Antonella Palermo – Città del Vaticano per Vaticannews.va
Dopo la preghiera dell’Angelus a piazza San Pietro, Papa Francesco nuovamente lancia un appello per quanto accade in Tessa santa, all’indomani dell’attacco israeliano alla parrocchia latina della Sacra Famiglia a Gaza City che ha causato la morte di due donne, madre e figlia: Naheda e Samar.
Il Pontefice segue con apprensione il tragico evolversi del conflitto in Medio Oriente: “Continuo a ricevere da Gaza notizie molto gravi e dolorose”, afferma.
Civili inermi sono oggetto di bombardamenti e spari. E questo è avvenuto persino all’interno del complesso parrocchiale della Santa Famiglia, dove non ci sono terroristi, ma famiglie, bambini, persone malate e con disabilità, suore. Una mamma e sua figlia, la signora Nahida Khalil Anton e la figlia Samar Kamal Anton, sono state uccise e altre persone ferite dai tiratori scelti, mentre andavano in bagno… È stata danneggiata la casa delle Suore di Madre Teresa, colpito il loro generatore. Qualcuno dice: “È il terrorismo, è la guerra”. Sì, è la guerra, è il terrorismo. Per questo la Scrittura afferma che “Dio fa cessare le guerre … rompe gli archi e spezza le lance” (cfr Sal 46,9). Preghiamo il Signore per la pace.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha fatto sapere di aver partecipato a una missione congiunta delle Nazioni Unite per portare forniture sanitarie e valutare la situazione all’ospedale Al-Shifa di Gaza. Il team ha consegnato medicinali e forniture chirurgiche, attrezzature per chirurgia ortopedica, materiali e farmaci per l’anestesia all’ospedale, che “attualmente è minimamente funzionante”, ha affermato l’Oms, citato dal quotidiano Haaretz. Il pronto soccorso dell’ospedale al-Shifa, il più grande nel nord di Gaza, è “un bagno di sangue” e la struttura “ha bisogno di rianimazione”, ha avvertito l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Oms, citata dal Guardian, ha affermato che “decine di migliaia di sfollati stanno utilizzando l’edificio e i terreni dell’ospedale per ripararsi” e che c’è “una grave carenza” di acqua potabile e cibo. Le sale operatorie non funzionano a causa della mancanza di carburante, ossigeno e altre forniture, ha affermato l’organizzazione che parla di “centinaia di feriti’.
Continua il blackout delle comunicazioni telefoniche e dei servizi internet a Gaza in quello che, finora, è il periodo più prolungato dall’inizio della guerra. Le due compagnie principali della Striscia, Paltel e Jawall, hanno annunciato la fine dei servizi “a causa dell’aggressione” israeliana all’enclave palestinese lo scorso giovedì pomeriggio e da allora è scattata l’interruzione. Fonti Usa – citate dai media americani e riportate dall’Ansa – hanno sottolineato “l’estrema necessità” che il servizio sia ripristinato, anche alla luce del tentativo di Israele, hanno aggiunto, di ridurre le vittime civili.
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