Dino Frambati – Genova per Vaticannews.va
Genova, “mia novella sposa”. Ed ancora: “grazie a Dio, al Papa, alla mia famiglia ed agli amici”. Si è presentato così al popolo dei fedeli sotto la Lanterna, il frate venuto da Padova, nuovo arcivescovo di Genova, città di grande risorse ma anche mille problemi. Lo accoglie la gente genovese con grandi speranze.
Padre Marco Tasca vince subito ogni pur minimo dubbio e mostra tutta la sua capacità francescana, subito dopo la l’ordinazione episcopale e conseguente ingresso in Diocesi e prima dell’omelia, con la full immersion tra la gente che assiste alla cerimonia, passando tra tante persone con la mano benedicente. “Il mio grazie commosso e sentito va anzitutto a Dio – scandisce l’arcivescovo – per il dono della vita e della vocazione alla vita religiosa e sacerdotale, che, per mezzo dell’effusione di grazia appena ricevuta, giunge oggi alla sua pienezza. Sento chiaramente che, nella mia vita, il Fedele è stato e rimane Lui: mi ha accompagnato e sostenuto con la forza dello Spirito nei momenti di gioia e in quelli di prova”. Grazie al Papa, afferma, “per la fiducia che ha riposto in me mandandomi a voi come vescovo”. Ringrazia poi il predecessore, il cardinale Angelo Bagnasco, cui va un grande e lungo applauso della gente raccolta in piazza della Vittoria, la più grande d’Europa e dove tre Papi, in visita a Genova, celebrarono messa. “Desidero esprimere la mia gratitudine all’arcivescovo Angelo, che mediante l’imposizione delle mani e la preghiera mi ha unito al collegio apostolico”, dice il frate arcivescovo e, quasi ad indicare già una linea pastorale, sottolinea: “da lui ricevo il testimone della guida di questa porzione di popolo di Dio: la tradizione che da questo momento ci lega anche sacramentalmente sia segno di una comunione nel servizio alla Chiesa genovese, che continuerà nel tempo, pur nelle mutate forme”.
Padre Marco sente molto l’amicizia, come quando, terminata la cerimonia, viene circondato dal suo popolo, nuovo ed antico, genovese e veneto che, sfidando code e blocchi autostradali attorno al capoluogo ligure, è sceso in massa con parenti ed amici dal Nord Est dell’Italia, sulle rive del Mar Ligure. “Ringrazio commosso la mia famiglia di origine – echeggia la voce ferma e chiara, pur velata dall’emozione di monsignor Tasca – mio padre Antonio e mia madre Santa, che già godono della luce della presenza del Signore; i miei 8 fratelli: quelli che già sono in Cielo, quelli qui presenti e quelli che, non potendo accompagnarci fisicamente a motivo della malattia, sono con noi attraverso la preghiera. In questa famiglia il buon Dio mi ha fatto nascere non solo alla vita della carne, ma a quella dello Spirito, nella comunità cristiana di Sant’Angelo, che ho sempre portato nel cuore. L’educazione cristiana ricevuta in famiglia e in parrocchia, semplice ma solida” nella sua essenzialità, è stata e resta per me un punto di riferimento costante.
Padre Tasca definisce “famiglia di elezione” l’Ordine dei Frati Minori Conventuali, presente a Genova per l’occasione con il Ministro Generale e confratelli di molte parti del mondo. “Dei miei 63 anni – racconta – ben 53 sono trascorsi in fraternità: capite che devo tutto a questa famiglia! Prego Dio che si realizzi l’augurio che ho ricevuto in questi giorni, di non essere semplicemente un francescano vescovo, ma un vescovo francescano!” Grazie agli amici, infine: “chi mi conosce sa che per me l’amicizia è un valore fondamentale”.
Momento magico l’omelia del neo pastore della Chiesa di Genova, di una cerimonia durata ben oltre le due ore, ma sempre coinvolgente e che rappresenta il momento di passaggio dall’era del cardinale Bagnasco, 14 anni di amore per la città e presenza efficace e incisiva nei momenti difficili. Soprattutto ultimamente, “in primis” con la tragedia di ponte Morandi. Bagnasco ha salutato la città, dove era ricordato dal suo ingresso a capo della Diocesi con affetto, come don Angelo, vicario di una parrocchia del quartiere residenziale di Albaro e dove è tornato diventandovi cardinale, presiedendo la Cei e dopo essere stato a capo del Cappellani militari italiani. Nella sua omelia ha definito la giornata “di grande gioia”. Dio e la funzione del vescovo i motivi conduttori delle sue parole dove al centro c’è Gesù, “via, verità e vita”. E al successore assicura che Genova “accoglie il suo Pastore con cuore aperto, capace di spalancare le braccia a chiunque le vuole bene nella verità. Città concreta e laboriosa, è pronta a partecipare, attraverso mille rivoli, a ciò che è grande e merita impegno e sacrificio. Come ricorda San Paolo ai Romani, i mille rivoli non disperdono, ma esprimono la ricchezza organica della comunità stretta attorno a “chi presiede. Il Vescovo vive in quella unità d’intenti che non afferma se stesso, ma serve l’unico corpo in Cristo. Nella carità, che prova e invera la fede, Genova ha una ricca storia che si ramifica per ogni dove senza rumori, con la concretezza operosa che annuncia Dio che è Padre vicino e provvido”. “Ci stringiamo attorno al nuovo Pastore con affetto, e gli diciamo: vogliamo vedere il Padre”.
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