«Sulla croce il Signore ha le braccia spalancate. E nessuno può essere escluso da quell’abbraccio». Il cardinale Gualtiero Bassetti pensava agli ultimi istanti di vita di Cristo mentre apriva le porte del palazzo arcivescovile di Perugia ai senzatetto che una sera tardi, prigionieri del gelo, si erano ritrovati sotto le sue finestre e lo attendevano che rientrasse per chiedergli un aiuto.
Un drappello di quel popolo “dimenticato” formato da clochard, poveri, irregolari, tossicodipendenti, alcolizzati senza famiglia, persino piccoli spacciatori, che di giorno vagano per il capoluogo umbro e di notte si arrangiano in qualche riparo di fortuna.
Complice la chiusura del dormitorio pubblico e la ristrutturazione di altri ricoveri, hanno bussato al portone dell’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve. Che li ha accolti nella sua “casa” mettendo a disposizione la sala San Francesco dell’arcivescovado. «Quando ci troviamo dinanzi a persone che dormono per strada con temperature ben al di sotto dello zero – racconta Bassetti –, come credenti, ma vale per ogni uomo di buona volontà, dobbiamo tradurre in pratica la parabola del Buon Samaritano. Si tratta di soccorrere il fratello che sta soffrendo. E tutti siamo chiamati a rimboccarci le maniche in mezzo a un’emergenza, rinunciando anche a qualcosa». Magari non facendosi frenare da storie personali complesse o da piccoli problemi con la giustizia. «La carità – ricorda il cardinale – non si ferma davanti ad alcuna miseria». Quindi con il sorriso sul volto cita un suo illustre predecessore alla guida della Chiesa perugina: il cardinale Gioacchino Pecci, poi papa Leone XIII. «Non voglio essere nelle condizioni in cui qui si trovò, più di un secolo e mezzo fa, il cardinale Pecci con un anziano, soprannominato “Uccellino”, rinvenuto morto di freddo in una viuzza della città. Il porporato disse: “Basta!”. E fece sorgere la realtà diocesana di Fontenuovo, oggi residenza protetta per anziani».
È quanto l’arcivescovo ha detto anche incontrando nell’episcopio sessanta membri delle associazioni di volontariato – non solo d’ispirazione cristiana – che hanno risposto al suo appello di mobilitarsi per chi vive ai margini nonostante l’impegno accanto alle popolazioni terremotate del Centro Italia. Ne è scaturita una gara di solidarietà oltre ogni etichetta e appartenenza che da due settimane consente a quaranta disagiati del centro storico di avere un tetto, un letto e un pasto caldo ogni notte. Prima nel palazzo del cardinale. Poi nel complesso dell’antica chiesa di San Giovannino, sede dell’associazione culturale “Beata Colomba da Rieti”, dove sono state sistemate brandine e coperte. «È un’esperienza che ci ha arricchito e ci vede uniti in quest’opera di assistenza – commentano i volontari che vegliano sugli ospiti –, quando non poche volte andiamo in ordine sparso». A loro l’arcivescovo ha voluto dire il suo grazie in occasione della festa del patrono, san Costanzo, elogiando «l’anima vera, operosa e solidale» di Perugia ed evidenziando che «la nostra è una terra di generosità verso il prossimo». L’assessore alle politiche sociali del Comune, Edi Cicchi, ha assicurato la disponibilità dell’amministrazione locale a studiare soluzioni. «Papa Francesco ha più volte rimarcato che è inaccettabile scartare le persone – conclude Bassetti –. Una città civile e una Chiesa attenta non possono voltarsi dall’altra parte di fronte agli “scarti della storia”. E ritengo che sia il Signore a donarci la possibilità di fare del bene mettendoci davanti queste situazioni».
Fonte www.avvenire.it/Giacomo Gambassi