Paolo Brosio: «Se oggi sono rinato lo devo alla Madonna». Ecco una delle prime interviste del noto giornalista dopo la conversione.
.
E’ interessante rileggerla e capire come a Medjugorje avvengano continuamente questa nuove chiamate alla vita cristiana!
«Ho provato un dolore infinito che mi ha fatto conoscere il messaggio di Gesù. Lui mi ha dato due sberle in faccia che hanno innescato un percorso di cambiamento irreversibile. La mia vita era entrata in un buco nero, non mi piaceva più». Paolo Brosio alterna euforia e momenti down, distillando entusiasmi. Gli stessi di chi ha ricevuto una chiamata alla quale era impossibile non rispondere. Pesa ogni parola e spesso la sua voce è rotta da un pianto che prova – inutilmente – a soffocare. Scordatevi il jolly, l’uomo di spettacolo dal sorriso formato tv. Quello che il cronista ha davanti è un uomo nuovo, provato e con molte crepe nel cuore.
Brosio, che cosa le è successo?
«Ho imparato tante cose, e dopo un viaggio a Medjugorje ho conosciuto Gospa, la Madonna, in croato. Non la lascerò mai più».
Tutto improvvisamente?
«Ad agosto mi sono guardato allo specchio e non mi piacevo. Due dolori infiniti e ravvicinati, la morte di mio padre, portato via in un mese da un tumore mentre ero in giro a fare tv, e la separazione da mia moglie, mi avevano annientato».
Impossibile recuperare quel rapporto?
«No, ci ho provato mille, mille e mille volte. Ma ormai tutto era deteriorato, anche tra le famiglie, ed è finita in un modo abbastanza violento. Una ferita incredibile, perché su di lei avevo investito tanto, c’era un progetto di vita. E per me era il secondo matrimonio».
Chi ha avuto più responsabilità?
«Nel merito delle cose non voglio entrare. Posso dire che io non ho fatto altro che lavorare, in questi anni. Sempre, troppo e ovunque».
Come ha fatto a uscirne?
«Ho avuto accanto il mio parroco, don Piero, e padre Joy, a Forte dei Marmi. Mi sono guardato dentro per quattro mesi e a dicembre ho preso quel volo per Medjugorje. Un’illuminazione. Là ho sentito, ovunque, viva la presenza della Vergine. Che ora cammina, con Gesù, accanto a me. Non è facile essere all’altezza, ma ci provo».
È stato difficile?
«Tanto… Tanto difficile».
Era credente?
«Cattolico, ma non praticante. Ho fatto il chierichetto da bambino, prima non pregavo mai e sarò andato in chiesa tre volte in vita mia».
Che cosa non le piaceva più della sua vita?
«Dopo la fine con mia moglie Gretel, avevo risposto con il classico “chiodo scaccia chiodo”. Per me è facile conoscere persone, sono un personaggio pubblico, “Paolino” il simpatico. Ero a un bivio: o una strada, o l’altra. Ho trovato il Signore».
E ora?
«Essendo noto, sento anche la responsabilità di essere un esempio per qualcuno. Queste cose le racconto per la prima volta: quel dolore non poteva essermi piovuto addosso invano. Tanto che sto organizzando un altro viaggio là».
Ancora Medjugorje?
«Vorrei che fosse a maggio, nel mese mariano, quello dedicato alla Madonna. Mi piacerebbe mettere assieme un charter di pellegrini coinvolgendo anche imprenditori della Versilia. Il prezzo del biglietto sarà maggiorato per poter costruire, con la differenza, una casa di accoglienza per bambini».
Aveva già fatto beneficenza, prima d’ora?
«In questi anni con Manuela Ronchi della mia associazione, “Olimpiadi del cuore”, abbiamo raccolto 800 mila euro. Ora lo faccio con lo spirito di Cristo. Chi vuole partecipare al pellegrinaggio, contatti lo 02-481.81.23».
È stato anche a Lourdes, Loreto, Fatima?
«No, e neppure a Guadalupe o in Kenya. Ma la differenza rispetto a Medjugorje è che la Vergine si trova lì, si sente ovunque la sua presenza, e alla fine mi ha fatto uscire l’Ave Maria dalla bocca».
di Franco Bagnasco