Alle ore 12 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, ha luogo la Commemorazione del 65° anniversario dell’ordinazione sacerdotale del Papa emerito Benedetto XVI, alla sua presenza.
Pubblichiamo di seguito il discorso che il Santo Padre Francesco ha rivolto al Papa emerito nel corso dell’incontro augurale:
Santità,
oggi festeggiamo la storia di una chiamata iniziata sessantacinque anni fa con la Sua Ordinazione sacerdotale avvenuta nella Cattedrale di Freising il 29 giugno 1951. Ma quale è la nota di fondo che percorre questa lunga storia e che da quel primo inizio sino a oggi la domina sempre più?
In una delle tante belle pagine che Lei dedica al sacerdozio sottolinea come, nell’ora della chiamata definitiva di Simone, Gesù, guardandolo, in fondo gli chiede una cosa sola: “Mi ami?”. Quanto è bello e vero questo! Perché è qui, Lei ci dice, è in quel “mi ami” che il Signore fonda il pascere, perché solo se c’è l’amore per il Signore Lui può pascere attraverso di noi: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo” (Gv 21, 15-19). È questa la nota che domina una vita intera spesa al servizio sacerdotale e della vera teologia che Lei non a caso ha definito come “la ricerca dell’amato”; è questo che Lei ha sempre testimoniato e testimonia ancora oggi: che la cosa decisiva nelle nostre giornate — di sole o di pioggia —, quella solo con la quale viene anche tutto il resto, è che il Signore sia veramente presente, che lo desideriamo, che interiormente siamo vicini a lui, che lo amiamo, che davvero crediamo profondamente in lui e credendo lo amiamo veramente. È questo amare che veramente ci riempie il cuore, questo credere è quello che ci fa camminare sicuri e tranquilli sulle acque, anche in mezzo alla tempesta, proprio come accadde a Pietro; questo amare e questo credere è quello che ci permette di guardare al futuro non con paura o nostalgia, ma con letizia, anche negli anni ormai avanzati della nostra vita.
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E così, proprio vivendo e testimoniando oggi in modo tanto intenso e luminoso quest’unica cosa veramente decisiva — avere lo sguardo e il cuore rivolto a Dio — Lei, Santità, continua a servire la Chiesa, non smette di contribuire veramente con vigore e sapienza alla sua crescita; e lo fa da quel piccolo Monastero Mater Ecclesiae in Vaticano che si rivela in tal modo essere tutt’altro che uno di quegli angolini dimenticati nei quali la cultura dello scarto di oggi tende a relegare le persone quando, con l’età, le loro forze vengono meno. È tutto il contrario; e questo permetta che lo dica con forza il Suo Successore che ha scelto di chiamarsi Francesco! Perché il cammino spirituale di San Francesco iniziò a San Damiano, ma il vero luogo amato, il cuore pulsante dell’Ordine, lì dove lo fondò e dove infine rese la sua vita a Dio fu la Porziuncola, la “piccola porzione”, l’angolino presso la Madre della Chiesa; presso Maria che, per la sua fede così salda e per il suo vivere così interamente dell’amore e nell’amore con il Signore, tutte le generazioni chiameranno beata. Così, la Provvidenza ha voluto che Lei, caro Confratello, giungesse in un luogo per così dire propriamente “francescano” dal quale promana una tranquillità, una pace, una forza, una fiducia, una maturità, una fede, una dedizione e una fedeltà che mi fanno tanto bene e danno tanta forza a me ed a tutta la Chiesa. Mi permetto di aggiungere: anche un sano e gioioso umorismo.
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L’augurio con il quale desidero concludere è perciò un augurio che rivolgo a Lei e insieme a tutti noi e alla Chiesa intera: che Lei, Santità, possa continuare a sentire la mano del Dio misericordioso che La sorregge, che possa sperimentare e testimoniarci l’amore di Dio; che, con Pietro e Paolo, possa continuare a esultare di grande gioia mentre cammina verso la meta della fede (cfr. 1 Pt, 8-9, 2 Tim, 4)!
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Commemorazione del 65.mo anniversario di ordinazione sacerdotale del Papa emerito, Benedetto XVI. Indirizzo di omaggio del Card. Gerhard Müller
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Santo Padre,
è un grande onore poter partecipare a questo momento di festa che Lei ha voluto per la lieta occasione dei sessantacinque anni di ordinazione sacerdotale del Papa Emerito Benedetto XVI. Qualche settimana fa, per il Giubileo dei Sacerdoti e dei Seminaristi, Lei stesso ha messo al centro della nostra riflessione l’essenza della missione sacerdotale: lasciarsi ricreare il cuore dalla misericordia di Dio, così che noi stessi possiamo aiutare gli uomini a lasciarsi plasmare il cuore da Lui.
E citava il grande scrittore francese George Bernanos, il quale nel suo romanzo Diario di un curato di campagna, ha indicato nella “gioia” l’immenso dono che la Chiesa è chiamata ad offrire al mondo: anzitutto la gioia dell’annuncio che i nostri peccati sono già attesi dal perdono di Dio! “Annuncio” e “gioia” sono parole che stanno al cuore del Vangelo, e sono anche due note proprie tanto del Suo Magistero, quanto di quello del Suo Predecessore.
Caro Papa Emerito,
per lunghi anni Lei ci ha richiamato – sia con le parole che con la vita – che questa “gioia” proviene anzitutto dal fiducioso abbandonarsi a quel misterioso e buon Disegno che Gesù Risorto vuole portare a compimento in ciascuno di noi. La gioia del Vangelo è anzitutto Sua, è dono del Signore, e proviene dal Suo Cuore, che ha avuto pietà del nostro niente e ci ama, cioè ci ricrea, con un Amore eterno.
Proprio a questo Amore fa diretto riferimento il titolo del libro, in edizione plurilingue, (oggi sono disponibili 5 traduzioni) che abbiamo l’onore di offrirLe in questa lieta ricorrenza: Die Liebe Gottes Lehren und Lernen – Insegnare e imparare l’Amore di Dio. In fondo, qui è detto tutto: siamo chiamati ad insegnare ciò che a nostra volta abbiamo appreso dall’Amore di Dio.
A questo Amore Lei fu consegnato sessantacinque anni fa mediante il sigillo sacerdotale, insieme col Suo fratello Georg, nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo. Come ha detto Sant’Ireneo, che oggi commemoriamo, i due principi degli Apostoli sono il fondamento apostolico della Chiesa Romana. Questa Festa dei due Apostoli già prefigurava, per così dire, i tratti essenziali della Sua missione: annunciare la Parola di Dio (Paolo) e confermare i fratelli nella Fede (Pietro). Il tempo ha poi rivelato in modo mirabile ciò che in quell’inizio era misteriosamente precontenuto.
Caro Papa Emerito, siamo grati di aver potuto seguire per lunghi anni, insieme a Lei, ciò che il Signore andava realizzando attraverso la Sua azione sacerdotale. Ora chiediamo, con tutto il cuore, che Lui possa portare a compimento ciò che ha operato in Lei e che, fra noi, ha già portato così abbondante frutto. Grazie ancora, di tutto, Santità, e grazie di cuore.
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a cura di Francesco Rossi per la Redazione Papaboys