Oggi anche l’appuntamento di Papa Francesco con i dipendenti della Santa Sede e del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Un appuntamento annuale per lo scambio degli auguri nei giorni precedenti il Natale. La qualità del lavoro, ricorda il Papa, si accompagna con la qualità umana delle relazioni e questo vale specialmente per noi
Adriana Masotti – Città del Vaticano
L’augurio di Natale ai lavoratori del Vaticano, che affollano l’Aula Paolo VI con i loro famigliari, Papa Francesco lo riassume quest’anno in una parola: sorriso. Dice che la recente visita in Thailandia gliene ha dato lo spunto, perché in quel Paese ha incontrato “una speciale gentilezza” che gli ha fatto pensare “al sorriso come espressione di amore e di affetto, tipicamente umana”. Un esempio ne è il nostro atteggiamento di fronte ad un neonato a cui siamo portati a sorridere e il cui sorriso in risposta ci dà una enorme emozione che sa di semplicità e purezza.
Questo è avvenuto in modo unico tra Maria e Giuseppe e Gesù. La Vergine e il suo sposo, con il loro amore, hanno fatto sbocciare il sorriso sulle labbra del loro bambino appena nato. Ma quando ciò è accaduto, i loro cuori sono stati riempiti di una gioia nuova, venuta dal Cielo.
Gesù, prosegue il Papa, “è il sorriso di Dio”, perché è venuto a portarci l’amore del Padre. Il suo messaggio è stato accolto da Maria e da Giuseppe che hanno riconosciuto nel suo sorriso la misericordia di Dio per loro e per tutti coloro che aspettavano il Messia.
Ecco, carissimi, nel presepe anche noi riviviamo questa esperienza: guardare il Bambino Gesù e sentire che lì Dio ci sorride, e sorride a tutti i poveri della terra, a tutti quelli che aspettano la salvezza, che sperano in un mondo più fraterno, dove non ci siano più guerre e violenze, dove ogni uomo o donna possa vivere nella sua dignità di figlio e figlia di Dio.
Quindi un riferimento al lavoro e alla vita in Vaticano. “Anche qui”, osserva, “abbiamo sempre bisogno di lasciarci rinnovare dal sorriso di Gesù” e di lasciare che la sua bontà purifichi i nostri cuori.
È vero, il lavoro è lavoro, e ci sono altri luoghi e momenti in cui ognuno si esprime in maniera più piena e più ricca; però è anche vero che nell’ambiente di lavoro passiamo buona parte delle nostre giornate, e siamo convinti che la qualità del lavoro si accompagna con la qualità umana delle relazioni, dello stile di vita. Questo vale specialmente per noi, che lavoriamo al servizio della Chiesa e nel nome di Cristo.
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Sempre abbiamo bisogno del sorriso di Dio, prosegue Francesco, sia nei momenti difficili, e “solo Lui ci può aiutare”; sia quando le cose vanno bene, per non dimenticare “gli altri che fanno fatica” e perché Lui “ci riporti al gusto della semplicità e della gratuità”. L’augurio del Papa a tutti per Natale è dunque quello di lasciarsi “stupire dal sorriso di Dio, che Gesù è venuto a portare”. Quindi conclude:
Portate questo augurio ai vostri cari a casa, specialmente ai malati e ai più anziani: che loro sentano la carezza del vostro sorriso. È una carezza. Sorridere è carezzare; carezzare con il cuore, carezzare con l’anima. E rimaniamo uniti nella preghiera.”
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