondono insieme e più non si distinguono.
– Quando vi unite a Gesù nella santa comunione che dobbiamo chiedere al Signore?
– Che sia anche io un altro Gesù, tutto Gesù, sempre Gesù.
– Mi avete fatto comprendere che le sacre Specie in voi non si consumano; che nelle vostre vene scorre il sangue di Gesù! Siete dunque un ostensorio vivente?
– Tu lo dici!
Gesù, visitando tutto intero l’essere di Padre Pio, fondendolo mirabilmente a Sé, faceva assaporare al crocifisso del Gargano, deliziandolo, il mistero della sua morte, allo stesso modo in cui si era deliziato Egli stesso al Calvario nel suggellare il sacrificio al Padre.
Tra accenti di tenero amore e momenti di soave dolore, Padre Pio, in Gesù, consuma anche il suo sacrificio.
– Perché piangete, Padre, quando fate la comunione?
– Se la Chiesa emette un grido: «Tu non sdegnasti l’utero della Vergine», parlando dell’Incarnazione, che dire di noi miserabili?!…
– Pure alla comunione soffrite?
– È il punto culminante.
– Dopo la comunione continuano le vostre sofferenze?
– Sì, ma sofferenze amorose.
– In questa unione, Gesù non vi consola?
– Sì, ma non si cessa di stare sulla croce!
In questo supremo istante viene lanciato un ultimo sguardo:
– Dove posò l’ultimo sguardo Gesù morente?
– Sulla Madre sua.
– E voi dove lo posate?
– Sui fratelli di esilio.
E reclinato il capo consegnò lo spirito, scrive Giovanni alla morte di Gesù. Non poteva essere diversamente all’altare per il crocifisso del Gargano.
– Nella santa Messa morite anche voi?
– Misticamente nella santa comunione.
– È per veemenza d’amore o di dolore che subite la morte?
– Per l’uno e per l’altro: ma più per amore.
– Nella comunione subite la morte: allora non ci siete più sull’altare?
– Perché? Anche Gesù morto era sul Calvario.
– Avete detto, Padre, che nella comunione la vittima muore. Nelle braccia della Madonna vi depongono?
– Di san Francesco, risponde Padre Pio.
La pietà di un cuore, lusingandosi, aveva pensato che il dolce Signore finalmente aveva trovato un’anima, tra gli uomini, ove poteva a suo agio riposarsi. Non era dello stesso avviso l’umilissimo figlio del Poverello.
– Gesù, Padre, stacca dalla croce le sue braccia per riposarsi in voi?
– Sono io che mi riposo in Lui!
– Quanto amate Gesù?
– Il desiderio è infinito, ma in pratica ahimè! sarei per dire è zero, e me ne vergogno.
Al termine della santa Messa, Padre Pio recitava il prologo di san Giovanni con commozione profonda e con il volto in fiamme.
– Perché piangete ogni volta che leggete l’ultimo Vangelo della Messa?
– E ti sembra poco che un Dio conversi con gli uomini?
Non era assente nel serafino del Gargano neppure la visione escatologica dell’Eucaristia.
– Perché piangete – singhiozzi e lacrime erano abbondanti – quando pronunciate la frase ultima del Vangelo di san Giovanni: «E vedemmo la sua gloria, gloria qual Unigenito del Padre, pieno di grazia e verità»?
– E ti pare poco? Se gli apostoli cogli occhi della carne hanno visto tanta gloria, quale sarà la gloria che noi vedremo nel Figlio di Dio, in Gesù, allorquando ci si manifesterà in paradiso?
– Che unione avremo in cielo con Gesù?
– Eh!… l’Eucaristia ce ne dà l’idea.
La Messa di Padre Pio era questa. E non vi erano soltanto gli uomini ad assistervi:
– La santissima Vergine assiste alla vostra Messa?
– E credi tu che la Mamma non s’interessi del figlio?
– Gli angeli assistono alla vostra Messa?
– A torme.
– Che fanno?
– Adorano e amano.
– Padre, chi sta più vicino al vostro altare?
– Tutto il paradiso.




Terminava la Messa, ma non finiva nel cuore dello stigmatizzato del Gargano il desiderio di restare crocifisso all’altare.
– Desiderate celebrare più di una Messa al giorno?
– Se fosse in mio potere non scenderei mai dall’altare.
Non potendo restare sempre inchiodato all’altare, l’eccezionalissimo liturgo trasformava in altare se stesso con l’intento di rendere visibile in ogni tempo la passione di Gesù.
– Mi avete detto che l’altare lo portate con voi…
– Sì, verificandosi quel detto dell’apostolo: «portando in me la mortificazione di Gesù»; «sono confitto alla croce»; «castigo il mio corpo e lo rendo servo».
– Allora ho ragione io di dire che in mezzo a noi cammina Gesù crocifisso! Voi la soffrite tutta la passione di Gesù!
– Sì… per sua bontà e degnazione, per quanto a umana creatura è possibile.
– E come potete lavorare con tanti dolori?
– Io trovo il mio riposo sulla croce.
Rendimi altare per la tua croce, aveva chiesto al Signore il Padre. La preghiera fu esaudita appieno, perché mai, forse, era stata fatta per il passato con tanta sincerità di cuore.
L’altare che l’Artista divino ne tirò fuori era davvero bello, tanto tanto: in due millenni di cristianesimo non se ne era visto uno di simile fattezza. Era in modo assoluto il migliore.
Gesù ne restò colpito, perché era il primo che riproduceva a meraviglia il suo.
Nel trasporto, lo Stigmatizzato del Calvario non volle su quell’altare inalberare la sua croce: vi conficcò a sua somiglianza, deliziandosi, Padre Pio crocifisso.

Una parola, ora, per noi.
Una Messa! Chiedete ad un angelo – afferma Padre Pio – cosa sia una Messa ed egli vi risponderà con verità: capisco che è e perché si fa, ma non comprendo però quanto valore abbia. Un angelo, mille angeli, tutto il cielo, sanno questo e così pensano. E voi, voi, ai quali è dato il beneficio, non volete riflettere su di essa?
Nell’assistere alla santa Messa – è ancora il Padre che parla – accentra tutto te stesso al tremendo mistero che si sta svolgendo sotto i tuoi occhi: la redenzione della tua anima e la riconciliazione con Dio.
– Il Signore, Padre, ama il sacrificio?
– Sì, perché con questo ha rigenerato il mondo.
– Quanta gloria dà a Dio la santa Messa?
– Infinita gloria.
– Che dobbiamo fare durante la santa Messa?
– Compassionare ed amare.
– Padre, come dobbiamo ascoltare la santa Messa?
– Come vi assistettero la santissima Vergine e le pie donne. Come assistette san Giovanni al sacrificio eucaristico e a quello cruento della croce.
– Che benefici riceviamo ascoltandola?
– Non si possono enumerare. Li vedrete in paradiso.



Redazione Papaboys

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  • Padre Pio non vedeva la messa come un peso bensì come un momento rigenerativo per ascoltare le parole di Dio e tutti i Santi. Un uomo da ammirare per la sua bontà.

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