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Pakistan. Mons. Coutts: cristiani, cittadini discriminati

Ieri sera a Roma, nella Basilica di Santa Maria sopra Minerva, è stata celebrata la Messa in preparazione alla Pasqua per i parlamentari italiani. Il rito è stato presieduto per la prima volta da mons. Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale pachistana, che ha richiamato l’attenzione dei politici presenti alla drammatica situazione che vivono i cristiani nel suo Paese, spesso vittime di ingiustizie e discriminazioni. Ascoltiamo le sue parole al microfono di Marina Tomarro:

R. – In general, according to our Constitution…
In generale, secondo la nostra Costituzione, noi abbiamo la libertà religiosa. L’unica restrizione è che il capo di Stato, il primo ministro e il presidente non possono non essere musulmani, perché noi siamo ufficialmente uno Stato islamico. Abbiamo avuto il regime militare di Zia-ul-Haq, che ha governato per 11 anni, che ha cercato di islamizzare ogni cosa introducendo alcune leggi islamiche, tra cui la legge sulla blasfemia, fonte di grande preoccupazione per noi. Molte persone sono state uccise a causa di questa legge. La legge dice che se qualcuno menziona il nome di Maometto esprimendosi contro di lui, attraverso parole, rappresentazioni o in qualsiasi altra maniera, la punizione sarà la morte. Un’altra legge come questa dice che se tu offendi il Corano, puoi essere messo in prigione a vita. Ora, i cristiani non parlano contro Maometto e non offendono il Libro sacro ai musulmani, ma questa legge può essere usata in modo sbagliato molto facilmente ed è stata usata in modo sbagliato. E’ molto facile accusare falsamente qualcuno. Qual è il pericolo? Che subentrino le emozioni e che prima di indagare e poi agire o prima che la persona possa dimostrare di essere innocente, molti vengono linciati o uccisi dalle folle. Quindi, stiamo combattendo da anni ormai per cercare di modificare questa legge o per avere una qualche sicurezza. Ma è una questione talmente emozionale che i gruppi fanatici non vogliono toccare la legge. Dicono: “No, questa deve difendere l’onore del nostro profeta e del Sacro Libro”. E questo ci sta causando molta sofferenza.

D. – Come sono trattati i cristiani dalla società?

R. – In general, living in a islamic society…
In genere, vivendo in una società islamica, sperimentiamo molta discriminazione, specialmente riguardo al lavoro e le promozioni sul lavoro e cose del genere. Un’altra cosa è il concetto islamico – che non fa parte ufficialmente del governo, ma che è nella mente di molti musulmani – che un non musulmano che vive in un Paese musulmano sia in qualche modo da meno e non sia uguale ai musulmani. E c’è una parola araba con cui viene chiamata questa persona: “dhimmi”. Quindi l’idea che tu non sia uguale a noi né politicamente né socialmente.

D. – Qual è il ruolo del governo? Come considera queste discriminazioni? Il governo potrebbe fare di più, secondo lei?

R. – Yes, yes the positive side…
Sì, sì, il lato positivo è che noi siamo liberi di protestare e protestiamo molte volte. Ora la nostra Commissione Giustizia e Pace e la Conferenza episcopale stanno lavorando molto fortemente. Il libro di testo usato dal governo, insegnato nelle scuole, non mostra alle nuove generazioni come vivere insieme ad altre religioni, come rispettare gli altri. Ci sono molte cose negative. Ma c’è un risultato in questo: il governo se ne è accorto. Stiamo aspettando la pubblicazione di un nuovo libro di testo. Ma, come ho detto, lavoriamo insieme alla Commissione per i diritti umani del Pakistan, un grande ente indipendente, dove quasi tutti sono musulmani e dove ci sono molte brave persone.

D. – E le donne hanno uno spazio nella vita pubblica del Paese?

R. – One of the bravest person in Pakistan…
Una delle persone più coraggiose in Pakistan è una donna, avvocato, Asma Jahangir, che è stata minacciata. E’ stata presidente della Commissione dei diritti umani ed ha parlato proprio a proposito dell’uso sbagliato della legge sulla blasfemia. Abbiamo anche una parlamentare, Sherry Rehman, un’altra donna, minacciata perché voleva introdurre un progetto di legge in Parlamento che abolisse la legge sulla blasfemia. Ha dovuto lasciare il Paese ed ora è tornata. Ci sono quindi molte brave persone. Noi dobbiamo aiutarli e lavorare insieme come cittadini pachistani, non solo come cristiani, perché queste leggi sono pericolose anche per i musulmani.

Fonte. Radio Vaticana

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