A Bologna, dopo l’incontro con i migranti, Papa Francesco raggiungerà Piazza Maggiore, il cuore della città, dove incontrerà il mondo del lavoro, con i disoccupati, gli imprenditori, i sindacati e i lavoratori delle cooperative. In Piazza ci saranno anche i familiari delle vittime delle stragi di Bologna e del Dc9 a Ustica.
Sulla situazione dei lavoratori e dell’economia bolognese, abbiamo raccolto la testimonianza del presidente provinciale delle Acli, Filippo Diaco:
R. – Ci saranno tanti giovani sicuramente. Le Acli di Bologna saranno lì in piazza con tanti giovani precari che vengono dall’esperienza del Servizio Civile. E saranno lì per ascoltare il Papa. Ma ci saranno anche tante persone che hanno perso il posto di lavoro e anche i lavoratori. Ci saranno tantissime persone lì in piazza per ascoltare il Santo Padre. Oltre ai lavoratori, sono stati invitati anche i familiari delle vittime della strage di Bologna e di Ustica, anche perché, dopo tanti anni di silenzio, il Santo Padre vorrà incontrare anche loro. Credo che questo sia un segnale importante per la città di Bologna. Dopo tanti anni non sono stati mai ascoltati; e quindi questo significa che, almeno da parte della Chiesa, c’è una vicinanza ai familiari.
D. – Comi vi siete preparati come lavoratori cattolici a questo incontro?
R. – I lavoratori cattolici hanno avviato un percorso già da qualche mese. Ci siamo confrontati con molte associazioni del mondo cattolico e siamo usciti con alcuni punti. È un appello che abbiamo rivolto alla città ma è anche un appello che in qualche modo vuole essere per l’arrivo del Santo Padre. In questo documento abbiamo inserito alcuni temi, come quello della fiscalità, della famiglia, del lavoro, della casa, dell’immigrazione, che è un tema molto vicino al Santo Padre, e quello della legalità. Questo documento vuole anche risvegliare un po’ le anime. Risvegliare le anime anche della politica: spesso la politica è lontana dai cittadini. Quindi le associazioni del mondo cattolico che insieme alle altre si considerano un corpo intermedio: ovvero tra i cittadini e tra le istituzioni locali. In qualche modo vogliamo rappresentare – e lo facciamo, 365 giorni all’anno – la vicinanza ai cittadini, cercando di ascoltarli, di stare accanto a loro. E la parola Acli, e la “l” di lavoratori credo che sia un segnale importante: la “l” di lavoratori è una delle sette fedeltà che sono state affidate alle Acli. Proprio nell’ultimo incontro delle Acli con il Santo Padre nel 2015, il Papa ci ha affidato una delega: la fedeltà ai poveri.
D. – Papa Francesco ha sempre avuto una particolare vicinanza con il mondo del lavoro: quali parole vi aspettate in questa occasione?
R. – Ci aspettiamo sicuramente un richiamo alla tutela dei lavoratori. Il Santo Padre lo ha detto chiaramente sia a Cagliari che a Genova: se oggi non c’è il lavoro non c’è dignità. Quindi un sollecito deve arrivare anche dal Papa, riguardo al posto di lavoro perché il lavoro dà tutela alla famiglia, ai figli: insomma, sappiamo quanto è importante. La tutela degli ultracinquantenni. Qui, anche a Bologna tantissime aziende hanno chiuso i battenti negli ultimi anni e tantissimi ultracinquantenni oggi si ritrovano senza un posto di lavoro e sono alla ricerca continua di un lavoro per loro e per il sostegno alla famiglia. Poi, una tutela anche al lavoro femminile, la cura della famiglia. C’ è un dato importante: il 40 percento delle donne, nei primi due anni dalla nascita del figlio, abbandonano il lavoro per stare accanto alla famiglia. Chiediamo una politica forte, una politica di conciliazione perché la conciliazione deve abbattere anche i costi sociali. Il lavoro deve essere considerato con la persona al centro: questo è quello che aspettiamo dal Santo Padre.
Fonte it.radiovaticana.va/di Alessandro Di Bussolo