Nella terza predica di Avvento, padre Raniero Cantalamessa si sofferma sul titolo di “Madre di Dio” dato a Maria
Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
È “Maria nel Natale” il tema della terza predica di Avvento di padre Raniero Cantalamessa, nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico alla presenza di Papa Francesco. Dopo le prediche sull’Annunciazione e sulla Visitazione, la terza meditazione sulle orme della Beata Vergine porta al Natale. Il predicatore della Casa Pontificia si sofferma sul titolo di Maria come Madre di Dio. È questo, sottolinea, il più antico e importante titolo dogmatico della Madonna, essendo stato definito dalla Chiesa nel Concilio di Efeso nel 431,come verità di fede.
“Il titolo di Madre di Dio – spiega padre Cantalamessa – è anche oggi il punto d’incontro e la base comune per tutti i cristiani, da cui ripartire per ritrovare l’intesa intorno al posto di Maria nella fede”:
Maria è Madre di Dio non solo perché l’ha portato fisicamente nel grembo, ma anche perché l’ha concepito prima nel cuore con la fede. Noi non possiamo, naturalmente, imitare Maria nel primo senso, generando di nuovo Cristo, ma possiamo imitarla nel secondo senso, che è quello della fede. Gesù stesso iniziò questa applicazione alla Chiesa del titolo di “Madre di Cristo”, quando dichiarò: Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica.
Maria – ricorda padre Cantalamessa – diventa madre di Gesù ascoltando la Parola e mettendola in pratica. Sul piano spirituale, si possono sperimentare “due tipi di interruzione di maternità”.
Concepisce Gesù senza partorirlo chi accoglie la Parola, senza metterla in pratica, chi continua a fare un aborto spirituale dietro l’altro, formulando propositi di conversione che vengono poi sistematicamente dimenticati e abbandonati a metà strada; chi si comporta verso la Parola come l’osservatore frettoloso che guarda il suo volto nello specchio e poi se ne va dimenticando subito com’era (cf Gc 1, 23-24). Insomma, chi ha la fede, ma non ha le opere.
A questo si aggiunge un altro, grande rischio:
Partorisce, al contrario, Cristo senza averlo concepito chi fa tante opere, anche buone, ma che non vengono dal cuore, da amore per Dio e da retta intenzione, ma piuttosto dall’abitudine, dall’ipocrisia, dalla ricerca della propria gloria e del proprio interesse, o semplicemente dalla soddisfazione che dà il fare. Insomma, chi ha le opere, ma non ha la fede.
“Siamo madri di Cristo quando lo portiamo nel cuore e nel corpo nostro per mezzo del divino amore e della pura e sincera coscienza; lo generiamo attraverso le opere sante, che devono risplendere agli altri in esempio… Oh, come è santo e come è caro, piacevole, umile, pacifico, dolce, amabile e desiderabile sopra ogni cosa, avere un tale fratello e un tale figlio, il Signore Nostro Gesù Cristo! (San Francesco d’Assisi)”
La predica di Padre Cantalamessa si conclude con una preghiera della liturgia bizantina dei Vespri della vigilia di Natale:
Che cosa possiamo offrirti in dono, o Cristo nostro Dio, per essere apparso sulla terra assumendo la nostra stessa umanità? Ognuna delle creature plasmate dalle tue mani ti offre qualcosa per renderti grazie: gli angeli ti offrono il loro canto, i cieli la stella, i magi i loro doni, i pastori il loro stupore, la terra una grotta, il deserto una mangiatoia. Ma noi ti offriamo una Madre vergine!
Credit: Vatican News
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