Le sofferenze dei cristiani, dei musulmani, degli yazidi e di tutti quelli che desiderano la pace in Medio Oriente
, la paura del terrorismo, la distruzione di Chiese e monumenti per mano dell’estremismo islamico: nella parole del Patriarca Mor Ignatius Aphrem II c’è il passato e anche il presente che segna la sua Chiesa:“Today, Your Holiness, the genocide continues …”
Oggi il genocidio continua, afferma, “le cosiddette primavere arabe hanno portato morte, distruzione e caos”. Ma altrettanto forte è il desiderio di riconciliazione e pace.
“The unity of the churche of Christ…”
“L’unità della Chiesa di Cristo resta la fonte di speranza più forte di tutte”: i cristiani devono lavorare insieme, aggiunge il Patriarca, per alleviare le sofferenze dell’umanità e intensificare la “comunione piena”.
E’ quella che il Papa, prendendo la parola, definisce il “santo pellegrinaggio“. Francesco cita le tappe verso la comunione tra le due Chiese, segnate in passato da Papa Paolo VI
e San Giovanni Paolo II. “Quante cose sono cambiate da quei primi incontri”, osserva, ma “la sua, Santità è ancora oggi una Chiesa di martiri”:“Quanto dolore! Quante vittime innocenti! Di fronte a tutto questo, sembra che i potenti di questo mondo siano incapaci di trovare soluzioni. Santità, preghiamo insieme per le vittime di questa efferata violenza e di tutte le situazioni di guerra presenti nel mondo”.
Martiri sono i due vescovi cristiani rapiti ad Aleppo più di due anni fa e i tanti religiosi privati di libertà che il Papa ricorda. “Chiediamo”, è il suo invito,”la grazia del perdono e della riconciliazione”:
“Questo è ciò che anima la testimonianza dei martiri. Il sangue dei martiri è seme di unità della Chiesa e strumento di edificazione del regno di Dio, che è regno di pace e di giustizia”.
In questo “momento di prova”, è l’altro invito rivolto da Francesco al Patriarca,” rafforziamo i legami di amicizia tra le Chiese Cattolica e Siro Ortodossa”. “Affrettiamo i nostri passi sul cammino comune”, “scambiamoci i tesori delle nostre tradizioni”, che tanto hanno in comune, “come doni spirituali”:
“Tenendo fisso lo sguardo al giorno in cui potremo celebrare la nostra appartenenza all’unica Chiesa di Cristo intorno allo stesso altare del Sacrificio e della lode”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: Radio Vaticana
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