Festeggerebbe i suoi 61 anni oggi, ma il condizionale è d’obbligo. Perché di Padre Paolo Dall’Oglio, rapito nella notte tra il 28 e il 29 luglio del 2013, non si hanno notizie certe dalla sua scomparsa, né si sa se oggi sia ancora sotto sequestro o se invece abbia perso la vita durante la sua detenzione.
Un lunghissimo black out informativo, quello sul suo conto. Interrotto nel corso di questi oltre due anni da una serie di falsi allarmi. Segnali di speranza, come la notizia diffusa il 10 giugno 2014 dall’agenzia di stampa Aki- Adnkronos, che – citando fonti mediorientali – aveva indicato che il religioso fosse ancora vivo e che una delegazione italiana aveva avuto modo di incontrarlo nel mese di maggio. Indiscrezioni però sempre prese con molta cautela dalla famiglia e dalla Farnesina, che ha negato l’esistenza di questi contatti.
Romano di nascita, Dall’Oglio ha trascorso oltre 30 anni della propria vita in Siria, impegnandosi per la costruzione del dialogo tra la comunità musulmana e quella cristiana. È stato creatore e animatore della comunità comunità di Deir Mar Musa, punto di riferimento del dialogo interrelgioso che inizialmente aveva ricevuto anche la benedizione del presidente Bashar Al Assad.
Con lo scoppio della guerra civile, Padre Dall’Oglio aveva però cominciato a criticare la dura repressione adottata dal governo nei confronti dei ribelli. Un’ostilità che aveva dovuto pagare con l’espulsione dal Paese, nel 2012. Dall’Oglio si era quindi spostato a Sulaymanya, nel Kurdistan iracheno. Nonostante l’allontanamento, il gesuita era comunque riuscito a tornare nei territori controllati dai ribelli, nel nord del Paese. Lì, nei dintorni di Raqqa, nell’estate del 2013 sarebbe infine stato catturato.
Molti gli appelli lanciati per la liberazione del gesuita. L’ultimo, il 26 luglio scorso, quello di Papa Francesco, che aveva rivolto un accorato e pressante appello per la liberazione di questo stimato religioso”. Pochi giorni prima della sua scomparsa,Dall’Oglio aveva anche pubblicato un post sull’Huffington Post dal titolo “Un libro per capire la Siria”, una recensione di un testo in uscita , arricchita da un racconto di una serata trascorsa nella città turca di Gaziantep, nel sud della Turchia, dove avevano trovato rifugio molti esuli siriani.
Redazione Papaboys (Fonte www.huffingtonpost.it)
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