Secondo il francescano occorrerà molto tempo per dimenticare anni di odio. «Dobbiamo cominciare nelle scuole e poi all’interno della società. I palestinesi hanno bisogno di qualcosa in più delle promesse, mentre gli israeliani devono sentire di avere un interlocutore».
Il clima a Gerusalemme è sempre più teso. Con il protrarsi degli scontri nella Spianata delle Moschee e la recente strage nella sinagoga di Har Nof, il Custode di Terra Santa teme che la religione possa incidere maggiormente sul conflitto israelo-palestinese. «La componente religiosa ha sempre avuto un ruolo importante – spiega – oggi però rischia di divenire il fattore predominante. Le rispettive autorità cercano di calmare le acque, ma ho paura che sia troppo tardi».
In un quadro tanto delicato non è difficile immaginare le ripercussioni sull’ormai decimata comunità cristiana. Se un tempo i cristiani potevano ambire ad un ruolo di mediatori, il loro numero è troppo esiguo per nutrire alcuna speranza di influenzare le parti in lotta. «Ormai siamo irrilevanti – afferma padre Pizzaballa – Siamo troppo pochi e per di più divisi al nostro interno. Non riusciamo a trovare un accordo neanche su chi debba pulire che cosa all’interno della Chiesa del Santo Sepolcro».
Intanto i fedeli continuano ad abbandonare la Terra Santa, anche a causa dell’impatto negativo che le tensioni stanno avendo sul turismo, uno dei pochi settori che offre loro possibilità di impiego. «Negli ultimi due o tre mesi, ben diciannove famiglie cristiane hanno lasciato Betlemme per l’Europa o l’America».
A favorire l’emigrazione è anche la tragedia che si sta consumando nel vicino Iraq per mano dello Stato Islamico. «Alla luce delle violenze subìte dai fratelli nella fede iracheni, nei cristiani di Terra Santa si rafforza la convinzione che in Medio Oriente non vi sia più posto per loro».
Padre Pizzaballa ritiene che il 2014 rappresenti uno spartiacque per la storia della cristianità mediorientale, specie a causa delle violenze commesse da Isis in Iraq e dell’esodo di centinaia di migliaia di fedeli ad abbandonare la Siria. «Quest’anno è stato per il Medio Oriente, ciò che la prima guerra mondiale è stata per l’Europa. Nulla sarà più come prima. In Siria, ad esempio, dovremo ricostruire la comunità cristiana ed anche i rapporti con la maggioranza musulmana. Si tratta di sfide enormi da affrontare».
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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