Categorie: Sancta Sedes

Papa ai Nobel tunisini: avete costruito la pace come artigiani

Siete degli “artefici di pace”, il vostro è un lavoro “fatto con le mani e con il cuore”. Sono alcuni degli apprezzamenti che il Papa ha rivolto al Quartetto per il Dialogo in Tunisia, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2015:si tratta di Mohamed Fadhel Mahfoudh, Abdessatar Ben Moussa, Wided Bouchamaoui e Houcine Abbassi . Francesco si  è intrattenuto con i primi due, presenti oggi in Vaticano con due accompagnatori, per circa 15 minuti. 

Da parte loro, i due membri del Quartetto tunisino hanno ringraziato il Papa per averli ricevuti, ribadendo l’importanza del lavoro svolto dal Pontefice, “vero uomo di pace”, perché essa possa affermarsi ovunque. Al momento dello scambio di doni, Francesco ha donato al Quartetto la medaglia del Pontificato e una copia dell’Enciclica “Laudato si’” in lingua francese, ricevendo a sua volta un volume di storia forense e un quadro raffigurante il Mahatma Gandhi, anch’egli grande figura di pace nel mondo.

La delegazione ha poi partecipato a un incontro al Consiglio nazionale forense a Roma, organizzato con l’Alto Patronato del presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella. Il servizio di Michele Raviart

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Tra poco più di un mese, i rappresentanti del Quartetto per il Dialogo in Tunisia riceveranno ad Oslo il Premio Nobel per la Pace. Sindacalisti, imprenditori, avvocati e attivisti per i diritti umani che con la loro opera di mediazione hanno permesso la transizione democratica in Tunisia, dopo la caduta del presidente Ben Ali. Ascoltiamo Abdellaziz Essid, membro del Consiglio dell’Ordine degli avvocati tunisino:

“Ci sentiamo molto onorati da questo Premio, ma consideriamo che non è il punto d’arrivo in sé: per noi, è solo un incoraggiamento per andare avanti con questo programma di dialogo nazionale. Ogni volta che c’è un problema, una crisi politica o altro, noi ci sediamo intorno a un tavolo e discutiamo con una sola regola: andare avanti con gli accordi, mai prendere la strada della violenza o mai dare la possibilità al terrorismo di colpirci”.

La disperazione di un giovane tunisino che si diede fuoco davanti al governatorato di Sidi Bouzid nel 2010 diede inizio all’esperienza delle “primavere arabe”. Manifestazioni contro i regimi per rivendicare un maggiore spazio politico, che in alcuni Paesi, come la Siria, hanno portato alla guerra civile. In Tunisia, rimane ancora lo spirito originario delle proteste, come spiega Mohamed Fadhel Mahfoud, presidente dell’Ordine degli avvocati tunisino.

“La Tunisie a réussie en ce qu’on appelle un processus de transition démocratique sur le plan…
La Tunisia è riuscita ad avviare un processo di transizione democratica sul piano politico, che è riuscito e ed è stato coronato da elezioni legislative e presidenziali che si sono svolte nella trasparenza e nella legalità. Sono state elezioni libere e anche indipendenti, che hanno espresso la volontà del popolo. La società civile ha una credibilità storica in Tunisia, ed è proprio questa credibilità che fa sì che noi pensiamo che questo Quartetto possa essere la coscienza del popolo e per questo la nostra voce è ascoltata da tutto il popolo tunisino e che tutto il popolo si unisce al nostro appello. E anche la classe politica si unisce a questo nostro appello”.

Il percorso che ha portato all’approvazione della Costituzione del 2014, la prima nella storia tunisina a non essere imposta dall’alto, non è stato privo di ostacoli, soprattutto per le tensioni tra i partiti islamisti vicini ai Fratelli musulmani e quelli laici. Abdessattar Ben Moussa, presidente della Lega tunisina per la difesa dei diritti dell’uomo:

“Oui, au debut on avait des difficultées, mai grace aux efforts du quartet des quatre…
Sì, all’inizio abbiamo avuto delle difficoltà, ma grazie all’impegno del Quartetto delle quattro organizzazioni nazionali, abbiamo potuto garantire le libertà e i diritti nella loro globalità e universalità. Quindi, la nostra Costituzione attuale risponde ai parametri internazionali”.

Un modello di conciliazione di successo, quindi, che ha attirato le mire del terrorismo islamico internazionale, come dimostrano i tragici attentati al museo del Bardo a Tunisi e alla spiaggia di Sousse. Episodi che hanno creato un clima di insicurezza e che hanno affossato il turismo, principale fonte di reddito nel Paese. Mohammed Ben Cheikh, primo consigliere dell’Unione tunisina dell’industra, del commercio e dell’artigianato.

“Attualmente, la situazione in Tunisia è abbastanza stabile e molto positiva. Abbiamo migliorato moltissimo la sicurezza e il governo e anche tutto il popolo tunisino si stanno rimettendo a lavorare. La situazione è in una fase rivolta alla stabilità definitiva, con una nuova democrazia, un nuovo parlamento e nuove regole che sono le regole della democrazia. I problemi maggiori oggi sono i problemi economici: speriamo che la prossima estate torni l’attività turistica in Tunisia”.

Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)

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